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"I CPR sono buchi neri dello Stato di diritto"

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In merito all'articolo Il Cpr di Torino bloccato dal Consiglio di Stato, scritto da Nicola Rossiello [1], che ha suscitato enorme interesse e al contempo sollevato un nugolo di polemiche e riceviamo e pubblichiamo un commento di Sveva Sapino (Segretaria Metropolitana dei Giovani Democratici di Torino) e Federico Raia (Segretario dei Giovani Democratici di Torino).


Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da ASGI e Cittadinanzattiva, annullando il decreto del Ministero dell’Interno che approvava il capitolato d’appalto per la gestione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). Una decisione che segna un passaggio fondamentale nella lotta per la dignità e i diritti delle persone trattenute e che conferma quanto denunciamo da tempo: i CPR sono zone grigie di sospensione del diritto e dei diritti più fondamentali.

La sentenza riconosce l’illegittimità dell’atto ministeriale per difetto di istruttoria, sottolineando come il Ministero dell’Interno non abbia coinvolto né il Ministero della Salute né il Garante nazionale delle persone private della libertà personale, violando principi basilari di tutela sanitaria e dei diritti fondamentali.

Una sentenza che arriva pochi mesi dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato l’esistenza di un vuoto normativo grave sui CPR, richiamando il Parlamento al dovere di legiferare per garantire il rispetto dell’articolo 13 della Costituzione e dei diritti fondamentali.

“Come Giovani Democratici della Federazione Metropolitana di Torino, abbiamo sempre sostenuto che i CPR fossero buchi neri dello Stato di diritto. Le attività di sensibilizzazione della società civile, i sopralluoghi al CPR di Corso Brunelleschi dalla sua riapertura a Febbraio, le denunce pubbliche e la scelta di parlarne apertamente, non erano un abbaglio, ma un percorso fondato su una realtà che oggi la giustizia riconosce.

Abbiamo visto, ascoltato e raccontato un sistema di detenzione amministrativa che, dietro la retorica della sicurezza, nasconde un sistema inutile e dannoso, che calpesta ogni diritto e criminalizza l’immigrazione”

“La sentenza del Consiglio di Stato ci dice una cosa chiara: avevamo ragione. E se la giustizia oggi lo riconosce, domani deve essere la politica ad agire.

Ora serve un impegno parlamentare e istituzionale per cambiare direzione e riscrivere l’intero nostro diritto dell’immigrazione, a partire dal superamento della legge Bossi-Fini.

Nel frattempo occorrerà proseguire con un lavoro continuo di vigilanza e trasparenza da parte delle istituzioni locali, con visite, monitoraggi e relazioni pubbliche sulle condizioni di vita nei centri”.


Sveva Sapino e Federico Raia


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