“Fuga di mezzanotte” per Zaki
Aggiornamento: 18 lug 2023
di Menandro
Il guardiano del calvario di Zaki non ha un nome e un cognome: è la giustizia ingiusta egiziana che lo detiene in carcere dal 7 febbraio del 2020. Per lo studente egiziano, “naturalizzato” bolognese, accusato dal Tribunale antiterrorismo del Cairo di propaganda sovversiva, i giudici reiterano i giorni di galera con maggiore facilità di quanto avvenga con i contratti a tempo determinato. Una tortura psichica che si accompagna a quella fisica, secondo la denuncia dei suoi difensori. Ma lo Stato egiziano e il suo presidente Al-Sisi (cui il presidente francese Macron ha concesso la Legione d’Onore) non sono i migliori paladini dei diritti umani, secondo le ripetute denunce di Amnesty International. Come avviene del resto in tutta l’area dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo, cui l’Italia vende armi, navi da guerra, ultima, pochi giorni fa, la Fregata multimissione Fremm, per nutrire l’ego smisurato e nazionalista del Potere. Singolare coincidenza: la fregata, destinata alla Marina militare italiana, era stata varata con il nome “Emilio Bianchi”, l’incursore della X Flottiglia Mas (medaglia d’oro al valor militare) che nella notte tra il 18 e 19 dicembre del 1941, insieme al tenente di vascello Durand de La Penne, violò sul siluro (i famosi “maiali”) le difese del porto di Alessandria d’Egitto, riuscendo ad affondare la corazzata inglese Valiant. Passi di storia della Seconda guerra mondiale che difficilmente appassionerà i magistrati egiziani che accusano Zaki di aver pubblicato notizie false con l’obiettivo di destabilizzare l’ordine sociale, che in Egitto è il meglio cui può aspirare il popolo… tra repressione poliziesca, censura e controllo dell’informazione, mano libera ai servizi segreti per spianare la strada all’ingresso in carcere di chi osa contestare il governo. Ora, a Patrick Zaki che dal carcere fa sapere a tutti noi di “resistere”, si vuole regalare almeno una fuga onirica dal suo calvario. Così come l’avremmo voluta regalare, realmente, a Giulio Regeni, a cinque anni e quasi tre mesi dal suo rapimento e omicidio, sempre per mano della Repubblica Araba d’Egitto. Una “Fuga di mezzanotte”, come l’omonimo film (Midnight Express) del 1978, diretto da Alan Parker, sulle ali della meravigliosa colonna sonora di Giorgio Moroder che ottenne l’Oscar per la migliore colonna sonora musicale. La storia è quella di un altro studente, americano, che si ritrova negli anni Settanta sbattuto in galera (per traffico di hashish) in Turchia, in un Paese che in questo momento – sono parole del Presidente del Consiglio Draghi – è “governato” da un dittatore. Un altro. E come Zaki, lo studente americano si ritrova in carcere, deprivato dei suoi diritti, picchiato, brutalizzato, per ritrovarsi condannato all’ergastolo di udienza in udienza. La luce in fondo al tunnel arriva con la fuga, quando il suo guardiano cinico e sadico cade vittima di se stesso e della sua violenza. Come è giusto che sia, metaforicamente parlando, per tutto ciò che è profondamente ingiusto.
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