Forza di interposizione in Ucraina: è importante sapere di che cosa si parla
- Michele Corrado
- 30 mar
- Tempo di lettura: 2 min
di Michele Corrado

La proposta è nota e se ne discute da settimane: in Ucraina si vuole schierare una Forza di interposizione per stabilizzare gli accordi di pace che porterebbero ad una interruzione permanente del conflitto in corso. Infatti, l’Interposizione è una specifica Operazione contemplata nelle PSO (Peace Support Operations) e, da un punto di vista dottrinale, consiste in “attività di schieramento di una forza neutrale ed imparziale fra due forze contrapposte al fine di dissuaderle dall’intraprendere, dal continuare o riprendere le ostilità le une contro le altre. Può assumere la forma di una operazione pianificata accettata dalle parti in conflitto o in tensione o avere carattere di urgenza concepita per separare due o più fazioni armate”.
Questa è una definizione presa da uno dei vari nomenclatori militari, più o meno tutti molto simili nel descrivere questo tipo di operazione che sono in ogni caso inserite nelle “Non article 5” all’interno della Dottrina della Nato.
Le rules of engagement
Ad una prima lettura potrebbe essere di semplice attuazione e l’ideale per risolvere problematiche territoriali come quelle del conflitto russo-ucraino. Addentrandoci nello specifico si scoprono invece caratteristiche del tutto inaspettate. Questo tipo di operazioni sono concettualmente asservite ad un certo numero di “Roe”, Rules of engagement, che definiscono a priori le limitazioni di armi, equipaggiamenti ed attività della Forza di interposizione. In base a queste regole viene quindi sviluppato l’Ordine di Operazione che definisce l’intera missione. Di solito è una Operazione sotto egida ONU e le regole di ingaggio sono definite ed approvate in quella sede.
Tali operazioni sono state pensate, a suo tempo, per essere condotte in scenari con attori dalle limitate capacità militari o fra milizie paramilitari, non sul Teatro europeo e con protagonisti con capacità nucleari. Sono un tipo di Operazione che si avvicina molto ad un impiego di forze militari in veste di polizia internazionale ed hanno la caratteristica fondamentale che per funzionare debbono avere il completo accordo delle parti in causa e vengono quindi generate per quello specifico compito. Come ad esempio UNIFIL in Libano.
Sono Operazioni che non possono variare il profilo della missione, nel senso che il contingente viene calibrato per una specifica missione, cambiando la quale deve essere riconfigurato ed in ogni caso la Forza di Interposizione non deve avere reali capacità di ingaggiare combattimento con le parti in causa. Dovrebbero essere Operazioni temporanee, che di solito, invece, creano dipendenza, ma non risolvono i conflitti.
Operazione irrealistica
Con queste premesse, e viste le dimensioni dell’area del Teatro ucraino si comprende che parlare di questo tipo di Operazione diventa una ipotesi perlomeno irrealistica. Va poi aggiunto che, per avere credibilità (uno dei fattori cardine delle Operazioni di Interposizione), le unità componenti la Forza dovrebbero avere capacità militari nettamente superiori alle Forze contrapposte e nel caso del conflitto in oggetto, allo stato attuale, risulta difficile disporre di contingenti adeguati, sempre ricordando che uno dei contendenti è potenza nucleare. Appare quindi alquanto avventato proporre l’attuazione di questo tipo di soluzione per stabilizzare le posizioni sul terreno con questi presupposti. In altri termini, per usare una forma elegante, come hanno detto alcuni vertici militari inglesi, a proposito delle proposte di questo tipo avanzate dal Primo Ministro britannico Keir Starmer, “non sa di cosa sta parlando”.













































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