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Difesa europea: mille domande, ma pochissime risposte certe

Michele Corrado

di Michele Corrado


Parlare di una Difesa Europea che consenta agli Stati dell’Unione di disporre di un apparato militare comune, come la moneta unica, è alquanto complesso. Arrivare ad avere Forze Armate unitarie vorrebbe dire, fondamentalmente, affidare la propria sicurezza ad una organizzazione sovranazionale e contestualmente avere la capacità di operare, a livello internazionale, come gli Stati Uniti ed essere pertanto riconosciuti come una potenza globale. Molto similmente a ciò che che è accaduto con l’euro in campo monetario.

Vi sono però alcuni effetti diretti di questa scelta forse sottostimati, i singoli Stati non disporrebbero più di Forze Armate proprie, ma solo di corpi di Polizia; i componenti delle Forze di Difesa europee presterebbero giuramento sulla Bandiera europea e risponderebbero ad uno status militare non più nazionale ma d’Europa. Il Presidente della Repubblica italiana non sarebbe più il Capo delle Forze Armate nazionali perché cesserebbero di esistere. E sono solo alcuni esempi.

Cambiamenti epocali, che si fa fatica ad immaginare e questi sarebbero solo i più “apparenti”. Vi sono poi gli effetti collaterali, come la lingua da adottare in questa organizzazione: l’inglese sarebbe auspicabile, ma è parlato, in Europa, solo dagli irlandesi; gli istituti di formazione: le accademie militari nazionali e tutte le altre scuole o reparti nazionali di addestramento e preparazione verrebbero chiusi e creati nuovi ed unici istituti europei. E questi sono solo due dei molteplici effetti, per non parlare poi di effetti di contorno attualmente inconcepibili come, per i francesi lo scioglimento della Legione Straniera, o per gli spagnoli un re che non  veste la divisa.


Soluzioni di compromesso

Questo per sottolineare che in Europa è tutto enormemente più difficile da realizzare che in ogni altra regione del globo. Certo vi possono essere soluzioni di compromesso, come quella di ricalcare il modello “Nato”, con Paesi contributori ed una struttura politico-militare similare; ma la Nato è una idea americana di sicurezza creata da loro per loro e di cui sono lead-nation, con una contribuzione in truppe ed armamenti vicino al cinquanta percento dell’intera organizzazione. In Europa non esiste un tale Paese e ciò vorrebbe dire “decidere” in maniera diversa.

Vi è poi la scelta di che tipo di apparato della Difesa dotarsi. Questo è un compito esclusivamente politico che deve portare alla redazione di un documento finale che potremmo chiamare Concetto Strategico della Difesa europea. Lì verrebbe definito cosa vuole essere l’Europa e le capacità che deve avere la Difesa Europea.

Per essere più chiari, le Forze Armate di un Paese possono essere solo di tre tipi: di controllo (del territorio e della popolazione), di difesa (con capacità di condurre operazioni difensive contro un nemico sul proprio territorio), di proiezione (con capacità condurre operazioni di guerra guerreggiata al di fuori dei propri confini). Questa scelta definisce poi due aspetti fondamentali: le possibilità di svolgere una politica estera ed il costo economico dell’intero apparato. La favola che oggi gli europei spendono molto, ma esprimono capacità militari limitate, non tiene conto del fatto che i Paesi con reali significative capacità di produzione nell’industria della difesa (sia qualitativa che quantitativa), in Europa sono soltanto Francia, Germania ed Italia e che la capacità di scelta su cosa e dove investire nel settore è una libertà fondamentale per un Paese, ma incredibilmente costosa.


Strutture di vertice

Vi è poi il problema del Comando effettivo di tale sistema, nella persona di chi sul campo e da chi o da quale persona o apparato dipenda questo supremo Comandante. Sempre per definire le caratteristiche di un apparato della Difesa, bisogna comprendere che se si vuole incidere a livello internazionale, in qualsiasi settore vitale, come quello dell’energia per esempio, è necessario avere capacità di proiezione delle proprie Forze; un po’ come se una famiglia possedesse due automobili ed un scooter per i propri spostamenti e decidesse poi di acquistare un elicottero ed un Falcon per avere capacità di spostamento autonomo a medio e a lungo raggio. Ovviamente si avrebbero capacità di viaggio ben diverse, ma quante famiglie potrebbero permetterselo? Applicando questo concetto ad un apparato militare vuol dire che oltre ad avere le canoniche tre Forze Armate (Esercito, Marina. Aeronautica), che consentono di svolgere operazioni difensive sul proprio territorio se attaccato (il caso dell’Ucraina), per poter svolgere operazioni strategiche a distanza (di proiezione), si necessita di truppe avioportate (che si muovono esclusivamente per via aerea), o anfibie (che operano a terra da mezzi navali). Attualmente solo gli Stati Uniti hanno queste capacità disponendo organicamente di una Divisone di paracadutisti che può contare su tutti gli assetti aerei necessari e del Corpo dei Marines che può svolgere operazioni anfibie ovunque supportata dalla Marina. Negli Stati Uniti l’apparato della Difesa è uno stato nello stato, un concetto difficilmente comprensibile per noi europei e quindi complicato da replicare.

Quanto detto, non per scoraggiare le discussioni sull’argomento, ma per cercare di chiarire di cosa si sta parlando e delle dimensioni delle scelte che si vorranno andare a realizzare. Oltre poi a ricordare i tempi di realizzazione di questo cambiamento (venti anni?) ed il fatto fatto che una volta iniziato il processo di trasformazione sarà quasi impossibile tornare indietro. Al confronto, la transizione green potrebbe risultare una cosa semplice.

 

 


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