Detto in pochissime parole... Trump, ritorno al Piano condor?
- Indiscreto controcorrente
- 21 ore fa
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di Indiscreto controcorrente

Il presidente venezuelano Maduro, che non è un sincero democratico, anche se si è impossessato del marchio di fabbrica di difensore del popolo, ha chiesto sostegno politico e militare a Russia, Cina e Iran, nazioni che non possono a loro volta essere considerate schiettamente democratiche. Lo ha fatto per fronteggiare i propositi aggressivi nei suoi confronti, esplicitamente dichiarati, di Donald Trump, prepotente e irascibile presidente di una nazione che poggia su una Costituzione democratica. La stessa Magna carta che Trump ha ripetutamente dimostrato di considerare carta straccia, con buona pace dei padri fondatori.
Ora, Trump, al di là della sua conoscenza della dottrina Monroe, dal nome del 5° presidente degli Stati Uniti, pare seriamente intenzionato a considerare il Venezuela uno dei suoi tanti cortili di casa e, quindi, si ritiene libero di fare ciò che meglio è utile ai soli interessi americani, che il più delle volte - Gaza dixit - coincide con i suoi personali e famigliari. E il Venezuela, con le sue immense risorse naturali, si presta perfettamente ai suoi disegni mercantili.
Naturalmente, per meglio raggiungere tale proposito, ha ostentato, con l'indifferenza che lo contraddistingue, di contemplare anche l'intervento della CIA, riconosciuta urbi et orbi super-specializzata in macchinazioni all'estero, con la giustificazione di combattere i cartelli del narcotraffico. Progetti che vanno di moda e sentiti come irrinunciabili anche dall'opinione pubblica, come insegna il blitz della polizia brasiliana in una favela di Rio de Janeiro che ha provocato circa 140 morti.
Sia chiaro, la CIA non è dissimile da altri servizi segreti di grandi potenze. Essi, infatti, sono appassionatamente uniti in una catena formata da più anelli (il riferimento non è casuale e vale anche per l'Italia) che fa coincidere la sicurezza dello stato con la sospensione delle garanzie democratiche e, a propria discrezione, con la violazione del diritto internazionale. Insomma, autentici "filantropi" della libertà che difendono le libertà, anche se non sempre è chiaro a favore di chi e, soprattutto, per che cosa.
Niente di nuovo sotto il sole, come sempre. Le "attenzioni" di Trump sul Venezuela, però, riportano alla memoria l'ultimo scorcio degli anni Settanta in America Latina, quando le dittature militari di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay, diedero vita al famigerato piano Condor e decisero di fondere le proprie energie per contrastare le opposizioni ed eliminare ogni forma di dissidenza con violenze e omicidi. Un'operazione a lungo raggio coordinata dell'intelligence Usa, che già si era guadagnata benemerenze e medaglie l'11 settembre 1973 con il colpo di stato in Cile e l'eliminazione del presidente democratico Salvador Allende.
Al ritorno (sofferto) della memoria ha contribuito la recente sentenza della Corte d'Assise di Roma che ha condannato all'ergastolo Jorge Nestor Troccoli. Ex comandante della Marina uruguaiana, Troccoli è stato processato per l'omicidio di Raffaella Giuliana Filippazzi, Augustin Potenza ed Elena Quinteros, sequestrati e uccisi tra il 1976 e il 1977 nell'ambito del cosiddetto Piano Condor. Tre omicidi preceduti, e ciò fa di Troccoli un "veterano" nell'uso della tortura e dell'assassinio di Stato, dalla morte di una ventina di desaparecidos con cui si è guadagnato un altro ergastolo.
Una macchia indelebile. Raffaella Giuliana Filippazzi, Augustin Potenza, e qui il passato diventa paradigmatico di ciò che potrebbe accadere in un prossimo futuro, erano argentini, sequestrati in Uruguay, detenuti in un campo di prigionia in Paraguay e lì uccisi. Davvero una perfetta triangolazione antidemocratica.











































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