Da Assisi il cardinale Parolin ribadisce: due Stati, due Popoli
- La Porta di Vetro
- 3 giorni fa
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La pace a Gaza passa dal riconoscimento di due stati per due popoli. Monsignor Pietro Parolin non arretra sul riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Un pensiero espresso con estrema fermezza nei giorni scorsi, e ribadito oggi ad Assisi alla celebrazione eucaristica in memoria di San Carlo Acutis, che aveva provocato la reazione risentita dello Stato di Israele. Per il Segretario di Stato del Vaticano la sintesi che può garantire la pace e la convivenza civile tra ebrei e palestinesi non può che essere raggiunta se non sarà fatta giustizia per tutti i popoli".
Giustizia, pace, convivenza civile, sono le parole mescolate tra di loro, sembra suggerire il cardinale Parolin, che contribuiscono ad allontanare lo spettro della guerra e delle distruzioni operate con sistematica crudeltà dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. E non solo. Ma che indirettamente riportano alla stretta attualità la critica all’espansionismo dei coloni israeliani, spinti alla prepotenza dall'ala più radicale dell'ebraismo confessionale, che "vuole rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese".
E ciò riattualizza lucidamente la scelta del Vaticano di avere rotto ad inizio di settimana il silenzio sulla "timidezza" dell'Occidente con la lunga intervista concessa dal cardinale a Vatican News, nella quale il segretario di Stato Vaticano denunciava «la carneficina in atto» a Gaza, criticato «l’ipocrisia della comunità internazionale» e messo in discussione la liceità del continuo invio di armi. Pochi punti di dissenso dall'operato del governo Netanyahu, ma sufficienti a provocarne l'ira, attraverso l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede con l'accusa di aver stabilito una «equivalenza morale non pertinente» tra Hamas e lo Stato di Israele. Estrapolazione di comodo, se si vuole, al passaggio in cui Parolin nell'intervista afferma quanto sia evidente che "la guerra perpetrata dall’esercito israeliano per sconfiggere i miliziani di Hamas non tiene conto che ha davanti una popolazione per lo più inerme e ridotta allo stremo delle forze, in un’area disseminata di case e di palazzi rasi al suolo: basta vedere le immagini aeree per rendersi conto di che cosa sia Gaza oggi. Mi sembra altrettanto evidente che la comunità internazionale risulti purtroppo impotente e che i Paesi in grado di influire veramente fino ad oggi non l’abbiano fatto per fermare la carneficina in atto". Parole che si concludevano con l'appello alla comunità internazionale "a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”.
Ma con l'intervento di oggi ad Assisi, Parolin ha spiazzato anche coloro che vociferano su una presunta divaricazione di idee con il "moderato" Leone XIV, opposto agli eredi della vena bergogliana. In realtà il Papa ha sostenuto il suo segretario e non ha per nulla sconfessato il suo ministro degli Esteri. Non lo ha fatto quando ha denunciato la catastrofe umanitaria che si traduce in migliaia di bambini uccisi, ospedali bombardati, sfollati costretti a spostarsi continuamente in un territorio sovrappopolato, né quando ha puntato il dito sulle "vittime collaterali" che non trovano giustificazione alcuna. Alla stessa stregua, non è mancata in Parolin la denuncia dell'antisemitismo: "un cancro da combattere e da estirpare" con l'invito a distinguere tra ebrei e governo israeliano come tra palestinesi e Hamas.
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