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Migranti: proviamo a guardarli nella loro essenza umana

E domani, 13 ottobre, al Festival dell’Accoglienza organizzato dalla Pastorale Migranti della Curia torinese, si discuterà di Quale sicurezza con i Decreti Sicurezza?


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L'appuntamento è nella sede della Pastorale Migranti, in via Cottolengo, 24 bis, a partire dalle 17.45. Come si legge in una nota, "i cosiddetti Decreti Sicurezza, introdotti con l’obiettivo dichiarato di tutelare l’ordine pubblico, hanno inciso in profondità sul tessuto sociale, limitando diritti fondamentali, rafforzando dispositivi di controllo e ampliando le pratiche di trattenimento e rimpatrio. Queste misure hanno acuito la precarietà giuridica delle persone migranti, generato nuove forme di marginalità ed eroso progressivamente lo spazio democratico." All'incontro, moderato da Luca Rondi, giornalista di Altreconomia, partecipano mons. Giancarlo Perego, Presidente Fondazione Migrantes, Francesca Troise, Presidente Circoscrizione 3 Torino, Rete torinese contro tutti i CPR e Stefano Bleggi, Melting Pot Europa, aderente al Network Against Migrant Detention.

Sempre in tema di migrazioni e solidarietà, pubblichiamo il recente intervento di Livia Gay ad un dibattito che si è tenuto ad Alba dal titolo "Tra accoglienza e rifiuto".


di Livia Gay


Riflettendo sulla mia esperienza di accoglienza voglio collegare le mie osservazioni al quadro generale, che chiamo sociale, politico, culturale ed etico; il tema dell’accoglienza dello straniero visto nella cornice della mia esperienza e nello stesso tempo la mia esperienza alla luce di una prospettiva generale.

Auspico una società in cui la dialettica tra novità e tradizione sia abitudine fondante; una società che non sia solo basata sul mantenimento della tradizione e che non custodisca il passato in maniera rigida e spaventata.

Cosa vuol dire questo contatto e confronto tra novità e tradizione? Una dialettica che unisca l’attenzione all’Altro (con la A maiuscola, lo sconosciuto, il diverso) all’attenzione a sé stessi. Vuol dire essere disposti ad ampliare la conoscenza di quanto avviene fuori della propria consolidata abitudine e nello stesso tempo essere disponibili ad allargare la coscienza di sé, ovvero la consapevolezza di chi si è veramente e di quello che si vorrebbe essere.

La novità quindi vista come qualcosa con cui inevitabilmente fare i conti, qualcosa da affrontare, capire, con cui interagire senza nascondere, e nascondersi, le difficoltà. Non in maniera solo oblativa, ma accorta, attenta.

In campo sociale e politico questo vuol dire assumere come valore il fatto che lo straniero, e tutti quelli che sono diversi da uno schema standard, siano, prima di tutto, visti e considerati nella loro essenza umana e nella loro dignità, senza prescindere dalle caratteristiche che possono inquietarci. Abbiamo tutti lati fragili (o rigidi nello stesso tempo), lati sensibili di cui dobbiamo tenere conto. L’incontro con il diverso non va avvicinato in maniera trionfale, meglio pensare che probabilmente sarà necessario analizzare le difficoltà e mettere energie, pensieri ed emozioni per cercare soluzione a quello che potrebbe diventare conflitto, se affrontato con superficialità negatoria.

Una prospettiva, un ideale possiamo dire, che vuole evitare il più possibile che il conflitto diventi emarginazione, incomprensione, colonizzazione, fastidio e infine violenza.

L’idea e la pratica di “rifugio diffuso” (lo straniero accolto in famiglia), come l’esperienza nell’associazione Famiglie Accoglienti e la pratica di tutrice di minori stranieri soli…sono tutte espressioni del mio impegno nella direzione e nella prospettiva suscritta.   Sono modi di fare in cui esplico la mia cittadinanza attiva, nella direzione di una città che vorrei.  Anche la mia pratica di psichiatra “di territorio” (non psichiatria privata che, posso dire, da “salotto”) è stata illuminata da questi concetti.

Anche la mia provenienza familiare, culturale e religiosa parla di questo. Una minoranza in paese cattolico, una minoranza che ha scelto di guardare all’Europa nel tempo della Riforma, che ha subito il clima della Controriforma, che è nata dal desiderio di essere fedele ad un messaggio inclusivo (il Vangelo). Una minoranza che ha lottato per sopravvivere, è stata perseguitata e vuole essere accolta, ma non inglobata, mangiata, masticata e digerita dalla maggioranza, perdendo le proprie caratteristiche essenziali.

Così, io sono nella mia pratica ed impegno verso i minori stranieri soli, nel quadro della legge Zampa, dal nome dell’onorevole che l’ha promossa, del 2017; così, sono nella casa aperta ad accogliere chi è segnalato da persone di cui mi fido; così, sono nel partecipare ad una rete che condivide la pratica dell’impegno di comprendere e lasciarsi arricchire dal nuovo, senza per forza limitare sé stessi.

Da tre mesi accolgo in casa un giovane senegalese.  A questo tipo di convivenza sono arrivata poco per volta, attraverso alcune esperienze: la conoscenza dell’Africa non turistica, la comprensione delle mie profonde  ”pazzie” e debolezze e della “pazzia” del quartiere in cui ho lavorato.

Mi sono avvicinata a questa esperienza di accoglienza progressivamente: per periodi limitati ho accettato di accogliere in casa alcune ragazze che la Pastorale Migrante mi ha proposto. Mi è stata utile anche la comprensione della tradizione della mia famiglia e della storia della minoranza a cui appartengo.

È attraverso queste progressive esperienze che vedo ora la possibilità di convivere ed essere aiutata da un giovane straniero. Rappresento tra l’altro un nucleo familiare fuori dallo standard della famiglia classica; ormai d’altronde oltre il 50 per cento di nuclei famigliari, se non sbaglio, sono composti da un solo membro nelle grandi realtà cittadine.

Infine auspico che sempre di più persone possano lasciarsi arricchire dal nuovo, con un atteggiamento accogliente verso gli stranieri: progressivamente anche la società cambia e diventa migliore dal mio punto di vista.

In questo periodo storico in cui uno come Donald Trump (con gli americani che lo hanno votato) diventa sempre più potente, con la sua violenza verso gli stranieri, verso il fragile, l’inesatto, l’imperfetto dal suo punto di vista e quindi contro la libertà; contro quello che chiama mentalità “woke”… in questo tempo voglio con forza ribadire il contrario di tutto questo e dare un contributo in quella direzione.

 

 

 

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