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"Gli occhi sui poveri": primo documento di Leone XIV  

di Luca Rolandi


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Il primo scritto di papa Leone XIV, l’esortazione apostolica Dilexi te («Ti ho amato») sull’amore verso i poveri, è stata firmato il 4 ottobre 2025, festa di San Francesco d’Assisi, e presentato ufficialmente il 9 ottobre. Rivela in parte chi è papa Leone XIV, permette di evitare alcune interpretazione fuorvianti del suo pontificato. Più che un testo di dottrina sociale, si tratta di una presentazione di tutto il cristianesimo secondo il paradigma del povero riletto nella prospettiva della teologia dell’amore. È introdotto da un breve preambolo, nel quale il Papa ricorda la genesi del documento costruito in continuità con il magistero di Papa Francesco, soprattutto con l’enciclica Dilexit nos, ultimo grande scritto di papa scomparso il 21 aprile scorso. Come menzionato nell’introduzione, Francesco lavorava ad un’esortazione su questo tema prima della sua morte, che ora Leone XIV finisce completandolo.

Il mite, forse troppo timido e poco appariscente Papa Prevost ha espresso dunque il suo pensiero in un testo che si inserisce in modo chiaro e inequivocabile con il magistero di Francesco e riprende i fondamentali dell’annuncio cristiano: fede e carità, amore per Dio, creatore, e amore per la persona che di Dio è immagine.

La Dilexi te è dunque il programma di cristiano di ieri, di oggi e di sempre, una reale e coraggiosa  prospettiva, in cui si ribadisce che il ritorno alle fonti e al mistero di Cristo è il riassunto dell’annuncio della Parola di salvezza. Una lettura che si dispiega in una fondata coscienza del reale unita alla dimensione cristocentrica e sinodale di una chiesa in cammino con l’umanità. Nei giorni che ci approssimano al sessantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, Leone XIV parte dalla idea di una chiesa dei poveri o, meglio ancora, da una chiesa povera materialmente, ma ricca nella sua dinamica esistenziale. Tutto si lega se si pensa anche all’idea della riforma radicale dell’Istituto Bancario Vaticano (IOR), annunciata nei giorni scorsi,

I più poveri sono maestri nelle Beatitudini. Siamo invitati - dice Papa Leone - a lasciarci spostare, per vedere il mondo attraverso i loro occhi. Se non si è in questo luogo di ancoraggio, di risonanza, questo luogo vitale, esistenziale, non si può comprendere la Rivelazione. C’è un detto che dice che i poveri sono Maestri del Vangelo. Nella esperienza con gruppi di persone che vivono nella precarietà, ci colpisce sempre il fatto che, quando guardano Gesù sulla Croce, s’identificano completamente con Lui e comprendono la croce non a partire da riflessioni intellettuali, ma dalla propria esperienza. Questo effetto di attualizzazione del mistero pasquale nella vita dei più poveri è assolutamente affascinante, è il cuore di quella misteriosa saggezza che è la vita dei più poveri.

Quando dice che la povertà non è «un problema sociale», ma «una questione famigliare», quindi riguarda tutti, inoltre i poveri o la povertà che tutti condividiamo ci insegnano la precarietà dell’esistenza, la fiducia in Dio, l’aiuto reciproco. Il Papa con una simpatica espressione scrive che i poveri riescono a evangelizzarci, nel senso che ci pongono di fronte alla nostra debolezza e quindi alla necessità di cercare la salvezza della solidarietà, nell’aiuto e nel rapporto con Dio. Rispetto alla missione della Chiesa si afferma che l’amore ai poveri è garanzia evangelica di una Chiesa fedele al cuore di Dio e quindi mostra l’autenticità della fede. E ancora Leone XIV suggerisce come l’amore cristiano, che si esercita nell’attenzione alle molteplici forme di povertà che ci sono nel mondo (non solo quella economica, culturale, sanitaria, politica), esprime il nostro modo di concepire la vita e la fede. Si tratta di una lettura profonda, teologica, della povertà, come una condizione con la quale tutti abbiamo a che fare e che può veramente insegnarci a vivere.

 


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