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Buon 2024, che nulla e nessuna sconfitta ci possa scoraggiare

Aggiornamento: 1 gen


Abbiamo lasciato alle spalle un Annus horribilis, un altro anno da dimenticare, in cui le cose che dividono hanno prevalso su quelle che uniscono. Sarà per questo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha evitato di tracciare bilanci dettagliati e ha guardato con decisione al futuro nel suo messaggio di fine d'anno a reti unificate. Futuro non immediato, naturalmente, perché a nessuno, e tantomeno al Capo dello Stato, era ignoto ciò che sarebbe accaduto puntuale allo scoccare della mezzanotte, ai brindisi e alla circolazione verbale di buoni propositi. Infatti, il 2024 ha fatto come sempre il suo ingresso con il botto, anzi con i botti. Tradizione deplorevole, temuta e pericolosa, soprattutto se "a conduzione personale e familiare", che ha costretto il Corpo dei vigili del fuoco a 703 interventi nella notte "per incendi riconducibili ai festeggiamenti, con un aumento dell'8,8 per cento rispetto ai 646 dello scorso anno, molti dei quali hanno riguardato incendi di cassonetti e di alcune auto parcheggiate in strada".

A Napoli, storica capitale dei festeggiamenti fai da te, una quarantina di persone ha dovuto ricorrere ai Pronto soccorso e una donna, nel quartiere Forcella, è rimasta ferita all'addome da un proiettile vagante nell'assistere dal balcone ai giochi pirotecnici. Grave l'episodio avvenuto in provincia di Salerno: un petardo è esploso in faccia a un bambino. Il referto ospedaliero parla di trauma all'occhio con funzionalità a rischio.

Non è neppure il migliore degli inizi in Giappone, da cui arriva la notizia di un terremoto di magnitudo superiore al 7 grado della scala Richter che ha investito alle 16 ora locale (8 in Italia) l'area marittima della costa occidentale del Paese. E' allerta Tsunami. Lo è anche dalle nostre parti, anche se non sono ondate d'acque a sollevarsi contro la convivenza civile, la pace e la democrazia.

Ma, come auspica Stefano Capello nel suo corale messaggio d'augurio della Porta di Vetro, fronteggiamo con coraggio le difficoltà e non lasciamoci scoraggiare. Anche se le promesse d'inizio anno raramente sono mantenute, è necessario lottare per non farsi trascinare a fondo dalla tentazione di chiudere gli occhi sulla realtà o, peggio, di voltarsi dall'altra parte convinti che tutto in un modo o nell'altro si sistemi. Proviamo dunque a rendere questo 2024 un anno migliore di quello che si è appena salutato senza provare dispiacere alcuno.


Come canzoni stonate. Suoneranno alla porta di casa o più semplicemente t’incroceranno sulla via e ti diranno: “buon anno! Che si realizzino i tuoi sogni”. Costretti a dire buon anno perché lo impone il mondo e le circostanze, le formalità e i mille riti di gente condannata a fare festa controvoglia. Poi li guardi e provi estrema compassione di quegli sguardi incapaci di gustare l’attimo presente, a corto di quella bellissima capacità si sperare che ci fa alzare ogni mattino convinti che il bello è ancora in procinto di arrivare: perché avere paura del tempo è come pagare una morte in comode rate quotidiane. Fin quasi a correre il rischio di morire nuovi di zecca sulla soglia dell’Eternità.

Con i piedi per terra nessuno quest’anno formulerà un augurio di siffatta menzogna. Perché tutti sappiamo l’anno che c’attende tra carnevalate e promesse, menzogne e mezze verità, bugie di basso profilo e posti di lavoro sbattuti nel dimenticatoio. Un anno in cui ci sarà da rimboccarsi le maniche e turarsi le orecchie, continuare a faticare e spendersi per i grandi ideali, sopportare i pachidermi ottuagenari e incoraggiare le farfalle ventenni a non emigrare. 

“Che si realizzino i tuoi sogni”: un augurio beffa formulato da chi complica la sorte degli uomini e delle donne, da chi gioca col bene comune e irride la speranza di una comunità, da voci di raucedine e di spietato cinismo. Perché augurare un anno di tali menzogne equivale ad offendere il faticoso incedere della gente comune nell’intricato labirinto della storia.

Esistono, tuttavia e grazie a Dio, uomini di buona volontà. Le loro saranno voci che formuleranno l’augurio più bello: “buon anno! Che nessuna sconfitta ti scoraggi”. Ed è un augurio di sincerità e di passione per l’uomo: nessuna scoperta è avvenuta al primo tentativo, ma la maggior parte di esse è arrivata in calce a centinaia di tentativi andati a vuoto. Fallimenti colossali che non sono però riusciti a spegnere la passione e la costanza di chi in essi sapeva scorgere possibilità nuove per il mondo e la storia. Appena fuori dalla grotta di Betlemme, in quel campo di pastori popolato di stelle e di freschezza, fu questo l’augurio di un popolo agganciato al volto di un Bambino celeste: “che nessun Erode possa mai spegnere la bellezza che arde nel tuo cuore”. S’apre un anno, s’illumina il palcoscenico, s’inaugura una nuova possibilità di fare un passo in avanti. Con un augurio ch’è tutto il contrario di quelli ripetuti da secoli: “buon anno”. Che dopo ogni fallimento tu possa ritrovare l’ardire di ritentare la sfida”. Perché in ogni giorno abita la gioia di una nuova ripartenza.


“Questo è quel pergolato e questa è quell’uva che la volpe della favola giudicò poco matura perché stava troppo in alto. Fate un salto, fatene un altro. Se non ci arrivate riprovate domattina, vedrete che ogni giorno un poco si avvicina il dolce frutto; l’allenamento è tutto” (G. Rodari)


Stefano Capello



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