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Anti-Covid da premio Nobel: Karikò e Weissman


di Giuseppina Viberti Germana Zollesi

Fonte Web RSI

Come ogni anno i membri del Karolinska Institutet di Stoccolma assegnano i premi Nobel selezionando tra i tanti progressi che la medicina compie per assicurare migliori potenzialità nella cura delle malattie. Compito sempre più complesso perché gli investimenti e le attenzioni verso più campi d’indagine stanno crescendo velocemente.

È quindi logico che le scelte ricadano sugli argomenti di maggior interesse per il mondo scientifico e quest’anno si è voluto premiare gli studi che hanno permesso, se non di debellare, almeno di ridurre significativamente la virulenza del Covid19, condotti da Katalin Karikò (nata il 17 gennaio 1955 a Kisújszállás, Ungheria) e Drew Weissman (nato il 7 settembre 1959 a Lexington, Massachusetts) per gli studi sul Rna messaggero (mRna) e che hanno permesso l’individuazione dei vaccini anti Covid-19.


Il significato della scoperta

Al di là delle polemiche che inesorabilmente accompagnano ogni evento collegato ai vaccini, gli studi dei due scienziati hanno permesso di migliorare le conoscenze su come la molecola di mRna interagisce con il sistema immunitario con applicazioni che permetteranno nei prossimi anni di accrescere le potenzialità curative in diversi settori e nell’immediato hanno permesso di individuare i vaccini anticovid.

I loro studi hanno fornito le conoscenze per trasformare le cellule del corpo in produttori di anticorpi. Il premio è stato assegnato ai due scienziati americani "per le loro scoperte riguardanti le modifiche delle basi nucleosidiche che hanno consentito lo sviluppo di efficaci vaccini a mRna contro il Covid-19". Nella motivazione si legge infatti che"le scoperte dei due premi Nobel sono state fondamentali per lo sviluppo di vaccini a mRNA efficaci contro il Covid-19 durante la pandemiainiziata all'inizio del 2020. Attraverso le loro scoperte rivoluzionarie, che hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione di come l'mRna interagisce con il nostro sistema immunitario, i vincitori hanno contribuito al ritmo senza precedenti di sviluppo di vaccini durante una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni".


Due scienziati instancabili

Katalin Karikò è una biochimica ungherese, figlia di un macellaio scappato dal regime comunista del suo Paese con un po’ di soldi nascosti in un orsetto di peluche, tenuto tra le mani della sua piccola figlia. Ed in America alla Temple University di Filadelfia con una borsa di studio post-dottorato potè perfezionarsi ed avviare una proficua attività di ricerca.

Fu davanti ad una fotocopiatrice che incrociò più volte l'immunologo americano Drew Weissman, un topo di laboratorio, ma con grandi capacità manageriali: nel1997 fondò il suo gruppo di ricerca presso la Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania. Weissman si è formato al Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School e si è specializzato sulle cellule dendritiche, che svolgono importanti funzioni nell'attivazione delle risposte immunitarie indotte dai vaccini. Due menti brillanti che per anni si sono concentrate, gomito a gomito, su come i diversi tipi di Rna interagiscono con il sistema immunitario.


Una scoperta con limitati finanziamenti

I miliardi di cellule che costituiscono il nostro organismo esistono grazie al materiale genetico, che viene trascritto in continuazione per consentire alle cellule di replicarsi e di produrre le proteine che provvedono a buona parte del loro funzionamento. In questo processo l’mRNA ha un ruolo centrale e l’intuizione di Karikó fu di chiedersi se la molecola potesse essere utilizzata per contrastare alcune malattie. L’idea di base presupponeva che le cellule ricevono istruzioni dall’mRNA per produrre le proteine che ci mantengono vivi e in salute, ed allora perché non realizzare dell’mRNA sintetico (puntarono all’origine dell’mRNA, i nucleosidi, cioè i quattro mattoncini che lo compongono a livello molecolare e a che a seconda di come sono combinati forniscono le istruzioni alle cellule) per indurre le cellule a creare particolari proteine a proprio piacere, come degli enzimi per ridurre gli effetti di una malattia, condizionare i fattori di crescita per ripristinare attività nel sistema nervoso, o ancora anticorpi per renderci immuni da specifiche malattie.

Ipotesi non facile da realizzare e prima del Covid pochi erano anche i finanziamenti del settore, ma la perseveranza dei due scienziati ha permesso di sviluppare gli studi oggi premiati con il Nobel.






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