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Assalto alle specie alloctone: dalla giornata dell'ambiente ai "tagli" degli aceri in corso Belgio

Aggiornamento: 7 giu

di Aida dell'Oglio                         


Oggi, 5 giugno, si celebra la Giornata mondiale dell'ambiente, istituita dall'Onu nel 1972. Quest'anno l'appuntamento è dedicato al tema della riduzione dell’inquinamento di plastica, in sintonia con il Green Deal europeo e il Clean Industrial Deal, che mirano alla riduzione dei rifiuti e all’economia. Ma non per tutti questa giornata appare in linea con le buone intenzioni di governanti ed amministratori pubblici e con i messaggi che provengono da più parti. Ultimo quello del professor Simone Bastianoni, docente di Chimica dell’Ambiente all’Università di Siena, considerato tra i principali esperti italiani di sostenibilità ed economia, che dall’isola greca di Egina, dove ha partecipato a un’azione simbolica di pulizia delle spiagge ha lanciato questo appello: "Le soluzioni per un futuro sostenibile ci sono, ma manca la volontà politica. I cittadini scelgano chi ha a cuore davvero l’ambiente". Un'affermazione forte passata immediatamente sotto la lente d'ingrandimento dei residenti del quartiere Vanchiglietta di Torino che da anni si battono per il mantenimento dell'alberata di corso Belgio, opponendosi anche con azioni legali all'abbattimento degli aceri negundo. Meno di due settimane fa, l'ultimo "taglio", nella cronaca di una delle principali animatrici del Comitato spontaneo che si è formato nel quartiere.


Il progetto che investe gli aceri di corso Belgio passa sotto il nome di restyling. Uso volutamente il verbo investire nel senso letterale del termine, perché gli aceri sono stati letteralmente investiti dal furore iconoclasta - a mio avviso - che contraddistingue il Comune di Torino che ne ha deciso l'abbattimento. L'ultimo, in ordine di tempo, è avvenuto il 24 maggio scorso, portando così a circa 150 gli aceri - un terzo dell'intera alberata - cancellati alla vista e sottratti all'ambiente dal 2002, e mai rimpiazzati come prevede lo stesso Piano comunale. Un'operazione in cui si è distinta la giunta Lo Russo contro cui si battono i residenti di corso Belgio che, come è noto, si sono uniti tre anni fa in comitato di mobilitazione popolare. Certo, l'abbattimento non è una sorpresa, dopo la salomonica sentenza dei giudici di seconda istanza del Tribunale di Torino seguita all'opposizione presentata del Comune di Torino. Infatti, se la sentenza riconosce appieno le motivazioni dei ricorrenti, basate sul diritto alla salute, leso secondo il Comitato da un taglio massiccio dell'intera alberata, è altrettanto vero che il Giudice, sulla base delle osservazioni del perito nominato dal Tribunale, ha dichiarato che l'alberata è in regressione e di conseguenza ha deliberato che il taglio possa essere effettuato nell'arco di cinque anni, procedendo con l'abbattimento di un 20% all'anno.

Al di là comunque della valutazione peritale, si rimane sconcertati dinanzi alla freddezza dell'Amministrazione per i diritti e le sensibilità dei cittadini, primi tra tutti il diritto ad ottenere spiegazioni plausibili sulla "necessità" di abbattere gli alberi. Per la cronaca, l'allarme era partito ad inizio maggio, quando era comparsa la notizia che erano programmati sette abbattimenti in corso Belgio entro la fine del mese. Di qui la richiesta del Comitato di conoscere quali alberi si prevedeva di dover eliminare e le relative valutazioni del VTA (Visual Tree Assessment) sulla stabilità degli alberi, metodo che utilizza un controllo visivo approfondito per individuare eventuali difetti strutturali o problemi di salute che potrebbero compromettere la loro sicurezza. Non a caso si ritiene il VTA cruciale per prevenire incidenti e garantire la sicurezza di persone e proprietà in zone urbane e non. Intanto, i cuori dei residenti si allargavano osservando la rapida rigogliosa primavera che nel giro di una decina di giorni, a partire da metà marzo, aveva restituito a corso Belgio l'elemento che ancora contribuisce al suo fascino: la sua alberata di aceri negundo, specie alloctona, ma che da quasi cento anni ne ha costituito un importante elemento di bellezza.

Per contrasto, a distanza di quasi due settimane dalla potatura e abbattimento degli alberi, nessuna risposta ci è ancora pervenuta sulle VTA e nemmeno sulla richiesta di rispettare la norma comunale sulla ripiantumazione. Dunque, che fare? Nei giorni che hanno preceduto l'operazione e constatato la ripresa del programma, il Comitato ha chiesto al nostro avvocato, che ci ha difeso brillantemente fino ad ora, di avanzare i passi opportuni per richiamare l'Amministrazione al rispetto delle norme vigenti e d'altra parte controllare l'alberata, in tutti i punti transennati, per vedere se ci fossero nidi, essendo questa la stagione della riproduzione di molte delle specie volatili. A più riprese abbiamo percorso tutto il viale alla ricerca dei nidi da proteggere, pur sapendo che il Comune ha a sua disposizione un ornitologo, cui spetterebbe svolgere questa indagine preventiva.

Nel nostro giro ci siamo imbattuti nell'agronomo del Comune cui abbiamo posto varie domande per comprendere i criteri su cui si basava l'abbattimento. Dal modo titubante e tergiversante in cui sono state date le risposte, l'impressione ricavata è stata che la scelta delle "vittime" fosse un po' casuale, perché a guardarli i nostri aceri sembravano miracolosamente in piena salute, nonostante i deficit nella loro cura. Abbiamo discusso un po' senza che ci venisse detto quali alberi si prevedeva di abbattere, cosa che ci avrebbe fatto risparmiare molta fatica nell'individuazione dei nidi, né se e quando erano state fatte le VTA. A lavori iniziati, poi, la stessa persona non ha voluto indicare gli alberi da abbattere. Siamo riusciti, peraltro, ventilando l'ipotesi di denunce ad personam, a salvare uno degli alberi dove si scorgeva chiaramente un nido e un altro che per misteriose ragioni è stato graziato.

Cinque e non sette sono gli alberi effettivamente cancellati dal patrimonio verde del quartiere. Tuttavia si è assistito nuovamente all'uso della “capitozzatura” effettuata in modo davvero brutale. Infatti, tende ad indebolire l'albero, lasciandogli ferite attraverso le quali si introducono parassiti e funghi di varia natura che lo predispongono all'abbattimento. Tra l'altro, non è un'informazione da addetti ai lavori, sapere l'albero respira attraverso il suo apparato fogliare, per cui spogliandolo completamente dei rami e delle foglie lo si condanna alla morte. E, in effetti, ogni qualvolta, da un paio di decenni, sono state fatte le periodiche potature su corso Belgio, si è trattato perlopiù di capitozzature.

La documentazione si può trovare su Youtube che ospita filmati di molte delle annuali feste di Carnevale del quartiere Vanchiglietta e si possono vedere gli aceri totalmente privati dei rami e senza foglie: capitozzati. Dunque, un sentimento di angoscia prende tutti quelli che riconoscono agli alberi una enorme funzione di difesa della qualità della vita. Il fatto che a Torino ma anche in moltissime altre città d'Italia, si stiano portando avanti queste operazioni antiscientifiche, antiumane e quindi, sostanzialmente contrarie alla vita, nel silenzio condiscendente delle autorità della cultura, del mondo scientifico, della legalità e purtroppo anche del mondo religioso, rende ancora più profonda l'angoscia che di nuovo assale i residente, e non solo loro, di corso Belgio.

La sensazione di un'umanità che stia ciecamente correndo verso la propria autodistruzione, travolta dalla ubris, se non ubriaca appunto della tracotanza che le deriva dal credersi artefice e padrona delle “magnifiche sorti e progressive” di leopardiana memoria.  

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