top of page

Punture di spillo. Azienda Italia, gli investimenti veri dove sono?

Le parole del Governatore di Bankitalia viste da vicino


a cura di Pietro Terna


Le Considerazioni finali di Fabio Panetta concludono, per consolidata tradizione, la Relazione annuale che la Banca d’Italia presenta puntualmente alla fine del mese di maggio. Il Governatore della Banca d'Italia ha letto 31 densissime pagine concludendo che i progressi registrati in Italia «non sono risultati compiuti, ma rappresentano un avanzamento reale. È una base concreta su cui costruire, impegnandosi nelle riforme, combattendo le rendite di posizione, offrendo prospettive ai giovani. Abbiamo la responsabilità e la possibilità di farlo».

Quelle 31 pagine contengono molti grafici molto importanti, commentiamone due.[1] Inizio con la figura 8, riportata qui sotto. La debolezza nella spesa per la ricerca dell’Italia è più che evidente, in particolare nella ricerca pubblica, non paragonabile a quella di Germania e Francia. La carenza della ricerca di base si riflette anche sulla ricerca privata; come annota il Governatore, risulta anche «debole l’apporto delle aziende giovani e innovative, che spesso scelgono di trasferire l’attività all’estero».

La situazione è aggravata dalle modalità di ingresso dei giovani nel percorso della ricerca, che è il più attraente per quelle studentesse e quegli studenti che hanno provato un brivido quando la prima volta hanno letto Dante che fa dire a Ulisse, che va «di retro al sol» verso l’ignoto: «e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo». Poi trovano sì la bellezza della ricerca, ma anche le angustie di una carriera che si presenta sottopagata; anzi, estremamente sottopagata all’inizio e per parecchi anni, e molto precaria, con le regole che cambiano continuamente.

Nonostante tutto, nella seconda figura riportata, numerata 7 nel rapporto della Banca d’Italia, vediamo a sinistra qualche fermento di novità nel sistema produttivo, che scopre robotica e IA; nel riquadro di destra notiamo anche il recupero di margini di redditività, anche se non esaltanti.

Nella stessa figura, sempre sulla destra, la discesa della linea blu denuncia purtroppo un divorzio, forse consensuale, ma non per questo meno pericoloso, tra banche e imprese. Con il Governatore:

Nell’ultimo anno è proseguita, con minore intensità, la flessione dei prestiti alle imprese. Si tratta di un andamento che merita attenzione: un’adeguata disponibilità di credito è essenziale per sostenere gli investimenti e favorire la ripresa produttiva – soprattutto per le aziende più piccole, che incontrano maggiori difficoltà di accesso a fonti alternative di finanziamento.

In effetti il divorzio ha tutte le caratteristiche per essere considerato consensuale; infatti, Panetta annota:

Questa indicazione è avvalorata dai dati di bilancio delle imprese. Negli ultimi anni l’autofinanziamento è aumentato più degli investimenti, anche per le aziende minori, riducendo progressivamente – fino ad annullarlo – il fabbisogno di risorse esterne.

La chiave è che mancano gli investimenti, nonostante l’enfasi con cui industriali e banchieri nostrani gareggiano a parole come alfieri dell’economia, ma intanto frenano il cambiamento e impiegano il capitale a basso rischio, soprattutto le banche attratte dagli impegni nel debito pubblico. Annota ancora il Governatore che invece: «Per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva». Non servono commenti. Serve però un controcanto. Le Considerazioni finali non descrivono un disastro, ma una situazione di stallo: con scelte coraggiose l’Italia può ritornare ad essere un paese in cui sia possibile per tutti vivere con un buon livello di condizioni generali e personali. Ma occorre un salto, uno stacco, nelle scelte, sapendo che se la Banca d’Italia parla di «vecchie debolezze strutturali che non abbiamo saputo superare», le condizioni di fondo non appaiono così negative se si sanno interpretare i dati per quel che sanno rappresentare, come fanno Cipolletta e De Nardis in un loro lavoro che si chiede – e ci chiede – se “Si può parlare di declino italiano”, basandosi sulle più recenti revisioni statistiche e su confronti storici.[2] La differenza tra loro e Panetta è più sull'intensità e l'etichetta usata per descrivere la situazione passata e attuale che su elementi fondamentali, ma la loro analisi aiuta a considerare con maggior sicurezza la ricerca di strade per il futuro. Possibilità che possono diventare reali se, come finalmente ha fatto la Confindustria,[3] si propone “Un Piano Industriale Straordinario per il futuro dell’Italia e dell’Europa”, con un'azione concertata e ambiziosa sugli investimenti, operando per alzare le retribuzioni nell'industria attraverso contratti di produttività aziendali. Se possibile, con un po’ più di coraggio nelle scelte di indirizzo e di utilizzazione della domanda pubblica come motore per la crescita di nuovi settori.

Puntuale arriva la chiosa del nostro baccelliere di musica: piccolo, dice lui, facendo il verso a Guccini. Partiamo da contenuti tecnici. Dati. Premesse che costituiscono misurazioni precise. I dati sono fatti e inchiodano i decisori alla propria responsabilità. In questo paese si fa poca ricerca. E invece si dovrebbe investire un po’ come i contadini seminano. Siamo entrati nel mese di giugno che, tradizionalmente, è quello della raccolta del grano. La raccolta del grano assume un valore simbolico, quasi fosse legata alla maturità dell’anno. Al momento in cui la natura ci dà i suoi frutti, che serviranno per l’anno a venire. Come auspicio quindi ascoltiamo un brano di Angelo Branduardi, appunto intitolato La raccolta.[4] 

Il brano era contenuto in un disco di inizio anni Ottanta, Cogli la prima mela, che avrebbe consacrato il suo autore come un best seller nell’ambito della canzone d’autore italiana e ha una tessitura tenue. Porto con un filo di voce quasi spezzata, ha però una potenza evocativa straordinaria. E ci ricorda come i meravigliosi campi che caratterizzano questo mese insieme alle serate quasi estive non ci sarebbero senza tutto il lavoro fatto prima. Qualche analogia con le premesse possiamo coglierla.


Note

[1] Tutto il materiale della Relazione annuale si trova https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relazione-annuale/2024/index.html, con il video della esposizione di Panetta a https://www.youtube.com/watch?v=7NZyeLFR_vw 

[2] Segnalo: Cipolletta, I., & De Nardis, S. (2025). Si può parlare di declino italiano? il Mulino, 74(2), 10-32.

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page