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Agorà a Torino, la sfida degli educatori sociali

di Beppe Reburdo


Approfondire, ridefinire, consolidare nel contesto del welfare ruolo e funzione degli educatori professionali è strategico ed urgentissimo! Siamo di fronte a contraddizioni crescenti che puntano ad una riduzione dell’impegno pubblico sul welfare, alla esternalizzazione sempre più incontrollata delle competenze pubbliche con il mero obiettivo del risparmio e con sempre meno interesse a rispondere alle tradizionali domande ed alla emergenza di nuovi complessi bisogni e domande sociali.

In questo processo regressivo il terzo settore e la cooperazione sociale si sono fatti non solo coinvolgere, ma corrono il sempre più evidente rischio di passare per i primi e quasi unici responsabili della crisi degli enti locali. Le conseguenze si riflettono sul personale, in particolare nel socio-sanitario-educativo che viene colpito con remunerazioni da fame e da condizioni di lavoro inequivocabilmente degradanti. Nel contempo il personale qualificato con lauree e specializzazioni di alta qualità (in primis, gli educatori professionali) di fatto sta precipitosamente abbandonando anche a costo di fare lavori che per lo meno non comportino le inaccettabili condizioni attuali.

Altra ricaduta avviene sulla utilizzazione di personale non ancora qualificato - sempre per risparmiare - con inevitabili conseguenze sulla qualità dei servizi nonostante l’abnegazione operativa. Di fronte ad un sistema inaccettabile, gli educatori professionali più attenti e più preoccupati del degrado di ruolo, salari e diritti di fatto negati, hanno costituito Comitati regionali su sollecitazione del primo nato che è quello del Comitato diritti educatori professionali del Piemonte che ha già avviato importanti rapporti con qualche comune, ma in particolare con la presentazione in Consiglio regionale del Piemonte di ordine del giorno che contengono le questioni fondamentali per il loro ruolo e la efficacia dei servizi agli utenti e alle loro famiglie.

Pertanto l’AGORÀ in corso al cinema Massimo di Torino che si concluderà sabato 27, diventa fondamentale se l’affermazione ”impegno per il bene comune” non sia solo un ossimoro, ma che in un ambito sia pure generale garantisca che ruolo, adeguamento, salariale e delle condizioni di lavoro venga assunto come uno degli aspetti essenziali per la dignità degli educatori al fine di garantire efficacemente utenti e le loro famiglie. Terzo settore e cooperazione non possono essere ulteriormente coinvolti in questo di fatto degrado dei servizi puntando invece sulla qualità e non accettando compromissori contratti a discapito di qualcuno .

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