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50 anni di Regionalismo: Pietro Besate, la voce canora delle mondine

Aggiornamento: 22 dic 2022

di Marco Travaglini

Nel 1970, le Regioni divennero una realtà. L’Italia dava così concretezza all’art. 114 della Costituzione che recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”. La Porta di Vetro continua la sua galleria di immagini, personaggi e avvenimenti curata da Marco Travaglini, ex consigliere regionale. Quest’articolo è dedicato a Pietro Besate, vercellese, che nel secondo dopoguerra ebbe ruoli di responsabilità nella Federbraccianti, consigliere regionale nelle prime due legislature, eletto nelle liste del Pci.

Diciassettesima puntata “Son la mondina, son la sfruttata; son la proletaria che giammai tremò. Mi hanno uccisa e incatenata: carcere e violenza nulla mi fermò. Coi nostri corpi sulle rotaie noi abbiam fermato il nostro sfruttator; c’è tanto fango nelle risaie, ma non porta macchia il simbol del lavor…”. Questo celebre motivo, entrato a far parte del repertorio della canzone popolare e di protesta del dopoguerra, venne scritta sulle note di “O rondinella che voli per l’aria”, un brano che veniva eseguito nelle risaie tra Piemonte e Lombardia. L’autore fu Pietro Besate, uno dei “padri costituenti” della Regione, consigliere eletto nelle liste vercellesi del Pci nel 1970 e riconfermato nella seconda legislatura nel 1975. Originario di Borgo Vercelli, dov’era nato il 26 novembre del 1919 (e dove morì a 64 anni, dopo una breve malattia, l’11 gennaio del 1984).


Besate si distinse come uno dei punti di riferimento nelle contrattazioni per le rivendicazioni di braccianti e mondariso della zona, fino a diventare, dal 1945, dirigente sindacale della Federterra e successivamente, nel 1950, della Federbraccianti che a quel tempo era il sindacato con il maggior numero di iscritti nel vercellese. L’impegno nel movimento contadino che lottava per l'obbligo delle migliorie fondiarie, l'imponibile della manodopera e i diritti dei lavoratori lo assorbì totalmente e fu proprio in occasione di un congresso di Federbraccianti che Pietro Besate compose i versi del celebre canto di lavoro "Son la mondina".

Una passione che lo vide curare il canzoniere "La mondina canta", facendosi conoscere come autore di altre canzoni entrate a far parte del repertorio delle mondariso. Tra le tante – come ricordano Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto ne "Senti le rane che cantano: canzoni e vissuti popolari della risaia" – vanno citate "Ignoranti senza scuole", scritta in occasione di un convegno organizzato dal giornale Noi Donne, e "La martire di Molinella", che ricorda la figura di Maria Margotti, contadina uccisa dalla polizia durante uno sciopero bracciantile.

Le canzoni di Besate nascevano nel vivo di manifestazioni, lotte sindacali, momenti storici ben definiti e trovavano diffusione attraverso le esecuzioni dei cori delle mondine. In seguito Besate ricoprì diversi incarichi tra i quali quelli di segretario generale della Camera del Lavoro della provincia di Vercelli e di segretario provinciale del Pci vercellese (dal 1966 al 1970). Eletto membro della prima assemblea del Consiglio Regionale del Piemonte, presiedette la III° Commissione permanente (Problemi del Lavoro e dell'occupazione, Formazione Professionale, Cultura, Pubblica istruzione, Assistenza scolastica) mentre nella legislatura successiva ricoprì l’incarico di vicepresidente dell’VIII° Commissione permanente (Problemi istituzionali, Affari generali e dell’organico, Enti locali) fino al 7 ottobre 1976 per poi dedicarsi ai temi della pianificazione territoriale e urbanistica, alle infrastrutture del territorio, alle questioni agricole e ambientali.

Terminato l’impegno torinese fu protagonista nuovamente a livello locale nel vercellese, come consigliere provinciale, sempre nelle file del Pci, e poi come presidente del neonato Comprensorio di Vercelli. Un incarico che mantenne fino alla prematura scomparsa.


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