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Virus e conti pubblici

Aggiornamento: 9 apr 2023

di Pietro Terna

Un mio precedente pezzo[1] che trattava di conti pubblici, imposta patrimoniale, riduzione del debito e assunzioni di giovani nella Pubblica Amministrazione, iniziava annotando: che la Germania continua a frenare ed è la destinazione più importante del nostro export industriale; che esiste il rischio di un pesante riflesso economico delle reazioni al virus ora in circolazione. L’articolo è stato origine di un involontario esperimento sociale: segnalato con un tweet, ha sollevato una nuvola assai fitta di commenti: nessuno contro l’imposta patrimoniale, moltissimi contro la PA, sino a annotare che ha già il 50% dl PIL. Ho risposto con i numeri2, che sono ben diversi. Tra quei numeri uno è importantissimo in questo momento: solo 37 miliardi di investimenti pubblici mentre, per un paragone, ne paghiamo 65 come interessi sul debito pubblico. L’economia sta ora frenando, le fermate di attività si sono rapidamente moltiplicate, quelle necessarie e quelle… un po’ meno, ma vietare piace molto a tutti. Si vedano, ovunque, i cartelli “Severamente vietato XYZ” invece di scrivere “Non XYZ” o, il che sarebbe bellissimo, “Per favore, ZYX”. I provvedimenti urgenti che certamente entreranno in vigore, sono piccoli aiuti a chi è in difficoltà e certamente sono apprezzabili, ma serve una forte manovra antirecessiva che può derivare solo da una grande accelerazione degli investimenti pubblici, in gran parte già deliberati e addirittura già finanziati, per quasi 80 miliardi3 . Come fare per accelerare i tempi? Le disposizioni urgenti per la città di Genova4, all’art.5 indicano che: “Per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l’affidamento e la ricostruzione dell’infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario, il Commissario straordinario opera in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”. Quelle disposizioni hanno ben funzionato, la costruzione del nuovo viadotto autostradale procede a tutta velocità. Quel dettato normativo significa che non si applica il codice degli appalti, che produce gare troppo costose e complicate, le quali generano di conseguenza infiniti ricorsi, frequentemente accolti. Generalizziamo ora quella soluzione e intanto rivediamo a fondo l’insieme di norme amministrative che ci ha portati alla paralisi. Non apro il consueto capitolo delle critiche alla burocrazia. Il termine fu coniato dall’economista Vincent de Gournay5 nella prima metà del XVIII secolo, dal francese bureau, che sta per ufficio. La più importante analisi del fenomeno burocratico, insuperata, è quella di Max Weber che descrive un’attività basata su un complesso di norme scritte che tendono a vincolare il funzionario a una condotta tipicamente impersonale e formalistica. Se ci si riflette, è la difesa del cittadino dall’arbitrio del potere. Il problema si pone quando le norme diventano inapplicabili. Nel caso degli appalti pubblici ci si è arrivati, volendo controllare tutto il procedimento ex ante. Se io acquisto un coltello per tagliare il pane e lo uso per colpire una persona sarò processato e condannato, ma non si può costruire un sistema di regole che impongono al venditore del coltello di porre in atto innumerevoli complicatissime misure per impedirmi di utilizzarlo in modo criminoso. La situazione contingente può aiutarci ad aprire gli occhi su questo problema e, all’opposto, anche a riflettere sui tanti esempi di azioni positive che cogliamo in questo momento così difficile dell’attività pubblica. In primo luogo, azioni del nostro sistema sanitario: per comprendere la situazione ascoltiamo il professor Giovanni Di Perri6, direttore della struttura malattie infettive a direzione universitaria, con sede presso l’ospedale Amedeo di Savoia; osserviamo l’impegno di tutte le equipe mediche all’opera; guardiamo alla qualità dell’enorme lavoro che stanno compiendo i laboratori pubblici coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità. Non altrettanto accade in altre aree del mondo, anche in quella che è ritenuta la più progredita7.



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