Un libro per voi: “Divorzio, il referendum che cambiò l’Italia”
Aggiornamento: 5 giu
a cura di Piera Egidi Bouchard
Nel mese molte sono state le occasioni pubbliche per ricordare l ‘esito del referendum sul divorzio, che il 12 e 13 maggio del 1974 - mezzo secolo fa – dette un clamoroso risultato di conferma della legge Fortuna-Baslini del 1970 (oltre il 59%). Una mostra dei manifesti e un convegno lo ha ricordato al Polo del 900 a Torino, ed ora al 20 giugno, anche la Fondazione Nilde Iotti lo farà a Roma. Il tema del divorzio ha aperto un discorso seminariale sul tema dei diritti civili, promosso dall’Istituto Salvemini e dall’Associazione Luca Coscioni, con appuntamenti e dibattiti anche sul suicidio assistito (ne ha testimoniato coi relatori Beppino Englaro),[1] sulla maternità per altri, e sull’interruzione della gravidanza: in tutti questi argomenti il tema centrale è quello della libertà di coscienza e di scelta dell’individuo, anche se si tratta comunque di temi controversi, che tuttora dividono l’opinione pubblica e i movimenti politici, e sui quali sarà opportuno ritornare, in una dimensione di confronto e di ascolto.
Sul divorzio, è uscito un libro molto documentato[2] a doppia firma di Edoardo Novelli (professore ordinario in Processi Culturali e Comunicativi all’Università di Roma Tre) e di Gianandrea Turi (giornalista), che è stato presentato al Salone del Libro, e ora alla Fondazione Iotti. In oltre duecento fitte pagine gli autori dimostrano, come recita il sottotitolo “la storia e le immagini del referendum che cambiò l’Italia”.
E’ un testo che alterna una ricostruzione storica estremamente informata e puntuale alla scelta veramente ampia e spesso divertente - per la ricostruzione anche satirica delle passioni e delle battaglie dell’epoca - di materiale iconografico (fotografie, manifesti, istantanee, pagine di giornale, pubblicità, piazze stracolme di comizianti da una parte e dall’altra, manifestanti trascinati via da poliziotti spesso divertiti, frati, suore, famiglie contadine con grembiuli e cartelli, borghesi allarmati, politici che arringano le folle: tutto un apparato che ci immerge nel clima di quell’epoca).
E intanto la storia viene rievocata passo passo con stile agile e graffiante, a partire dalle scelte dell’Assemblea Costituente , poi gli “Anni Cinquanta: divorzio per i ricchi e pubblici concubini”, quindi le battaglie di stampa “1963: come un giornale sbarazzino contribuì a cambiare l’Italia”, inoltre l’esplosione del Sessantotto, i silenzi televisivi e intanto “Sit-in, manette, occupazioni”, un giovane Pannella in sciopero della fame, e infine “1 dicembre 1970: il divorzio è legge”. Ma subito dopo “Al referendum!” ( e qui l’iconografia si fa particolarmente pungente, mentre la storia ci ricorda minuziosamente i protagonisti da una parte e dall’altra, le loro orazioni, gli scritti, gli slogan).
Particolarmente coinvolgente si fa quindi la rievocazione dei quattro anni di battaglia del referendum (dal 1970 al 1974),in cui vengono descritte le forze in campo (tra cui il Movimento delle donne, il mondo cattolico, le correnti politiche) e vengono esaminate le riviste, i fotoromanzi, i fumetti, la pubblicità, persino le canzoni, le star, i cortei di majorettes e i testimonial. Una dettagliata cartina ci mostra, alla fine, regione per regione, le percentuali del No e del Sì, così come le fotografie delle prime pagine dei quotidiani (ricordo la famosissima copertina dell’Espresso con una linguaccia che riportava il 59% dei dati della vittoria...).
E tra la pubblicazione degli appelli dei politici vale la pena di riportare le parole di Enrico Berlinguer (di cui recentemente si è ricorderà in questi giorni la morte, dieci anni dopo, nel 1984) : “L’unità della famiglia è un bene prezioso, chi non lo sa? (...) Che cosa c’entra con tutto questo la legge sul divorzio? Non è tale legge che rompe le famiglie, essa è stata fatta solo per tenere conto che, purtroppo, alcuni matrimoni possono fallire. Chi si trova in questa condizione va punito o aiutato? Ebbene, la legge si propone di aiutarlo.(...) Ricordiamoci ancora una cosa, cittadini: quando viene negato o compromesso un qualsiasi diritto di libertà si apre la strada ad altre prepotenze, a insidie e minacce contro altri diritti civili, contro altre libertà.” Parole di estrema attualità anche per l’oggi.
Note
[1] Beppino Englaro è ritornato sulla drammatica vicenda della figlia Eluana, morta il 9 febbraio 2009 a 39 anni, poco meno della metà trascorsi in coma irreversibile, in occasione della sentenza della Corte dei Conti resa pubblica oggi, 4 giugno 2024. I giudici amministrativi, infatti, hanno condannato in appello l'ex direttore generale della Sanità della Lombardia Carlo Lucchina a pagare all'erario circa 175 mila euro che la Regione aveva dovuto risarcire a Beppino Englaro, costretto a trasferire la figlia in una struttura sanitaria in Friuli dove morì, per una "concezione personale ed etica del diritto alla salute" che spinse l'ex dg ad impedire che ad Eluana Englaro venisse interrotto il trattamento che la manteneva in stato vegetativo. In una dichiarazione all'Ansa, Englaro ha dichiarato: "Potevano evitare tutto ciò che hanno combinato, ora si rendono conto, è chiaro che hanno sbagliato e ne devono rispondere. Loro hanno ostacolato, io ho agito nella legalità, chi ha ostacolato se la vede ora. Sapevo di avere un diritto ed era chiaro che lo ostacolavano, tanto che sono dovuto uscire dalla regione". In Beppino Englaro: 'Chi ha ostacolato Eluana ora ne deve rispondere' - Notizie - Ansa.it
[2] Edoardo Novelli, Gianandrea Turi, Divorzio- Storia e immagini del referendum che cambiò l’Italia, Carocci editore, Roma, 2024.
Comments