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Alberto Trentini, 177 giorni nelle carceri venezuelane

Aggiornamento: 12 mag


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"La cosa più genuina di questo evento è la preoccupazione della famiglia del signor Trentini che, pur essendo abituati ai lavori a distanza che hanno avuto nella loro carriera, non sono mai scomparsi. L'UNICEF, il Governo Bolivariano e H&I devono essere chiari sul ruolo e sui fatti che hanno portato questo cittadino italiano nel suo cammino verso Guasdualito". Questo è uno degli ultimi passaggi di un lungo articolo apparso sul sito venezuelano Aporrea [1] il 17 aprile scorso, nella rubrica curata dall'editorialista Juan Martorano. Non è un articolo che dà l'impressione di volere chiarire l'incubo in cui è precipitato l'operatore umanitario veneziano Alberto Trentini, detenuto in Venezuela dal 15 novembre scorso, ma, piuttosto, tende a gettare una serie di interrogativi sulla vera ragione della sua missione nel paese sudamericano.

In particolare, Juan Martorano osserva quanto la presenza di Trentini in Venezuela, che lavora al programma WASH (un programma attuato a livello globale da molti governi per prevenire le malattie trasmesse dalla contaminazione delle fonti di acqua potabile) "è intrigante e nessuno ha fornito informazioni sufficienti per chiarire la sua situazione", per cui si presume "che la sua recente esperienza nel Cauca colombiano lavorando sulla "crisi migratoria venezuelana" lo abbia reso un buon candidato per il reclutamento di H&I e quindi si stava dirigendo a Guasdualito nello stato di Apure". Insomma, le premesse per trattare la detenzione di Trentini alla stregua di un "giallo".

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Non a caso, Juan Martorano si pone la domanda d'obbligo: cui prodest, a chi giova "la presunta scomparsa del signor Trentini? Risponde l'editorialista: "Il mantenimento e la scomparsa di questo cittadino straniero non va certo a vantaggio del governo venezuelano, l'attacco mediatico a cui stiamo assistendo, così come le conseguenze a livello internazionale di ciò che sarebbe potuto accadere a questo cittadino straniero, non è qualcosa che il governo bolivariano cercherebbe. A meno che le forze di sicurezza non abbiano trovato qualcosa di irregolare o illegale che quest'uomo aveva, portava con sé o mancava durante il suo viaggio a Guasdualito, nello stato di Apure". Da "giallo" a spy story, i soliti intrecci difficili da dipanare.

Intanto a Venezia si svolto oggi, 11 maggio, l'annunciato corteo sul Canal Grande, momento simbolico di solidarietà ad Alberto Trentini e alla sua famiglia. Da Santa Chiara le barche sono arrivate al bacino di San Marco, dove si sono registrati, presente la madre del cooperante, più interventi per sollecitare le istituzioni ad aprire un canale diplomatico per la liberazione di Trentini e a non fare calare il silenzio sulla vicenda.


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