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Ucraina-Russia, punti di contatto. E per Zelensky aerei da Bulgaria, Polonia e Slovacchia

Putin ha messo a distanza le carte in tavola nell’incontro di oggi in una località segreta al confine bielorusso tra le delegazioni russe e ucraine. Com’era prevedibile, nell’incontro durato sei ore, secondo fonti di agenzia, il Cremlino ha chiesto il riconoscimento della Crimea e la neutralità di Kiev. Sono punti inderogabili per la Russia, così come il presidente Zelensky esige il ritiro immediato delle forze dell’Armata Rossa dal suo Paese. Tra questi due punti estremi, vi è nel mezzo la diplomazia dell’Europa, ma non solo. In tarda serata è circolata la voce, nella ridda di notizie che si susseguono e si inseguono, che dovrebbero decollare da aeroporti della Polonia, Bulgaria e Slovacchia 70 aerei da combattimento. Un numero davvero rilevante, che di fatto svuoterebbe gli hangar militari di quei tre paesi, almeno per quanto riguarda aerei da combattimento di fabbricazione russa… Infatti, potrebbero volare direttamente in Ucraina per contrastare il dominio dei cieli assunto dall’aeronautica russa rispettivamente 16 Mig-29 e 14 Sukhoi Su-25 dalla Bulgaria, 28 Mig-29 dalla Polonia e 12 Mig-29 dalla Slovacchia. Ossigeno per le forze aeree ucraine messe sotto pressione dall’imponente apparato russo. Non secondaria, sarebbe poi l’opzione di mostrare a Putin che la Nato (Polonia, Slovacchia e Bulgaria sono stati aderenti all’Alleanza Atlantica), attraverso stati limitrofi o confinanti, non è disposta a concedere troppi vantaggi in Ucraina.

Il Sukhoi Su-25 è un aereo d’attacco al suolo e supporto ravvicinato di fabbricazione sovietica sviluppato negli anni Settanta, prodotto in più versioni e varianti (per ulteriori informazioni si rimanda a Wikipedia) e ha tra i suoi principali utilizzatori proprio l’Ucraina e la Bielorussia. Il costo per unità di prodotto è pari a 11 milioni di dollari. Il MiG-29 è una caccia multiruolo anch’esso sviluppato negli anni Settanta in Unione Sovietica dalle numerose varianti e con più riprogettazioni. Insomma, tecnologia russa contro… Nulla di stupefacente, se si pensa che attualmente l’esercito ucraino utilizza droni turchi (cioè di un altro paese aderente alla Nato) prodotti su licenza russa. La morale che se ne trae è una legge antica: non importa chi si massacra, l’importante è farlo con armi da cui si trae un profitto di ritorno in un modo o nell’altro.

 
 
 

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