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Il mondo al femminile del jazz

a cura del Baccelliere


Nel primo mezzo secolo della storia del jazz, lo spazio dedicato all’elemento femminile è stato piuttosto limitato. Significativo sotto questo aspetto il volume Jazz, la vicenda e i protagonisti della musica afroamericana, di Arrigo Polillo[1], uscito in prima edizione cinquant’anni fa nel 1975 e considerato una delle opere più importanti sulla musica afroamericana in lingua italiana. La struttura dell’opera è in due volumi, il primo dedicato alla storia del jazz e il secondo a biografie di musicisti illustri. Fra i protagonisti scelti troviamo quasi soltanto uomini. Le eccezioni sono Bessie Smith, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Tre cantanti su un totale di trentaquattro biografie.

Il dato è significativo per due aspetti: il numero sta ad indicare la considerazione di un apporto limitato, mentre l’unico ambito, il canto, sottolinea come l’apporto stesso debba essere confinato a un ruolo specifico: alle donne non erano troppo consentiti ruoli da musiciste, quasi come se si dovessero “accontentare”.


Le Artemis, solo donne

Le cose sono cambiate. Nel corso degli ultimi decenni abbiamo visto emergere strumentiste, compositrici, arrangiatrici e direttrici d’orchestra. Il gap si è colmato? Come nel resto della società anche qui si è fatta tanta strada. Non esistono più strumenti musicali appannaggio esclusivo degli uomini.

Probabilmente il jazz resta in larga parte un men’s world. Ciononostante il mondo della musica afroamericana ha visto affermarsi gruppi tutti al femminile.

Ne sono un esempio le Artemis (nella foto), che sono una band interamente composta da donne, Renee Rosnes, pianista e direttrice musicale, Ingrid Jensen, trombettista, Nicole Glover, saxofonista, Noriko Ueda, bassista, e Allison Miller, batterista. Sono americane. Hanno vinto il Readers Poll della rivista Downbeat come jazz band of the year nel 2023 e nel 2024. La loro musica poggia su una ritmica agilissima e su incroci di fiati, che sfociano in parti improvvisate di grande presa. Il loro ultimo album Arboresque, uscito a inizio febbraio, contiene esempi di coesistenza di forma e libertà [2].

In una realtà frammentata quale è quella del jazz moderno, se Polillo si ritrovasse a scrivere il suo testo farebbe molta più fatica - la contemporaneità attuale non favorisce la sintesi - ma non potrebbe che offrire uno spazio ben più ampio all’universo femminile.


Note

[1] Arrigo Polillo, avvocato milanese convertito al giornalismo, è stato uno dei padri della critica jazz italiana. Figura fondamentale nella diffusione della musica afroamericana nel nostro paese, ha pubblicato centinaia di articoli e saggi, ha organizzato decine di concerti ed è stato per diciannove anni direttore della rivista Musica jazz.

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