Alberto Trentini, 185 giorni nelle carceri venezuelane
- La Porta di Vetro
- 19 mag
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Le tensioni - vere o artificiose - che si sviluppano in Venezuela non autorizzano, purtroppo, a sperare in una rapida liberazione di Alberto Trentini, l'operatore umanitario prigioniero dal 15 novembre, 185 giorni in un carcere alla periferia di Caracas. Una ragione in più per non demordere ed insistere nella campagna di sensibilizzazione di una vicenda che lascia attoniti.
In questi giorni, infatti, il Venezuela guarda alle elezioni di domenica prossima che si preannunciano all'insegna dell'astensionismo. Sarà per questa ragione che il governo Maduro sta cercando di surriscaldare la temperatura politica con richiami a presunti tentativi di destabilizzare il Paese. Ultimo in ordine di tempo, la decisione del ministro dell'Interno, della Giustizia e della Pace, Diosdado Cabello, di cancellare da oggi, 19 maggio, tutti i voli dalla Colombia, dopo la scoperta di un presunto piano terroristico per sabotare le elezioni. In altri termini, si ha l'impressione di una chiamata di amore patrio attorno alla bandiera del regime di Maduro che da una larga partecipazione al voto si attende un ritorno di credibilità sul piano internazionale, dopo "l'archiviazione" del risultato elettorale dello scorso luglio, il cui successo è stato rivendicato dalle opposizioni, i cui leader più prestigiosi sono stati immediatamente messi al bando. E sempre oggi, il quotidiano El National ha rincarato la dose contro il governo pubblicando i dati di un nuovo sondaggio sulle intenzioni di emigrare tra i venezuelani. Secondo i dati della società di sondaggi Delphos, presentati ddi recente dal Centro per gli studi politici e di governo dell'Università cattolica Andrés Bello, circa 3,7 milioni di persone sarebbero dell'idea di lasciare il Paese a breve o medio termine.
Alberto Trentini lavora per la ong Humanity & Inclusion impegnata nell'assistenza umanitaria alle persone con disabilità. Arrestato meno di un mese dopo dal suo arrivo in Venezuela, mentre si recava per lavoro dalla capitale Caracas a Guasdualito, è stato trasferito nel carcere El Rodeo I con l'accusa (incredibile) di terrorismo.
In isolamento, ha sentito soltanto alcuni giorni fa, per la prima volta, i suoi famigliari in Italia.
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