SETTIMANA FINANZIARIA Borsa: Ferrari ai "box"...
- Stefano E. Rossi
- 28 feb
- Tempo di lettura: 4 min
a cura di Stefano E. Rossi

È stata una settimana sulle Montagne Russe quella che è trascorsa in giro per i mercati di tutto il mondo, sia per le materie prime, che per i titoli azionari. Ma le montagne non erano gli Urali della Russia di Putin. A spaventare sono state le promesse del nostro alleato americano e cioè gli incombenti dazi, pronti per esserci serviti dal Presidente Trump.
Ovviamente, in sofferenza è finita anche Milano. Volendo cercare il caso tipico di un titolo preso di mira, troviamo Prysmian (ex Pirelli Cavi), società leader mondiale nel settore dei cavi per l’energia e le telecomunicazioni. Nonostante la diffusione dei dati del bilancio consolidato 2024, piuttosto favorevoli, e delle promettenti strategie che la rafforzano sul piano internazionale, l’azione in Borsa è stata la più penalizzata. E così, per il timore dei dazi, il titolo Prysmian è dapprima stato sospeso per eccesso di ribasso, per poi chiudere venerdì sera con un sonoro -17% settimanale. Del tutto ignorate le notizie appena giunte, cioè della buona crescita del margine operativo 2024, pari al +11% e dell’utile netto, +14%. A porre la società sotto una luce negativa è stata la quota dei ricavi delle vendite negli Usa, pari a un terzo del fatturato. In questo caso, però, non si tratterebbe di esportazioni, ha precisato l’AD Battaini, che trova quindi ingiustificato il pesante giudizio dei mercati. Infatti, le vendite negli Usa provengono tutte dagli stabilimenti locali e, quindi, non sono soggette all’imposizione del dazio. È poi da considerare che, giocando d’anticipo, la società ha appena acquistato la texana Encore Wire, potenziando ulteriormente la presenza oltreoceano, già ben radicata per l’incorporazione nel 2017 del colosso General Cable. Ora, la sua struttura statunitense può contare su 23 stabilimenti e oltre 7 mila dipendenti.
Però, le lunghe spire della manovra sulle tariffe fatta da Trump potrebbero arrivare ben oltre, fino a danneggiare anche le aziende che producono sul territorio americano. A essere toccate sarebbero quelle che devono approvvigionarsi dall’estero di alcune materie prime che verrebbero colpite dai dazi, come l’alluminio, essenziale nel ciclo produttivo di Prysmian.
Sembrerebbe una conseguenza opposta agli intenti del provvedimento della Casa Bianca. Sarebbe come dire, anche stavolta, che il diavolo ha fatto le pentole, ma non i coperchi. E se le pentole erano di alluminio, allora in America era meglio se non le faceva nemmeno.
In Piazza Affari, a giudicare dai volumi complessivamente scambiati, troviamo altri due temi dominanti, oltre ai dazi. C’è la crisi del gruppo Stellantis, collegata alle vicende della holding Exor, oltre all’ormai noto Risiko Bancario, che possiamo per una volta trascurare.
Il gruppo automobilistico ha visto crollare nel 2024 i ricavi del 17%. Si è ritrovato con utile netto al lumicino, sceso del -70%, le immatricolazioni finite giù del -16% rispetto all’anno prima e una quota di mercato calata dal 18 al 15,5%.
Il titolo aveva già scontato queste notizie, ma ha continuato a scendere. Questo perché si prevede che sia ancora lunga la transizione per la ricerca del miglior CEO (l’amministratore delegato) e passeranno altri mesi per trovare chi dovrà rilanciare il gruppo nel dopo Tavares. L’ex manager, intanto, è risultato nel 2024 tra i più pagati al mondo, con compensi pari a 350 volte lo stipendio medio dei dipendenti Fiat. Sono le storture dei nostri tempi, che proliferano nell’apatia generale, probabilmente soffocata dall’indigestione di informazioni e dalle televendite dei divani, che fanno stare comodi ma ci tengono lontani dalle piazze.
Spostandoci in sfere ancora più alte, risultano quantomeno interessanti le ultime mosse della famiglia Agnelli-Elkann. Si tratta della cessione del 4% delle azioni Ferrari per un valore di 3 miliardi di Euro, dei quali uno è stato subito reimpiegato per un buyback, cioè per il riacquisto di azioni proprie per un milione di Euro. La vendita ha fatto raddoppiare le disponibilità liquide nelle casse di Exor, la cassaforte di famiglia. Poco conta, per loro, che il titolo Ferrari giovedì sia crollato in Borsa, a causa delle modalità dell’operazione scelte da Elkann. Nel dettaglio, l’azione è stata venduta a sconto, di circa il 7% sul prezzo di listino, che la quotava a 483. Il fine è stato quello di attirare gli investitori, usando un sistema che richiede tempi stretti di perfezionamento, definito tecnicamente dell’ABB, l’accellerated bookbuild, e utilizzato per lo scambio in Borsa di grossi pacchetti azionari.
Venerdì Ferrari ha chiuso a 450, quindi, circa il 7% in meno di una settimana fa.
Adesso, il tesoretto Exor è pronto per essere reimpiegato in settori promettenti. Si ritiene che verranno preferite le biotecnologie mediche e la farmaceutica, come del resto è stato ultimamente con l’acquisto delle partecipazioni di minoranza pari al 10% in Mérieux e del 45% in Lifenet Healthcare, che ha 12 sedi in Italia ed è presente a Torino con Chiros e CeMeDi.
Un inciso merita il colosso francese Institute Mérieux, la cui quota è costata ad Exor 833 milioni euro, dei quali gli ultimi 450 da versare entro l’estate. È un gruppo che si distingue per la sicurezza alimentare, la gestione di strutture ospedaliere ed è leader mondiale nella diagnostica in vitro. È presente in 27 Paesi con 100 laboratori e 8 mila dipendenti, dei quali oltre mille distribuiti tra le 17 sedi italiane. Le proprietà di maggioranza sia di Mérieux, sia di Lifenet sono in mano a gruppi familiari. Si ritiene che società analoghe a queste potrebbero attirare le future attenzioni di Exor.
Infine, torna l’attenzione su Nexi, la società leader nei pagamenti digitali. Nella seduta di venerdì si è impennata salendo in poche ore di oltre il 10%, per poi assestarsi poco sotto. È stata la reazione all’annuncio della distribuzione di buoni utili, congiunti a rimborsi di capitale per il riacquisto di azioni proprie. Un’operazione con ritorni totali a favore degli azionisti per un valore di 600 milioni di Euro, comunicata, a mercati aperti, alla presentazione dei dati di bilancio 2024.
Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli
I Tori: Leonardo +9,70%, Nexi +8,75%,
Gli Orsi: Prysmian -16,97%, ST Microelectronics -11,29%
FTSE MIB: +0,61% (valore indice: 38.655)
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