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Giuseppina Viberti, Germana Zollesi

Reddito, salute e approccio a una sana alimentazione

Aggiornamento: 14 ago 2023

di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi

Se è indubbio che, a livello complessivo, esiste una correlazione diretta tra le disponibilità economico-finanziarie e condizioni di salute, questa relazione comincia a rilevare eccezioni nelle società post industriali, dove la rincorsa a procurarsi redditi sempre più elevati, compromette le condizioni psicofisiche di molti soggetti. Viene così da chiedersi qual è il reddito che garantisce le migliori condizioni di salute? O più correttamente qual è il livello di sicurezza di poter disporre di un reddito che migliora le condizioni di salute?


Malthus e primi studi sulla salute collettiva

Le scienze economiche e sociali da secoli studiano i problemi connessi con lo stato di salute della popolazione, evidenziando come l'insufficienza di beni di sussistenza possono essere una causa, forse la principale, del generarsi delle malattie e come uno stato di salute non ottimale della popolazione poteva provocare impatti significativamente negativi sulla produttività. Si venne così a rafforzare la consapevolezza dell'interconnessione tra reddito e salute, quest'ultima valutata sia come speranza di vita media alla nascita, sia come miglioramento della qualità della vita. Pressoché univoche sono le dimostrazioni di una correlazione diretta e positiva tra il consumo sanitario e il reddito nazionale nelle società in via di sviluppo.

La pressoché totale inesistenza di impianti igienici contribuì a far sì che nell'Europa, tra il 1300 e il 1700, virulentasse la peste, provocando per secoli uno stallo nella crescita della popolazione. Non sarà molto da intellettuali ricordarlo, ma i più grandi contributi alla sanità sono dati dalla costruzione dell’acquedotto di Appio Claudio (312 a.C), dall’istituzione degli orinatoi pubblici da parte di Vespasiano (I sec. d.C.) e dall’invenzione della carta igienica da parte di Joseph Gayetty (1857).

L’aumento della ricchezza disponibile pro-capite che si andò a realizzare a seguito della rivoluzione industriale (nella prima fase invece costrinse la maggioranza della popolazione a vivere in condizioni spesso disumane) permise un miglioramento del tenore di vita e le rivendicazioni salariali portarono ad una maggiore specializzazione e ad un uso più intensivo delle macchine, defaticando il lavoro dell'uomo. Si evitò così la cosiddetta trappola malthusiana, individuata in quel circolo vizioso, per cui una crescita prolungata della popolazione comporta una diminuzione delle risorse disponibili, tali da impedire gli investimenti necessari a sostenere uno sviluppo tecnico ed economico in grado d'assicurare costantemente maggior benessere alla popolazione.

Malthus nel suo “Saggio sul principio della popolazione e la sua influenza sul miglioramento futuro della società” pubblicato nel 1798 anonimo (per paura degli effetti che avrebbe potuto provocare) presuppose come al crescere della popolazione, avrebbero dovuto essere messe a coltura terre via via meno fertili, prevedendo una progressiva miseria. Secondo Malthus era indispensabile controllare l'andamento della consistenza numerica della popolazione (quest'ultima crescerebbe, infatti, con una progressione geometrica, contro una progressione aritmetica della possibilità di crescita della ricchezza) per evitare una condizione di miseria che potrebbe portare alla distruzione dell'umanità. Contraddicendo Malthus, soddisfatti i bisogni agricoli e industriali, in questi ultimi decenni si è, invece, assistito a un costante aumento della percentuale di reddito e di persone dedite ad attività terziarie e sanitarie, con un conseguente miglioramento della possibilità di assistenza alle persone malate e, più in generale, di provvedere direttamente a salvaguardare soddisfacenti livelli di qualità della vita.

Le malattie del benessere: dal diabete allo stress

L’aumento della ricchezza, anche se con livelli di equità distributiva ancora distanti dall’essere raggiunti (e l’attuale dibattito sul reddito minimo[1], ne è una prova) ha provocato conseguenze non sempre positive che spaziano dall’inquinamento (ed i conseguenti disastri ambientali) all’aumento della mortalità di alcune categorie particolarmente impegnate nel conseguire alti livelli di reddito (l’infarto, una delle cause di morte più frequenti nella nostra società, colpisce maggiormente liberi professionisti e politici).

Anche il consumo di beni sanitari, oltre un certo limite, non produce più benessere: se nello scorso secolo a consumare farmaci erano soprattutto le classi agiate, oggi i sistemi di welfare che rendono questo prodotto facilmente disponibile, ne hanno accresciuto a dismisura i consumi, tant’è che nelle nostre società i casi di intossicazione da farmaci superano quelli da carenza. Nel consumo corretto dei farmaci il fattore dominate non è più il reddito, ma il livello culturale che permette una loro corretta fruizione.

Oggi i principali organismi internazionali, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) parlano sempre più apertamente di malattie del benessere collegate ad eccessi alimentari e di un non appropriato uso delle potenzialità diagnostico-terapeutiche-riabilitative. Dal 1980 ad oggi sono quadruplicati i casi di diabete, di cui l’obesità ne è la principale causa: si è passati, nel volgere di pochi lustri, da una nutrizione per difetto, (causa un inadeguato apporto nutrizionale, in relazione all’età e al dispendio energetico, conseguenza del costo elevato di determinati nutrienti fondamentali, come proteine animali, zuccheri e grassi) ad una nutrizione per eccesso (si pensi alle bevande a base di zucchero e all’uso di inquinanti chimici per la conservazione dei cibi) ed allo stress (dalle malattie cardiovascolari ai disturbi psicosomatici conseguenti ad uno stile di vita non corretto).

Se a queste si aggiunge l’abuso di sostanze voluttuarie (tè, caffè, sigarette, alcolici) e la sedentarietà ci si rende conto della portata del fenomeno. Incredibile è l’elenco di patologie direttamente collegate: ipertensione, arteriosclerosi, angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebri, stasi venosa, gotta, patologie autoimmuni, dolori articolari, lupus, sclerosi, tumori al colon, stomaco, seno, endometrio, cistifellea, prostata e utero etc.

Pubblicità, stili di vita e prevenzione delle patologie

E’ sempre più evidente nella nostra società la “schizofrenia” fra la pubblicità, gli stili di vita e la prevenzione delle malattie. Da un lato abbiamo campagne di prevenzione delle malattie (pubblicità progresso, ne è un esempio) e dall’altro, un continuo “martellamento” con pubblicità televisive, radiofoniche e sui giornali di cibo definito “spazzatura”, gelati e dolci particolarmente invitanti, bevande gassate e alcoliche con persone comuni belle e felici che assumono questi prodotti.

Inoltre sono sempre più diffuse su tutti i canali televisivi le trasmissioni che parlano di salute e benessere e, come contro parte, trasmissioni di cucina (dove si preparano cibi spesso molto elaborati e ricchi di grassi e carboidrati) e, cosa ancora peggiore, le sfide sui social dove in cambio di pochi soldi si cercano sfidanti per mangiare enormi quantità di cibo. Da un po' di tempo è in corso a Napoli una sfida organizzata da un panificatore a chi riesce, in 30 minuti, a mangiare 7 Kg di una pizza tipica che fornisce 7.000 calorie in cambio di 500 euro. Per ora nessuno ha ancora vinto ma gli sfidanti sono molti, soprattutto giovani dei quartieri più disagiati della città.

La risposta quindi non è da ricercare in un algoritmo che associ reddito e salute, ma dalla capacità di ogni singolo individuo di trovare un equilibrio che soddisfi le proprie esigenze, senza la pretesa che terzi soggetti decidano per lui. L'uomo non può offendere, in nome del progresso, sé stesso e l'ambiente in cui vive, ma deve assicurarsi una crescita continua e propugnabile, in grado di coinvolgere tutti i componenti di una collettività e tutti gli aspetti della vita.

È necessario un lavoro di educazione da parte delle famiglie e della scuola per insegnare ai giovani un sano approccio al cibo e alle bevande come strumento importante per la prevenzione di molte malattie.


Note


[1] https://www.laportadivetro.com/post/salario-minimo-il-ritorno-del-cnel-al-servizio-di-un-governo-confuso


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