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Quando lo 007 Sean Connery conobbe Torino

Torino accolse Sean Connory poco più di 25 anni fa per il match di Champions League Juventus-Rangers, competizione che i bianconeri di Marcello Lippi si aggiudicarono nella finale di Roma, contro gli olandesi dell’Ajax. Era il 17 ottobre del 1995. La sera successiva, i ragazzi di Glasgow sarebbero scesi in campo all’allora Delle Alpi. Una partita senza storia: quattro reti per la Vecchia Signora, il goal della bandiera per i Royal blue. Lui, sostenitore dell’indipendentismo scozzese, era un grande tifoso dei Rangers e non perdeva occasione per seguirne le vicende calcistiche. Così, il 17 ottobre, scese in uno dei più eleganti alberghi della città, a ridosso della stazione di Porta Nuova, per poi cenare insieme con alcuni amici al ristorante Del Cambio, quello preferito da Camillo Benso conte di Cavour, tra lo sguardo curioso e la tentazione di parlargli degli altri commensali. Fu così che Torino vide da vicino il primo 007 in celluloide dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà Britannica, partorito dalla fantasia dello scrittore inglese Ian Fleming con trascorsi egli stesso nell’intelligence imperiale. Salutiamo Sean Connery, morto all’età di 90 anni, personaggio unico, che aveva messo il suo fisico da mister Universo (aveva partecipato al concorso nel 1953) al servizio di una delle più grandi intuizioni cinematografiche e commerciali degli anni Sessanta che avrebbe reso straricchi i suoi produttori, Albert Broccoli e Harry Saltzman: dare vita alla saga di James Bond, dell’immaginario agente 007, attorno al quale sarebbero fiorite battute celebri, su tutte “Un vodka Martini agitato, non mescolato”, o lo stile seduttivo con cui si presenta, “Bond. James Bond”. Addio Sean, misto di fascino e di viva intelligenza. Rimarrai nell’immaginario collettivo di più generazioni l’autentico 007, quello doc, inimitabile figura per la fantasia di chi desiderava sganciarci da una vita ordinaria per entrare in quella virtuale – che per te non presentava ostacoli anche nella realtà – da protagonista. E tanti ancora ti saranno grati per come hai saputo trasformarti nei decenni sul set, governando il tempo, reggendo alla naturale usura con uno stile professionale sempre più poliedrico dando vita a nuovi personaggi e nuove situazioni, fino a conquistare un Oscar nel 1988, richiamando lo 007 del passato non per nostalgia, ma per sincero riconoscimento del tuo carisma cinematografico.

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