top of page

Punture di spillo: “Il Pnrr è la nostra linea del Piave”


a cura diPietro Terna


In Italia non c’è niente che funzioni! Non è vero, ho un caso che falsifica l’affermazione: l’UPB, ufficio parlamentare[1]di bilancio, è una meraviglia, con la produzione di documentazione tempestiva e molto approfondita.

Nella sua recente analisi[2] della congiuntura, l’UBP annuncia sinteticamente che “L’incertezza sulle prospettive dell’economia globale è aumentata rispetto alla scorsa primavera e i rischi sono sempre più orientati al ribasso. In questa cornice (…) l’Italia sembra rispondere meglio delle attese nel 2022, con una crescita del PIL del 3,2 per cento. Il prossimo anno il nostro Paese potrebbe registrare invece un brusco rallentamento”.

Commentaccio di chi scrive: era proprio il momento di provocare la crisi di governo, complimenti – in ordine alfabetico – a Berlusconi, Conte e Salvini. E non si pensi che abbia omesso Meloni per simpatia: non è nell’elenco perché nel caso non aveva (almeno in apparenza) altro ruolo che ripetere che difende gli italiani (io non l’ho chiesto, di essere difeso da lei).


Torniamo alla situazione economica corrente o, in gergo economico, alla congiuntura[3]: nel rapporto UPB si cita il World Uncertainty Index, l’indice mondiale di incertezza, che vediamo online[4] – dove il relativo calcolo è ben spiegato – o nella figura.



Dopo la crisi del 2007-2008 non è mai ridisceso sotto 12-13mila; con la pandemia è schizzato a quasi 60mila; è ridisceso a 12mila, ma negli ultimi tre trimestri è vistosamente risalito a 30mila. Le motivazioni sono più che chiare, con il conflitto mondiale latente e poi esploso, vittima sacrificale l’Ucraina. Con la nostra crisi politica certamente faremo salire l’indice del prossimo trimestre.

Sullo sfondo, per noi, sta il destino del PNRR. In questo inizio di campagna elettorale a alta velocità, di PNRR si parla pochissimo. Eppure proprio dalla possibilità di replicare il successo delle prime due verifiche gestite da Draghi, dipende in gran parte il risultato economico del 2023, che abbiamo visto in forse.


Come si legge in una inchiesta molto approfondita pubblicata dal Sole 24 Ore del 31 luglio, “La centralità del PNRR nasce da due ragioni principali. La prima è strutturale, perché agli investimenti del Piano tocca il compito di rafforzare la crescita potenziale italiana spingendola lontano da quella stagnazione ventennale a cui può tornare in fretta se si affida solo a edilizia e servizi il rimbalzo post-pandemico. La seconda è più immediata: perché a quel contratto che prevede fondi europei in cambio di riforme italiane sono collegate le rate del Recovery. Tra prefinanziamento e prima rata l’Italia ha ricevuto 45,9 miliardi. Altri 21 sono in arrivo per gli obiettivi raggiunti a giugno. Ne mancano 124,6. I primi 19 sono previsti con la terza rata, in calendario a inizio 2023 se l’Italia centrerà anche gli obiettivi del secondo semestre di quest’anno. Sono 55 (…) in un’agenda fittissima che va dalla giustizia tributaria alla spending review, dalla digitalizzazione della Pa fino a istruzione e salute”. Ribadisco: era proprio il momento di provocare la crisi di governo!


Un esempio, di quanto sia importante non disperdere lo sforzo di rinnovamento avviato, viene ancora dall’UPB, con una nota[5]su “Il PNRR e la sanità: finalità, risorse e primi traguardi raggiunti”, ricchissimo di tabelle e di analisi sul rinnovamento avviato, affrontando anche il nodo importantissimo del “dopo”. Una critica ricorrente è stata e sarà, soprattutto da parte di chi non si impegna a affrontare il problema: con in PNRR facciamo gli investimenti e poi non avremo le risorse per utilizzarli. Nel documento si affronta proprio quel problema, in modo costruttivo.


Congiuntura e struttura, dunque. Sullo sfondo, per l’Italia, una società che solo in parte si riconosce nei partiti, ma fa pochissimo per cambiarli o crearne di nuovi. Tecnicamente è possibile, e non come semplici sigle. Ci sono riusciti prima Berlusconi e poi Grillo, destando aspettative tra loro molto diverse, ma in entrambi i casi senza meritare la fiducia chi li ha votati. Chi può impegnarsi ora? La mia risposta convinta è che solo i giovani possano avere successo. Dobbiamo incoraggiarli ed è un compito specialissimo per i movimenti civici che fioriscono in molte realtà, con attenzione alla politica locale, ma possono anche guardare più lontano.

Certo il contesto non aiuta, a iniziare dal mondo imprenditoriale dove, accanto a un innovatore come Leonardo Del Vecchio, pianto dai dipendenti e dai cittadini del suo territorio che ben sanno quanto gli devono, si affianca la non commendevole fuga definitiva dall’Italia del gruppo Agnelli, che invece sembra avere dimenticato quanto deve al nostro paese.


Non scoraggiamoci e propongo un esperimento, su cui ritornerò: leggere in modo positivo i programmi dei partiti. Non riuscirò a farlo con serenità[6]nei confronti di tutti, ma ci proverò. Il principio da tenere presente è che si può sempre ripartire. Un esempio molto bello è quello del Cirque du Soleil, dato per travolto dal fallimento e invece rinato[7], quasi con la forza dalla sua “Allegria”, emblematica[8]melodia.


6 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page