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Punture di spillo: "Abbiamo un dovere, dare un futuro a Torino"

a cura di Pietro Terna


L’Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, ha segnalato[1] che per la nostra regione l’agosto 2024 è il «secondo mese di agosto più caldo dopo il 2003». In particolare, a Torino le ondate di calore sono state tre, l’ultima a fine mese, pochi giorni fa. Ora è passata, ma non è invece passata l’ondata di preoccupazione che investe i torinesi sensibili al futuro della società e dell’economia della città, con la sua cintura industriale o “già industriale”.

Di Torino ha scritto, con estrema chiarezza, Beppe Borgogno, qui nella Porta di Vetro. [2] Un articolo da leggere con attenzione, da cui riprendo due passaggi. Il primo, sulla macchina comunale:

(…) avere rimesso “a posto” la macchina comunale è certamente un merito che il Sindaco fa bene ad attribuirsi, ma che  rimane poco più che virtuale se non si traduce in effetti positivi visibili dalla città. Pensare di fare, o quasi, con poco più di 7.000 dipendenti, ciò che la città faceva con più di 11.000 (dallo sfalcio dell’erba alle Olimpiadi) rischia di essere inutilmente frustrante. Più che di una riorganizzazione della “macchina” forse c’è bisogno di aggiornare le priorità.

 Il secondo, dove si auspica:

(…) da una parte, forse, la ripresa del dibattito sul futuro dell’auto; dall’altra la città che può cambiare anche attraverso le opere (grandi e piccole, materiali e immateriali) in programma, col PNRR e non solo. Se è così, c’è abbastanza materiale per riaprire, finalmente, una riflessione sul futuro della città, sugli indirizzi strategici da darle, sulle vocazioni da salvare e coltivare, e su quelle da scoprire. Un po’ come è successo verso l’inizio degli anni ’90, per durare qualche lustro.


Quindi il Sindaco «non si limiti (…) a fare il preside che rimprovera gli insegnanti», come parrebbe in un articolo dal titolo “Lo Russo striglia gli assessori”, [3] comparso sulle pagine cittadine della Stampa del 30 agosto, ma «intervenga anche sulle cose antipatiche, che sappia sottolineare le responsabilità e discutere di come correggere ciò che non va».

Futuro e auto: certo il futuro remoto della città e della sua area non sarà quello della produzione di autoveicoli, ma nel presente e nel futuro prossimo quella produzione, che coinvolge ingegneria del veicolo, stile, innovazione tecnologica, qualità e progresso delle produzioni indotte, competenze professionali dei lavoratori, non può essere messa in secondo piano. Il Comune, il Sindaco, hanno piena titolarità per pronunciarsi sulla questione Stellantis, che ha qui non solo le radici di una quota importante dei partecipanti al suo capitale, tramite la famiglia Agnelli, ma anche un ingente patrimonio di aree e di immobili che immagino non sia contabilizzato a zero nel patrimonio sociale. Su quelli, l’azione dell’amministrazione locale può essere particolarmente cogente, nella valorizzazione come nell’esproprio per pubblica utilità, giustificato dal possibile riuso.

Il futuro non si disegna a tavolino, ma si discute tra grandi componenti sociali, economiche e politiche della città, guardando alle associazioni economiche e sociali, ai sindacati, all’Università e al Politecnico con il loro patrimonio di conoscenze e con la vitalità dei loro studenti, molti dall’esterno, qui ad arricchire la vita cittadina. Certo, conta molto il turismo, ma può essere una componente importante, non la colonna che sorregge la società di un’area cresciuta a dismisura per un passato di grande concentrazione produttiva. Vale la pena ricordare a Stellantis che Torino, per decenni città povera in quanto prevalentemente operaia, operosa e un po’ grigia, ha consentito alla Fiat la sua grande parabola. Però la Fiat non ha fatto ricca Torino: l’ha invece fatta crescere oltre misura. Agostino Canonica, manager Fiat, tutor di Umberto Agnelli, presidente della Lancia, racconta in un libro[4] come lo stesso Vittorio Valletta avesse ben compreso, già nel 1951, che l’ampliamento della Fiat doveva avvenire nel Mezzogiorno; invece, ancora nel 1968, con conclusione nel 1971, nacque l’insediamento da 18 mila dipendenti a Rivalta, nella cintura torinese e la Fiat a Torino superò allora i centomila dipendenti diretti.

Nessuno immagina di ripetere quella parabola, possibilmente senza eccessi, ma evitare una uscita totale dal settore, e per di più accelerata, è una necessità. Intanto parliamo di nuove realizzazioni, in tutti i campi, concentrando l’attenzione sulla grande innovazione e su quella intermedia.

Grande innovazione: l’emblema è https://ai4i.it, AI for Industry, come recita il sito web della iniziativa nazionale insediata a Torino e guidata dal prof. Fabio Pammolli, «AI4I is set to engage and empower gifted, entrepreneurial, young researchers who commit to produce an impact at the intersection of science, innovation, and industrial transformation».[5] L’uso dell’inglese non è una forma di esibizionismo, è una stringente necessità in un campo assolutamente globale. Una realtà assai importante, con cui AI4I certamente collaborerà a Torino è il settore dell’areo-spazio, presente con importanti realtà ad iniziare da Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), con il progetto della Città dell'Aerospazio e con l’opera attenta dell’associazione[6] DAP, evoluzione del precedente Comitato Distretto Aerospaziale Piemonte.

Innovazione presente anche nelle medie e piccole realtà produttive, in particolare con l’intelligenza artificiale, o in slanci verso il futuro dei mezzi di trasporto con TUC Technology,[7] di cui è confondatore Sergio Pininfarina, figlio e nipote di due grandi personaggi: il padre Andrea e il nonno di cui porta il nome.[8]

Per comprendere quello che sta succedendo ci aiuta un quaderno appena pubblicato da Mauro Zangola, valente studioso della realtà sociale ed economica di Torino e del Piemonte, per tanti anni responsabile dell’Ufficio studi dell’Unione Industriale, non ancora Industriali, di Torino. Con «Torino: i “luoghi” con maggior disagio sociale. Una città divisa in due»” [9] Zangola ci mostra, anche grazie a chiarissimi cartogrammi, la differenza nettissima tra Torino Nord e Sud, con il “muro” sin troppo visibile di corso Regina Margherita.

Nelle figure abbiamo la rappresentazione della disoccupazione e quella dell’indice aggregato di disagio sociale, ma tutto il quaderno è da esaminare con attenzione.

Una delle leve che il Comune deve mettere in azione per affrontare le ragioni che rendono così difficile la vita a Torino Nord è il Piano regolatore generale, ora in revisione. Servono delle idee profondamente innovative all’interno della città. Riporto un esempio emerso nella campagna elettorale per la scelta del sindaco nel 2021: il candidato Paolo Damilano, un po’ ingloriosamente sparito dalla vita politica cittadina, lanciava l’idea di una metropolitana sopraelevata ad anello, capace di connettere le periferie e i raggi già operanti verso il centro; una connessione dotata di stazioni di quartiere dove localizzare servizi pubblici o di rango elevato. L’idea fu accolta con superficialità e anche ironia, mentre era una proposta dirompente. Altre idee? Il premio alla più innovativa sarà uno “spillo” dedicato.

Ho dialogato con l’intelligenza artificiale di ChatGPT su questi argomenti e invito a leggere il resoconto.;[10] Qui riporto l’elemento più interessante, solo apparentemente fuori contesto: «(…) emerge la necessità di un maggiore confronto e condivisione tra l'amministrazione e i cittadini. Questo può migliorare la trasparenza e l'efficacia delle politiche pubbliche, creando un senso di comunità e partecipazione attiva». Una piccola scossa.

Anche il piccolo baccelliere di musica, che conclude da par suo gli “spilli”, ci dà una scossa. Il rock si alimenta di eroi. Uno dei suoi più grandi eroi è Bruce Springsteen.

Su Springsteen pesa un equivoco. Il suo successo planetario, quello di massa almeno, venne con Born in the USA[11] nel 1984. Il disco fu equivocato. Interpretato come una apologia dell’American dream, era in realtà una critica feroce ed amara del suo tradimento. Una denuncia dell’America di Reagan, il cui spirito edonista non aveva fatto i conti con i reduci del Vietnam, la disoccupazione, la disperazione di chi cercava rifugio nelle sostanze stupefacenti. Tutto ciò aveva gettato nel tritarifiuti della storia una generazione di losers, sconfitti, perduti e disadattati. Per comprendere a pieno la poetica di Springsteen bisogna però fare un passo indietro di un paio di anni. Atlantic City[12] è il brano simbolo del suo album più intimo, Nebraska del 1982. Il protagonista è un uomo preda dei debiti, che accetta di compiere un’azione per conto della criminalità organizzata per cercare di dare una svolta alla propria vita. È una sorta di eroe tragico. La sua scelta non nasce per comodità. Gli mancano le alternative. È espulso dal lavoro. Ai margini della società. Non ha futuro. Cercare un futuro per le nostre città, per il nostro paese, è un dovere.


Note

[2] Torino, tra analisi e "sferzate" la nuova consapevolezza del sindaco Lo Russo, https://www.laportadivetro.com/post/torino-tra-analisi-e-sferzate-la-nuova-consapevolezza-del-sindaco-lo-russo 

[4] A. Canonica (1978), Imprenditori contestati, Franco Angeli, pp. 45-46.

[5] AI4I si propone di coinvolgere e potenziare giovani ricercatori dotati e intraprendenti che si impegnano a produrre un impatto all'intersezione tra scienza, innovazione e trasformazione industriale.

[10] Il dialogo integrale con ChatGPT sta a https://terna.to.it/TorinoChatGPT20250802.pdf 

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