Osservando i nostri tempi
- Domenico Cravero
- 3 giorni fa
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Affettività e nuova concezione dell'autorità nell'adolescenza
di Domenico Cravero

La crescita e la stabilizzazione delle persone, nell’adolescenza come anche nell’età adulta, presuppongono sia la personificazione sia la socializzazione. Si reggono esattamente sul loro equilibrio, su una reale integrazione della valorizzazione della persona e della autostima. Mi sembrano importanti due condizioni familiari e interpersonali per creare e mantenere questo equilibrio: l’affettività e una nuova concezione dell’autorità.
Un ambiente affettivo, profondo, stabile e sicuro, aiuta ad assorbire anche le temporanee cadute regressive degli alti e bassi della crescita. Sentendosi accettato e amato, l’adolescente controlla la sua naturale ribellione e si lascia guidare. C’è bisogno però di adulti attenti, competenti e capaci di parlare con loro di tutto, in particolare quando in gioco c’è la concezione della vita e la visione di se stessi.
Gli interventi che valorizzano le qualità e le capacità del figlio sono sempre positivi. Gratificazioni e riconoscimenti che premino il figlio, indipendentemente dai risultati ottenuti sono sempre inopportuni, se non negativi, così come non sono educativi se essi non sono proporzionati alla verifica delle responsabilità affidate e all'impegno dimostrato. Il contatto fisico e la vicinanza emotiva sono molto stimolanti e trasmettono un valore simbolico ben più importante della consistenza materiale del premio. La sincerità e la genuinità del linguaggio del corpo, fatto di abbracci, sguardi, sorrisi, strette di mano, riscattano la dipendenza che la gratificazione materiale tende ad instaurare, e rinforzano i comportamenti adeguati. Gli incoraggiamenti debbono essere orientati alla persona ("sei stato bravo in quello che hai fatto!"), mentre i rimproveri vanno rivolti alle azioni specifiche e non alla totalità del comportamento (non intervenire con frasi come: "sei un fallito!", "sei un egoista", "non smetterai mai di essere sregolato" piuttosto: "è stato sbagliato quel tuo comportamento!"...).
I richiami e le osservazioni correttive, formulate al momento giusto, proporzionate alla gravità del fatto compiuto, aiutano e stimolano il figlio nel cammino dell'autonomia e lo fanno crescere alla fiducia in sé, a condizione che i genitori non pretendano dal figlio più di quanto lui possa realisticamente dare; diversamente hanno effetti distruttivi. Le istituzioni (come la famiglia) e l’autorità (come quella degli insegnanti) devono essere onorate per resistere alla relativizzazione dell’individualismo di oggi.
I valori immateriali devono essere resi evidenti e credibili per reggere alla competizione delle gratificazioni concrete immediate. Nella società delle libertà si è creato un vuoto, una crisi inedita dell’autorevolezza e della legittimità dell’autorità. I genitori, pur sapendo di dover educare, non riescono a farlo. Vorrebbero essere amati, non temuti. Si sentono come obbligati ad assecondare le richieste dei figli, nel timore che, diversamente, non si sentirebbero amati.
Per essere convincenti, le parole devono diventare “piene”, importanti, “sacre”, confermate cioè dalla testimonianza di chi le pronuncia. Sta emergendo una nuova idea di autorità che vigila su ogni abuso e cerca di superare l’ambiguità del potere paterno. Non si nascondono i comportamenti sbagliati dei figli e si cerca di non diventare complici di parole e agiti violenti. L’autorità è rinforzata non dal tono di voce né dall’imposizione del ruolo né dalla provocazione del timore. È invece sostenuta dall’esercizio della responsabilità, scegliendo scrupolosamente i mezzi adeguati. Il miglior modo per esprimere autorità non è di esibirla ma è mostrarsi determinati nel compimento della responsabilità.
La nuova autorità si esercita più difficilmente da soli. Ogni genitore ha bisogno di ricevere supporto e strumenti dalla propria rete educativa. La forza dell’autorevolezza, che è ciò che fa crescere (augere), deriva dal gruppo che supporta il genitore, interviene in casa e agisce a nome di tutta la rete. La nuova autorità s’ispira al suo principio fondamentale: “massima cura e minimo controllo”, per questo il buon rapporto con l’autorità è fondamentale per l’autostima.
Il controllo è una forma di supervisione oppressiva e fondamentalmente spersonalizzante. Il monitoraggio è la forma di presenza più efficace. Pazienza e silenzio possono trasmettere determinazione e potere personale. Se si resiste alle sfide senza esplodere e non si cade nell’escalation provocata dai figli, si dà prova di avere solide basi: “Non posso costringerti ma ti tengo d’occhio e resisto al tuo comportamento negativo” (Omer H.).
C’è una nuova autorità da esercitare anche nella comunità civile e nella scuola. Si regge sugli stessi presupposti. I suoi benefici sono però ben più ampi e consistenti. Si passa, con pazienza e determinazione, dall’Io al Noi, collegando insieme le famiglie, i corpi intermedi della società e tutte le istituzioni del territorio, per estendersi fino alle aggregazioni informali delle strade e delle piazze.
Nelle famiglie, nelle scuole, nelle imprese e nella società occorre introdurre una diversa concezione dell’autorità, democratica, circolare e testimoniale. Troppa vigilanza porta alla paralisi, poca sorveglianza, invece, porta all’abuso della libertà individuale. L’equilibrio si trova nella zona mediana tra rigidità e caos. Non si può delegare ogni cosa all’imposizione della legge e, meno ancora, alla società automatica.
La cura presuppone l’incontro interpersonale. S’incontrano così la sensibilità e le scoperte delle giovani generazioni che considerano l'amicizia (e non il profitto) il valore più importante; vogliono una vita piena di emozioni ed esprimono, così, il desiderio di gustare intensamente la vita, cioè le relazioni.












































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