Osservando i nostri tempi
- Domenico Cravero
- 19 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Se "amore" diventa una parola inaffidabile
di Domenico Cravero

È riconosciuto che la sfida dell’adolescenza si gioca in gran parte nello stimolare e nell’accogliere la capacità narrativa dei ragazzi. L’adolescente ha bisogno di inventare e di ascoltare storie capaci di dare significato ai cambiamenti del corpo, della mente e degli affetti che sta vivendo. Attraverso il suo racconto può così stabilire delle relazioni vere tra i pari e con il mondo degli adulti (se lo sanno ascoltare).
Imparare ad ascoltare ed esercitarsi a raccontare costituiscono le basi operative dell’apprendere a pensare. Teatro, poesia, danza, musica, immagine, sono espressioni creative che possono riscattare le persone dalla materialità del consumo superficiale, possono rialzare dalla rassegnazione. La consapevolezza di sé e del mondo non cresce solo attraverso l’introspezione individuale, ma anche osservando se stessi e gli altri in azione. La presentazione di sé, insieme e di fronte agli altri, è un’affermazione personale e, insieme, un atto riflessivo, cioè una crescita di consapevolezza.
Domande inquietanti assillano i giovani quando pensano al futuro e non trovano risposte: “Che ne sarà di noi? Quale posto troveremo nella società? Sopravvivremo alla distruzione dell'ambiente? Come sentirci sicuri a casa propria? I nostri amori dureranno? Riusciremo mai a cambiare le cose?”.
Dalla speranza alla totale impotenza
La fiducia nelle istituzioni regredisce, i legami si allentano e non riescono più a liberare le persone dalle loro solitudini. “Amore” è diventata una parola inaffidabile. Viviamo tempi in cui è evidente la caduta della speranza e la perdita della fiducia nelle istituzioni. In un mondo scombussolato da cambiamenti imponenti e radicali, e da eventi drammatici (guerre, minacce ecologiche e sanitarie) che non si riescono ad affrontare, si è rapidamente passati dalla speranza di costruire la storia, alla sensazione di una totale impotenza. Al crollo degli ideali di progresso e di civiltà è subentrata la convinzione opposta di un presente pieno di rischi e di pericoli, che lascia poco spazio all’ottimismo. Il fascino delle cose concrete ha buon gioco a imporsi anche perché la fragilità dei legami, indeboliti a loro volta dalla vita materiale, non sostiene in modo sufficiente l’autonomia personale. La direzione è cercata non in un futuro migliore, ma nell’attesa di un “qui e adesso” invitante e godibile, tentando la fortuna, aspettando l’evolversi degli eventi.
Alla ricerca di luoghi rigenerativi
Strade e piazze, supermercati e locali d’intrattenimento, oratori e campi da gioco, pub e giardini non sono solo i luoghi dell’incontro e della socializzazione, sono anche il teatro in cui la vita individuale e sociale è rappresentata e personificata nella sua inestricabile complessità. Il dissenso, il contrasto, la divergenza possono essere espresse e diventare protesta, per rendere chiara, innanzitutto ai protagonisti, la consistenza del disagio personale, la natura della propria divergenza, la rilevanza della propria storia.
Un’esperienza vissuta non è mai veramente completa finché non è raccontata e rappresentata. Gli adolescenti sanno di possedere una grande energia. La noia, che essi sperimentano e ostentano, più che un ritiro dal mondo, forse, più precisamente, è la ribellione dell’intelligenza per il sottoutilizzo delle sue risorse o per l’esiguità degli scopi per i quali applicarsi. Se, a volte, appaiono distratti, disconnessi, come se abitassero in un mondo a parte, forse è solo per sfuggire alla complessità insopportabile della vita, nel tentativo di cercare una momentanea sospensione dalle tensioni quotidiane e dagli obblighi della prestazione in ogni ambito della vita. Servono luoghi generativi in cui i vissuti possano essere trasformati in comportamenti, il malessere in comunicazione, la delusione in partecipazione, il dissenso in azione.
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