Osservando i nostri tempi
- Domenico Cravero
- 1 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Il bisogno di raccontare sé stessi degli adolescenti
di Domenico Cravero

Il libro della professoressa Sabina Licursi e della ricercatrice Emanuela Pascuzzi, Università della Calabria: Prendere parte (Donzelli, 2024) è un esempio riuscito di come si possono ascoltare gli adolescenti. La Ricerca Intervento che descrivono e di cui riportano i risultati è un progetto, organizzato in ogni particolare per cogliere le capacità di produrre una cultura dei pari e partecipare alla costruzione della realtà sociale territoriale. Non si ferma però al “fare per” loro ma cura soprattutto il “fare con”. Nel tentativo di coniugare socialità e solidarietà, le autrici individuano il peggiore antagonista nell’individualismo avanzato. Sono identificate quattro aree per promuovere la cultura della partecipazione degli adolescenti: l’attenzione civica (sensibilità verso temi di interesse generale); l’impegno civico (discussioni e attività associative); l’attivismo (mobilitazione per influenzare); la partecipazione istituzionale (ruoli in contesti).
Gli adolescenti hanno bisogno di raccontare sé stessi, di rappresentarsi. Nel gruppo imparano a dire la loro, a prendere posizione. Nella loro frequentazione apprendono la partecipazione, che è un’opera cognitiva ed emozionale insieme: pensare e sentire il mondo. Cognizioni ed emozioni sono indisgiungibili nella partecipazione. Nei focus group, la discussione si sviluppa in seguito a uno stimolo iniziale (filmato). I world cafè sono invece un laboratorio di comunicazione civica. La pratica sportiva facilita la capacità di relazionarsi, mentre il volontariato giovanile esplora i diversi tratti dell’identità e aiuta a riflettere su valori e norme; è precursore dell’impegno adulto. Gli adolescenti chiedono di essere riconosciuti per la loro capacità di stare al mondo da agenti. Questo loro stare insieme va sostenuto localmente perché la loro città (il loro paese) sia un territorio da abitare e non solo un luogo da attraversare e consumare. Se “si sentono parte” possono prendersene cura. La Ricerca Intervento permette ai ragazzi di contare, di avere peso, di mettere alla prova il proprio senso di efficacia, l’agency dei loro talenti.
A scuola e fuori, scuola, famiglie e istituzioni possono collaborare mediante in attività mirate per nuove pratiche del welfare, dove il fatto territoriale definisce i modelli educativi e di formazione sociale. Attraverso lo sviluppo di competenze cognitive, relazionali, sociali si può realizzare un bilancio partecipativo per avviare l’educazione alla cittadinanza digitale, per promuovere il data journalism, per mantenere il monitoraggio civico e far emergere leadership giovanili. Le cose del mondo diventano interessanti quanto più sono discusse con amici e coetanei. Più si diffonde la complessità sociale, la varietà e il pluralismo delle opinioni, più gli adolescenti devono essere accolti in un ambiente relazionalmente caldo: nel gruppo possono imparare a parlare in pubblico, a prendere posizione, a restare in buoni rapporti anche con chi non la pensa come loro, gestire difficoltà e conflitti.
A scuola, gli studenti possono esercitarsi a comunicare, a mettersi nei panni altrui; possono simulare giochi di ruolo, imparare a come si reagisce davanti al bullismo, come ci si comporta davanti alla illegalità. Possono apprendere la partecipazione, pensare e sentire il mondo, pronunciarsi sulle questioni oggi sensibili: l’ecologia, la sessualità, i temi dei diritti e della legalità. Il processo d’identità degli adolescenti attraversa una fase di definizione. Le nuove generazioni sono poco ideologiche ma piuttosto pragmatiche: per loro contano i fatti. Partecipare è un grande aiuto per promuovere ed educare la loro autoefficacia, quella che muove l’azione. Gli adolescenti si sentono immaturi e incapaci perché non trovano gli spazi e il sostegno educativo per orientarsi. Parlare è ciò che consente di formarsi, cambiare, immaginare il futuro. Anche le esperienze associative diventano occasioni per sperimentare l’impegno civico; preparano azioni prosociali come occasioni per addestrare sensibilità civiche. Sono importanti anche i contributi di allenatori e catechisti, per far crescere la sensibilità verso ambiente, immigrati, discriminazioni di genere. Occorre sostenere la partecipazione e la cittadinanza attiva degli adolescenti. La comunicazione online non è sufficiente. Non è vero che le ragazze e i ragazzi sono fuori dal mondo, sconnessi, lontani, indifferenti. Se riconosciuti, sanno essere attivi.













































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