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Olga Kolobova, la spia che venne dalle “Ande”



di Renato Caputo




Olga Kolobova è l’agente del GRU[1] che ha trascorso dieci anni in Europa fingendosi una designer di gioielli peruviana con le false generalità di Maria Adela Kuhfeldt Rivera. La sua identità di copertura è stata svelata oggi da un’inchiesta giornalistica.[2]


Il nuovo capitolo dello spionaggio russo in Italia


Il GRU ha commesso un primo errore nella creazione della falsa identità di Olga Kolobova. Nel mese di agosto 2005, l'Ufficio del Registro Civile del Distretto di Independencia a Lima, in Perù, ha ricevuto la richiesta di una donna che, tramite i suoi avvocati, chiedeva il proprio inserimento nella banca dati nazionale. La richiedente, qualificandosi con il nome di Maria Adela Kuhfeldt Rivera, aveva trasmesso, a supporto della propria richiesta, un certificato di nascita, datato 1° settembre 1978, dell'anagrafe nella località balneare di Callao. Il funzionario incaricato della pratica ha però chiesto ulteriori elementi informativi a conferma della richiesta.

Gli avvocati hanno presentato, come documento integrativo, un certificato di battesimo della parrocchia Cristo Liberador di Callao. In base a tale certificato Maria Adela risultava nata il 1° settembre 1978, ed era stata battezzata il 14 settembre 1978. Quel certificato di battesimo però si è rivelato un falso. Chi lo aveva prodotto aveva commesso un errore grossolano, in quanto la diocesi di Cristo Liberador era stata fondata solo nel 1987, nove anni dopo il presunto battesimo. Per questo motivo il Ministero della giustizia peruviano ha deferito il caso all'ufficio del pubblico ministero definendolo un "crimine contro la sicurezza e la fede pubblica".[3]

Nonostante il tentativo fallito di dare una copertura “autentica” alla cittadinanza peruviana, il GRU inspiegabilmente non ha creato una nuova storia di copertura, probabilmente ritenendo che il governo peruviano non avrebbe reso pubbliche tali informazioni. Con queste generalità, quindi, “Maria Adela” ha ricevuto il suo primo passaporto russo nel 2006.

Il secondo errore commesso dal GRU è stato proprio quello di rilasciare un passaporto a "Maria Adela" con la stessa serie numerica di quelli rilasciati ad altri dipendenti dell’intelligence militare agli ordini del Cremlino, coinvolti nel tentativo di avvelenare, con il gas novichok, Sergey Skripal e il produttore di armi bulgaro Emilian Gebrev.


È difficile stabilire esattamente quando “Maria Adela” sia apparsa in Europa, ma a giudicare dalle sue foto presenti sui social di altre persone, risulterebbe stata a Roma e a Malta tra il 2009 e il 2011. Nel febbraio del 2011, in particolare, "Maria Adela" viene in Italia per studiare gemmologia all'Università di Roma. Successivamente si reca nel Regno Unito per un viaggio di studio connesso con il fashion design. Subito dopo essersi trasferita a Parigi, ha registrato il proprio marchio di gioielli in Francia con il marchio Serein. Da quel momento in poi, la copertura aziendale ufficiale di “Maria Adela” è stata la società di gioielli.

Nel luglio 2012 ha sposato un uomo con triplice cittadinanza (italiana, ecuadoriana e russa). All'inizio del 2013, Maria Adela registra la propria azienda in Italia, Serein Srl, il cui scopo era la produzione e il commercio di gioielli e beni di lusso. Altra circostanza “oscura” nella parentesi italiana della spia russa la morte del marito, avvenuta a Mosca del marito il 13 luglio 2013, all'età di soli 30 anni.


Contatti NATO e Marina Usa a Napoli


Grazie al ruolo di segretaria che si è ritagliata in seno al Lions Club Napoli Monte Nuovo, “Maria Adela” è riuscita ad entrare in contatto con molti ufficiali della NATO e della Marina degli Stati Uniti a Napoli. Nel periodo di frequentazione, ha visitato le case di alcuni di loro ed ha partecipato a molti eventi pubblici, inclusi i balli annuali della NATO e del Corpo dei Marines degli Stati Uniti.


Dopo che le indagini su "Petrov" e "Boshirov" ne hanno svelato l’identità, "Maria Adela" che aveva il passaporto con il numero seriale immediatamente successivo ai loro, è volata a Mosca per l'ultima volta senza avere il tempo di spiegare nulla ai suoi conoscenti europei. L’inchiesta non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici.

A marzo dello scorso anno c’era stato il caso dell’Ufficiale della Marina Militare italiana, Walter Biot il cui arresto è stato il momento culminante di un’operazione anti-spionaggio condotta dall’Agenzia Informazioni Sicurezza Interna, con il supporto dello Stato Maggiore della Difesa e del Reparto Operativo Speciale dell’Arma. I due militari russi coinvolti nella vicenda (Alexey Nemudrov e Dimitri Ostroukhov), in quanto in servizio presso l’Ambasciata della Federazione Russa a Roma, sono stati immediatamente espulsi godendo di credenziali diplomatiche, mentre il Capitano di Fregata Walter Biot è stato tratto in arresto e rischia un doppio ergastolo.


Un caso tutt’altro che isolato

In Italia, oltre il caso Biot, ce ne sono stati molti altri rimasti sottotraccia. Tale circostanza è stata recentemente confermata anche dal COPASIR, che ha evidenziato come “la vicenda Biot è un chiaro esempio del metodo di avvicinamento a soggetti appetibili operato dai servizi russi che è caratterizzato soprattutto nello status degli officer presenti nei vari paesi occidentali. Questi officer sono tutti o quasi coperti da status diplomatico e in genere tendono ad infiltrare le istituzioni. Cercano anche aspetti economici, sebbene in termini forse un po’ più residuali rispetto ai cinesi, ma sono soprattutto orientati alla ricerca informativa nell’ambito istituzionale, grazie anche al loro status, che li porta ad avere frequentazioni pubbliche”.


Solo alcuni mesi fa, il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri italiano aveva convocato alla Farnesina l'Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey RAZOV, per notificargli la decisione del Governo italiano di espellere 30 diplomatici russi in servizio presso l'Ambasciata in quanto personae non gratae. Le persone “espulse” operavano ufficialmente nei tre settori in cui si dividono le attività della Rappresentanza diplomatica: Difesa, Commercio ed Amministrazione.

Da quanto era emerso gli incarichi dichiarati al momento della richiesta di accredito presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano sarebbero stati semplicemente una copertura. Per l’AISI erano in effetti incaricati di muoversi in vari ambiti istituzionali italiani o nei rapporti con altre rappresentanze diplomatiche, con il duplice obiettivo di carpire informazioni o agganciare persone che potessero fornire notizie utili agli interessi della Russi. In alcuni casi, attraverso l’incarico ufficialmente ricoperto, si sarebbero mossi per interagire con imprese operanti in settori strategici per il nostro Paese.[4]


Il caso, recentemente divulgato, relativo ad Olga Kolobova, alias Maria Adela Kuhfeldt Rivera, che è riuscita ad entrare in contatto con figure chiave dell’Alleanza Atlantica e della Marina statunitense di stanza a Napoli è di per sé sufficientemente grave e deve essere di monito per tenere sempre alta “la guardia”.




Note



[1] Il Glavnoe razvedyvatel'noe upravlenie (in russo: Главное разведывательное управление?) o GRU "GP", traducibile in italiano come Direttorato principale per l'informazione, è il servizio informazioni delle Forze armate russe.

[2]L’inchiesta è stata condotta dal quotidiano La Repubblica insieme al sito investigativo Bellingcat, a The Insider ed al settimanale tedesco Der Spiegel.

[4] Renato Caputo, “Federazione Russa: violazioni dello status diplomatico e contromisure”, Rivista trimestrale Il diritto penale della globalizzazione, Fascicolo 1/2022, Pacini Giuridica, ISSN 2532-8433

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