top of page

Nel ricordo di Carlo Alberto dalla Chiesa

Aggiornamento: 4 set 2022


di Michele Ruggiero


Alle ore 21,10, secondo il rapporto della Questura, del 3 settembre 1982, Cosa Nostra eliminava in un agguato teso in via Carini a Palermo il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa. Nella sparatoria, i sicari uccidevano, sventagliando raffiche di kalashnikov anche la moglie del prefetto, Emanuele Setti Carraro, che viaggiava con lui nell'auto, una A112, e ferivano a morte l'agente di polizia Domenico Russo che li seguiva su una Alfetta di servizio. Il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa avrebbe festeggiato il suo 62 compleanno il 27 dello stesso mese; la moglie e il poliziotto erano prossimi a compierne 32.


Il generale dei carabinieri, che aveva sconfitto il terrorismo, era stato inviato dal governo nel capoluogo siciliano per contrastare la mafia, all'indomani dell'omicidio dell'onorevole Pio La Torre, segretario del Pci locale, ucciso a Palermo il 30 aprile dello stesso anno con il suo uomo di fiducia Rosario Di Salvo. Pio La Torre era firmatario di una proposta di legge nel 1980 per il contrasto alla criminalità organizzata che prevedeva il reato di associazione mafiosa e il sequestro dei beni per l'accusato del reato. Le norme, integrate da alcune proposte dell'allora ministro dell'Interno Virginio Rognoni (a sinistra nella foto in basso con dalla Chiesa) sarebbero diventate legge (cui non è estranea l'emozione suscitata dal triplice delitto) soltanto l'11 settembre del 1982 con il voto di tutti i gruppi parlamentari, il "no" dei radicali e l'astensione del Movimento sociale. In quello stesso giorno, alla presenza della figlia Simona, fu aperta la cassaforte del prefetto dalla Chiesa che risultò stranamente vuota. Un altro degli indicibili misteri della storia d'Italia.




Il 13 settembre a Ginevra, fu arrestato Licio Gelli, il capo della P2, brasseur d'affaires di Michele Sindona e Roberto Calvi, implicato nel crack della Banca Privata italiana, del Banco Ambrosiano, nello scandalo dello Ior e al centro di altre operazioni finanziarie illecite in cui compariva sempre l'ombra della mafia, come avrebbero dimostrato negli anni successivi le indagini della magistratura, in particolare quelle dei giudici Falcone e Borsellino. E la pista finanziaria insieme con le collusioni tra imprenditoria siciliana e mafia erano il focus del lavoro investigativo che si irradiava sugli istituti di credito e enti pubblici di Carlo Alberto dalla Chiesa. Obiettivo pubblicamente dichiarato, ma privatamente avversato da quanti, nei rami dell'imprenditoria e della politica, temevano la perdita di una storica e remunerata libertà di manovra nel rapporto con la mafia e la caduta del consenso sul territorio.


Fattori ultrasensibili per fare terra bruciata attorno al prefetto, creare in lui la sensazione di isolamento e di essere entrato nel mirino della mafia. Un presentimento che dalla Chiesa espresse al giornalista Giorgio Bocca sceso a Palermo per intervistarlo. Il 10 agosto 1982, quando l'intervista apparve sul quotidiano la Repubblica, più di un lettore avvertirono che dietro la lucida e razionale testimonianza di un servitore dello Stato c'era anche il testamento morale e spirituale di chi da quello stesso Stato si sentiva tradito. Tradimenti che si sarebbero reiterati nel tempo come una sorta di coazione a ripetere verso chi credeva nella legalità e nella giustizia, spia o sintomo del degrado purtroppo inarrestato della nostra società.


Questi i fatti. Ma a quarant'anni di distanza, quegli stessi fatti è giusto porli sullo sfondo e lasciare che i ricordi del passato ricadano direttamente sulla persona per illuminarne la forza del pensiero e dell'azione, le relazioni, gli affetti, i sentimenti. Chi ha conosciuto il generale Carlo Alberto dalla Chiesa attingerà dagli episodi della sua memoria; gli altri, la maggioranza, faranno leva sulle emozioni e le speranze cresciute attorno a lui. Nell'eterna lotta tra bene e male, e le mafie sono il Male assoluto, incontrare il ricordo della persona che si è sacrificata nell'interesse della collettività rimane la luce più intensa contro l'opacità cui inevitabilmente sono destinati i fatti del passato.

52 visualizzazioni0 commenti
bottom of page