Le certezze della giunta Cirio sulla sanità: "vedremo..."
- Nadia Conticelli
- 3 giorni fa
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di Nadia Conticelli

Nubi sulla sanità piemontese? Il politically correct ci impone di attendere insieme con la necessaria documentazione un supplemento di discussione a palazzo Lascaris prima di affondare il colpo sulla recente relazione dell'assessore alla Sanità, Federico Riboldi: cinquanta minuti di intervento con cui giovedì scorso ha aperto il consiglio convocato su richiesta delle forze politiche di minoranza. Cinquanta minuti in cui l'assessore ha navigato con abilità tra i "marosi" dei numeri, per non approdare mai davvero in porto, per usare una metafora, cioè offrire una risposta chiara e precisa. Scuola Cirio, per intenderci...
Partiamo dai conti.
Rispetto ai nove miliardi e 400 milioni assegnati alla nostra regione dal Fondo sanitario nazionale, il Piemonte ha superato il 5% del limite consentito di sforamento, che ammonterebbe a 475 milioni di euro. Il saldo negativo delle Asl però supera i 552 milioni. Per pareggiarlo, l’assessore annuncia uno stanziamento dal bilancio regionale di 268 milioni, che naturalmente non assicurano il pareggio, ma ne annuncia altri e ulteriori 284 mila in arrivo, parte da una integrazione del piano nazionale, parte dal cosiddetto payback ospedaliero, in altre parole una sorta di rientro derivato delle case fornitrici sui dispositivi ospedalieri. Da dove derivi l’ulteriore stanziamento di bilancio però non viene spiegato, in un contesto in cui, per dirne una, alle politiche relative alla non autosufficienza, quindi un settore a “scavalco” fra welfare e sanità, mancano male contati almeno 300 milioni. Non una cifra risibile, per cui sorge spontanea la domanda se i piemontesi dovranno aspettarsi un aumento del ticket sulle prestazioni. Riboldi, additando le altre Regioni che hanno scelto questa soluzione (ma certo a fronte di un reale taglio delle liste d’attesa) scuote la testa e fa intendere che il Piemonte non farà aumenti sulla sanità. Allora dovremmo ipotizzare un aumento di altre tasse, bollo auto, Irap?
Mutui e nuovi ospedali
Secondo tema, ma strettamente correlato al primo, dato che si tratta di accendere mutui ingentissimi per la costruzione dei nuovi ospedali. Il protocollo siglato tra la Regione Piemonte e l’Inail qualche settimana fa prevede la possibilità di attingere a fondi per 2 miliardi e 398 milioni ad un tasso ridotto del 4,5 per cento per sette ospedali: Maria Vittoria, Cambiano, Savigliano, Ivrea, Alessandria, Vercelli secondo lotto, Cuneo. Un impegno economico importante, mai attivato in queste dimensioni economiche in nessun’altra Regione. In aula si è chiesto di conoscere il dettaglio del protocollo e di come questa partita di investimento potrà trovare copertura nel bilancio della Regione Piemonte. Ma anche su questo argomento non sono arrivate risposte, ma a sorpresa nella relazione sugli ospedali ne è comparso un altro, l'ottavo: il nuovo Regina Margherita, per il quale sarebbe stata chiesta una ulteriore somma ad Inail, o forse si procederà con un project financing con un privato. Insomma, il solito refrain di forse, ma, però, vedremo...
Quale destino per il Sant'Anna?
Nella pirotecnica relazione ha fatto capolino anche l'ennesimo “giro di valzer” per l’ospedale torinese che rappresenta un’eccellenza per la salute delle donne e che, all'opposto, nel susseguirsi degli atti regionali, annunciati, ma mai portati in Consiglio per il voto, si è trasformato in una specie di puzzle da fare e disfare: il Sant’Anna. Prima ne viene annunciato il distacco da Città della Salute per farlo confluire nel Regina Margherita; poi è tornato a far parte del Parco della Salute; ora di nuovo relegato unicamente a percorso mamma-bambino; prima accorpato tutto, poi in parte riassorbito da Città della Salute. Un pasticciaccio. Per fortuna senza vittime, avrebbe detto Gadda. A meno di non considerare "vittime", come suggerisce il professor Salizzoni, i criteri di programmazione sanitaria per trapianti e per le cure oncologiche che devono indiscutibilmente collegare il Sant'Anna al Parco della Salute.
Insomma, non c'è scenario che non sia prigioniero di una nebulosa, anche se l'assessore Riboldi esprime sempre o quasi un suo personalissimo convincimento: il Piemonte recupererà il tempo perduto e costruirà una rete di Irccs, Istituti di ricerca in partenariato pubblico privato, che consentiranno di attrarre investitori. Piccolo neo rispetto alle sue convinzioni: da sei anni la giunta annuncia che il Regina Margherita diventerà Irccs, ma questa trasformazione per il Polo materno infantile torinese di caratura europea, è ancora al palo. I tempi? Vedremo...
Ultima ma non meno importante è la voce "personale", autentico valore aggiunto degli ospedali pubblici piemontesi, da anni in fortissima sofferenza, tra carenze di organico e organizzative, e mancati riconoscimenti economici. Riboldi virtuosamente conferma che si procederà ad una riduzione del trenta per cento per anno del numero dei cosiddetti gettonisti, ovvero dei medici non assunti negli ospedali, ma che lavorano con contratti “a gettone”, con un costo orario nettamente superiore a quello dei colleghi stabilizzati. Tanto che il “taglio” dovrebbe far rientrare nelle casse della sanità tra i 25 e i 30 milioni di euro in un anno. Ma a fronte della riduzione dei medici “precari” non è stato presentato, neppure su sollecitazione, alcun piano di assunzioni per i prossimi anni. Come cambieranno i numeri del personale con i nuovi presidi ospedalieri? Anche questo, ça va sans dire, vedremo.
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