La Posta della Porta di Vetro. Francesca, pietra dello scandalo
- La Porta di Vetro
- 4 giorni fa
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L'irruzione violenta avvenuta venerdì scorso nella sede de La Stampa di Torino da parte di un'ottantina di giovani che nel giro di un quarto d'ora ha vandalizzato la redazione, utilizzato bombolette spray per accusare l'informazione di complicità nel "genocidio" a Gaza (ad oggi sono stati individuati e identificati più di trenta assalitori appartenenti a frange estremistiche) e la successiva dichiarazione di Francesca Albanese sui fatti, ripresa dall'editoriale di ieri, domenica 30 novembre (in https://www.laportadivetro.com/post/l-editoriale-della-domenica-democrazia-informazione-e-pensieri-da-condividere) ha suscitato, com'era prevedibile, un scontro politico allargato all'interno di una cornice in cui per forze di cose si stenta a contenere la polemica. In proposito, pubblichiamo due di alcuni commenti e comunicati ricevuti dalla Porta di Vetro.
Scrive il lettore S.M.
Più che individuare nella Albanese una fomentatrice del risentimento contro la "libera" stampa, mi chiederei come mai, per l'ennesimo anno consecutivo, i giornali tradizionali hanno ridotto ancora le vendite. Ad aprile le vendite totali, incluse online, erano 1,3 milioni di copie al giorno. In pratica parlano al 10% della popolazione, cioè la classe dirigente e poco altro. Tutti gli altri guardano con sfiducia, e sempre più spesso anche con rabbia, alla stampa mainstream. E ne hanno ben donde se pensi a tutte le notizie non date, ai fatti dissimulati o alle vere e proprie balle che sono state messe in prima pagina in questi anni. Indimenticabili gli articoli sull'esercito russo che usa i chip delle lavatrici per i carri armati o sui palestinesi che si autobombardano gli ospedali.
Non si tratta di incidenti di percorso, ma di scelte razionali e sistematiche. Il che rende evidente che la stampa, oggi in particolare, non è il cane da guardia del potere, ma il suo organo fonatorio, quando non proprio la sua grancassa propagandistica. Agendo in questo modo i giornali si sono screditati da soli. Non sono credibili. Chi ancora li legge non lo fa per "approssimarsi alla verità" nel dibattito pubblico (inesistente), ma per sapere come sono schierate le cordate del potere politico-economico a cui fanno capo le diverse testate. Il clima è insomma da basso impero, e la stampa stessa ha contribuito a crearlo.
C'è però anche una notizia positiva: con questa stampa che cola a picco negli ultimi anni si sono moltiplicate online le piattaforme di informazione indipendenti e autofinanziate che propongono una gamma amplissima di approfondimenti, inchieste, analisi critiche. In Italia come nel resto d'Europa la stragrande maggioranza degli under 40 che vuole informarsi come si deve segue queste piattaforme, in italiano o in inglese, non certo Stampa, Repubblica o Corriere. È uno dei non molti vantaggi dell'era social. Ad esempio, è grazie a questo nuovo giornalismo se abbiamo visto e saputo ciò che sta accadendo a Gaza.
Se ci fossimo affidati alla stampa mainstream non sapremmo molto di più di quello che dicono i bollettini israeliani. Tutto ciò, inoltre, ha messo spietatamente in luce proprio il sostanziale consociativismo del potere e dei giornali tradizionali. Il che è una conquista di non poco conto. Se i direttori di giornale e le loro redazioni provano sconforto e frustrazione, non hanno che da farsi un esame di coscienza e provare a cambiare rotta. Ma dubito che succederà.
Il segretario regionale del Silp Cgil Nicola Rossiello (collaboratore de La Porta di Vetro), ha inviato il comunicato che esprime la posizione ufficiale del sindacato italiano lavoratori polizia.
Il Silp Cgil esprime netta condanna per l'irruzione avvenuta nella sede del quotidiano Torinese La Stampa. Riconosciamo l'importanza fondamentale della protesta e del dissenso democratico, ma sottolineiamo con forza che la violazione dei luoghi di lavoro e di informazione non è solo inaccettabile, ma è controproducente per gli obiettivi delle stesse mobilitazioni. L'azione compiuta, peraltro, fornisce un pretesto a chi cerca di criminalizzare ogni forma di opposizione e di critica sociale. Esprimiamo piena e incondizionata solidarietà a tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore, ribadendo che il diritto di cronaca non può essere intimidito da gesti violenti o considerati. Oggi serve coerenza e rispetto delle regole democratiche, specialmente quando si lotta contro forme di repressione e ingiustizia. Per questo, facciamo appello a tutti i soggetti sociali e in particolare ai giovani manifestanti, affinché isolino e si dissocino in maniera esplicita da chi sceglie la via della violenza e del danneggiamento per esprimere le proprie ragioni.













































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