La battaglia del ragionier Pesce per la salvezza del lago d'Orta
di Marco Travaglini
“Dall’acqua calma del lago sta emergendo, sotto le vecchie tavole dell’imbarcadero, un nuotatore grondante, inghirlandato di alghe, con il vuoto di un pacchetto di sigarette sulla spalla destra. Egli si libera del vuoto (che del resto è a perdere), si scosta le alghe dagli occhi e mi saluta con un sorriso..”. Nel 1978 Gianni Rodari scrisse una storia per la rivista Lo Strona in cui raccontava di aver incontrato sul molo di Pettenasco una strana creatura, metà uomo e metà pesce. Era il ragionier Pesce che aveva deciso di combattere una solitaria battaglia – trasformandosi egli stesso in pesce – contro l’inquinamento che aveva ucciso, a quei tempi, il plancton e di conseguenza interrotto la catena alimentare. Un nobile e fantasioso intento per cercare di evitare il tracollo definitivo di un lago del quale parlava, tre anni dopo, una poesia di Eugenio Montale intitolata Sul lago d’Orta.
L'intervento di Eugenio Montale
Il testo, apparso il 26 ottobre 1975 sulle colonne del quotidiano milanese di via Solferino nei giorni in cui veniva annunciata all’autore degli Ossi di seppia l’imminente assegnazione del premio Nobel per la letteratura, descriveva il lago d’Orta come un luogo “dove neppure un’anguilla tenta di sopravvivere”. La percezione diffusa era che quello specchio d’acqua, uno dei più romantici laghi italiani, fosse destinato ad una ben brutta fine a causa del tasso di acidità fuori controllo che impediva alle forme viventi di sopravvivere sotto la sua superficie. La storia dell’inquinamento del Cusio era iniziata nel 1926 quando a Gozzano, all’estremità sud del lago, sorse uno stabilimento della Bemberg S.p.A, azienda che fabbricava la fibra rayon col metodo cupro-ammoniacale. Al termine del processo produttivo le acque di lavorazione fortemente inquinate da solfato di rame e di ammonio venivano sommariamente depurate e scaricate nel lago con tutte le immaginabili conseguenze.
Nel corso dei decenni anche altre aziende, rubinetterie e produttori di casalinghi, con un diffuso indotto e attività legate ai processi elettrogalvanici, avvelenarono le acque lacustri con elevate quantità di rame, nichel, zinco e cromo. Per la svolta si dovette attendere l’ultimo degli anni ’80, quando ormai il maggior favolista del ‘900 e uno dei più grandi poeti di tutti i tempi era scomparsi da quasi un decennio (Rodari era morto prematuramente nell’aprile del 1980 a soli sessant’anni; Eugenio Montale aveva terminato la sua vita terrena nel settembre dell’anno dopo, quasi ottantacinquenne).
Vagoni di calcare naturale per il disinquinamento
Tra il 1989 e il 1990 venne avviata un’imponente azione di recupero del lago, coordinata dall’Istituto Idrobiologico sugli ecosistemi (oggi Istituto di ricerca sulle acque del CNR) che ha sede a Pallanza, sul lago Maggiore. Il Cusio aveva accumulato in oltre sessant’anni un grado di acidità così elevato da essere ormai considerato un lago morto per il quale non restava che recitare il De Profundis. Si pensò allora al “liming”, un procedimento chimico che, tramite l'apporto di sali di calcio o magnesio nelle acque, neutralizzasse l'acidità del lago d’Orta, aumentando l'attività dei batteri fino a restituirne pienamente le funzioni nutritive. Un’operazione di abbattimento dell’acidità mai tentata prima in Italia che venne studiata e realizzata immettendo nelle acque del secondo lago piemontese un’enorme quantità di carbonato di calcio attraverso lo spargimento sulla superficie di oltre 15 mila tonnellate di calcare naturale finemente macinato e iniettandone ingenti quantitativi a tredici metri di profondità.
Nonostante dubbi e perplessità l’operazione si rivelò un successo, premiando caparbietà e determinazione di scienziati e tecnici del Cnr di Pallanza come Riccardo De Bernardi, all’epoca direttore dell’Idrobiologico, Rosario Mosello e Alcide Calderoni, responsabile diretto dell’operazione. A trentacinque anni dall’intervento di liming il lago è guarito e le sue acque sono tornate su livelli paragonabili a quelli che precedettero l’inquinamento. La battaglia del ragioniere Pesce del Cusio, alla quale avevano prestato le parole Gianni Rodari e i disegno il pittore Mauro Maulini, in un primo tempo apparsa quasi come un grido disperato, ha avuto un esito positivo, a dimostrazione che la fantasia quando si allea a scienza, volontà e tenacia può fare miracoli. Fino a consentire anche alla povera anguilla di Montale di viverci serenamente.
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