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Giancarlo Rapetti

L'EDITORIALE DELLA DOMENICA. Corruzione: attentato letale alla democrazia

Aggiornamento: 12 mag

di Giancarlo Rapetti*


La corruzione e la politica, la corruzione e l’alta amministrazione pubblica, emergono ogni tanto dalla cronaca, con evidenza ed intensità variabili. Lo schema tuttavia sembra sempre lo stesso: il politico, il funzionario pubblico, assumono provvedimenti non nel pubblico interesse, ma come favore non dovuto a soggetti privati, in cambio di “denaro o altre utilità”, che possono essere anche semplicemente i voti.

A volte il favore non consiste nel rilascio di una autorizzazione o concessione non dovuta, ma nell’utilizzo di criteri discriminatori nella scelta del soggetto beneficiario.

Tutti questi aspetti vengono classificati sotto la voce corruzione: spiegata con la bramosia di arricchimento personale dei detentori di cariche o funzioni pubbliche, o con la necessità di finanziamento dei costi della politica.

Spiegazioni certamente da considerare, a fronte delle quali sono proposti e vanno applicati rimedi, nel campo dei controlli, delle procedure, del conflitto di interessi. Ma quando dalle cronache emerge il coinvolgimento di personaggi o modalità riconducibili alla criminalità mafiosa, nelle sue varie forme e articolazioni, il parametro della corruzione potrebbe essere riduttivo, e nascondere un meccanismo più complesso e pericoloso, riconducibile prevalentemente alla categoria dell’estorsione.

Potrebbe darsi che la capacità di controllo delle organizzazioni mafiose si esprima anche in un sistema in un certo senso premiale: “se non fai come ti dico, ti faccio male; ma se fai come ti dico, ti gratifico”.

Il politico o il funzionario che subisse questo ricatto non lo ammetterebbe mai, come si sospetta che molti imprenditori paghino il pizzo e non ammettano di subire estorsioni, ritenendo questo atteggiamento il minore dei mali. La maggior parte degli umani non ha la vocazione dell’eroe, e molti degli eroi dell’antimafia sono morti.

Il politico e il funzionario pubblico, per di più, non pagherebbero di tasca propria i favori fatti, mentre sarebbero beneficiati dai contro-favori ricevuti: un bilancio in attivo, coscienza e ansie a parte.   

Le riflessioni fin qui esposte non sono basate su fatti, ma solo su notizie, mediate dai mezzi di comunicazione di massa e potrebbero peccare di pessimismo. Magistrati attenti e investigatori capaci potrebbero illuminare questo lato oscuro del pianeta “politica e corruzione”. Le notizie in materia potrebbero essere la spia di un fenomeno più grave e diffuso? Politici e funzionari potrebbero, in taluni casi, non essere liberi, ma soggetti ad un potere criminale pervasivo?  Se così malauguratamente fosse, questo iceberg nascosto potrebbe, più di ogni altra minaccia, affondare il Titanic della democrazia.

Può essere utile, per affrontare problemi complessi, scomporli nei diversi aspetti che li compongono. Tra questi, la questione del costo della politica e del finanziamento pubblico dei partiti non è secondario e meriterebbe un approfondimento.  Molte iniziative incaute dei politici sono dovute alla ricerca delle fonti di finanziamento, senza le quali nessuna attività, neanche la politica, può svilupparsi. La premessa necessaria è la regolamentazione per legge dei partiti stessi, strumento essenziale per la partecipazione democratica, ma oggi in una crisi profonda. I padri costituenti ci avevano già pensato, con l’art. 49 della Costituzione: ".Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale


*Componente della Assemblea Nazionale di Azione 

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