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L'augurio della Porta di Vetro

Aggiornamento: 30 mar


Care amiche e cari amici, la Pasqua, momento della Resurrezione attorno al quale si fonda la fede cristiana, quest'anno è carico di significati che trascendono - con l'umanità sull'orlo dell'abisso di una Terza guerra mondiale non più a pezzi, ma totale - lo stesso credo. Oggi la Resurrezione di Cristo deve coincidere con un'altra resurrezione: quella morale e spirituale dell'uomo che cerca il Dio della Salvezza: è l'Ecce homo che si eleva con la pretesa di Pace e con la richiesta del silenzio delle armi al di sopra degli egoismi di parte e della stoltezza dei Potenti. Gli stessi che oggi come ieri si arrogano il diritto di sapere che cosa è giusto e che cosa non lo è per i popoli che invece reclamano più di ogni altra cosa fratellanza, amicizia, vicinanza e non odio. La guerra non è l'igiene del mondo, ma soltanto la più potente delle infezioni che uccide i corpi e con altrettanta forza demoniaca devasta le menti, lasciando dietro di sé i peggiori vapori della violenza, della distruzione, della prepotenza e dell'ingiustizia. Ed è imbelle pensare di preparare la pace con la guerra. La Pace si costruisce nella Pace. In ogni parte del mondo, il sangue non lava altro sangue, ma acceca soltanto la ragione e l'umiltà con cui accettiamo la nostra imperfezione e con la quale l'umanità ha saputo superare le tragedie nel suo lungo cammino.


Il pensiero della Porta di Vetro va a Papa Francesco, indomito "combattente" nel difendere il valore della Pace, fedele continuatore di quel magistero che vide la Chiesa Cattolica di Papa Benedetto XV con l'enciclica Ad Beatissimi Apostolorum principis del 1º novembre 1914 e, nel 1917, con la denuncia della "inutile strage", ergersi a difesa dell'umanità caduta nel baratro della Grande Guerra. Ma è strano, per non dire singolare, che proprio il pensiero di Papa Benedetto XV, ripetutamente evocato nel passato come antidoto al ritorno di quei lontani e sanguinosi eventi, sia stato oggi accantonato, se non letteralmente cancellato dalla memoria. C'è da chiedersi se non sia anche una forma di sottile ostracismo per isolare ulteriormente Papa Francesco, pellegrino di Pace malato, stanco e affaticato, che ieri, per la prima volta nei suoi undici anni di pontificato, ha scritto le meditazioni della via Crucis del venerdì santo.

Non è un caso. Nelle meditazioni ci sono i riferimenti per  “coloro che patiscono il dramma della guerra”, le donne che subiscono “oltraggi e violenze”, le vittime di coloro che usano “una tastiera per insultare e pubblicare sentenze”, ma ci sono anche i “bimbi non nati” e quelli “abbandonati”, i giovani “in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore”, i “troppi anziani scartati”. C'è l'umanità che soffre verso la quale non è sufficiente l'afflato della pietà. Non basta. Ed è ciò che ci ricorda Papa Francesco che ieri sera, per risparmiare energie e forze in previsione della Santa Messa di Pasqua, non ha presenziato al tradizionale rito del Venerdì Santo al Colosseo. Altri hanno letto le sue meditazioni e hanno guidato la veglia, ma le sue parole hanno ancora mostrato che il Vicario di Cristo in Terra, debole nel corpo, è sempre forte e saldo nella fede e nella volontà di andare controcorrente per diffondere il verbo della della Pace, e nella condanna di tutte le guerre.

 

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