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Inchiesta su Gaza: "Io sto con il coraggio di Papa Francesco"

Mauro Nebiolo Vietti

di Mauro Nebiolo Vietti


Io non sono tenuto, come il Papa, a lasciare spazio a dubbi ed interrogativi ed affermo con convinzione che ciò che sta avvenendo a Gaza e che si sta avviando in Cisgiordania è genocidio; considero il governo Netanyahu come ispiratore e portatore di un fine politico orrendo. Il prof. Zagrebelsky chiede di indagare per capire se nel caso si commettono gravi crimini di guerra e delitti contro l’umanità o se ci si muove con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte una popolazione, ma si tratta di un’elegante distinzione che le operazioni del governo israeliano rendono inutile perché con l’avanzare del conflitto gli obiettivi emergono chiari.

Israele sostiene, come posizione ufficiale, di agire per autodifesa a seguito dei fatti del 7 ottobre dello scorso anno, ma si tratta di un’affermazione fortemente sospetta; i servizi segreti israeliani sono i migliori al mondo; se un leader avversario lascia le gallerie sotterranee in cui è costretto a vivere e si reca in un edificio ed in questo edificio si chiude in una stanza e non importa se la stanza sia in Israele o in altra parte del mondo, ebbene costui muore perché i servizi di intelligence sanno dov’è e conoscono il metodo per abbatterlo.

D’altronde è sbalorditivo che, pochi giorni prima di aprire le ostilità contro Hezbollah, i servizi segreti siano riusciti a far esplodere i cercapersone di cui tutti i quadri del movimento erano dotati. Se poi consideriamo che il capo dei servizi segreti, dopo aver recitato il mea culpa, è ancora al suo posto è lecito almeno che si dubiti che il governo non fosse informato di ciò che Hamas stava preparando per il 7 ottobre.

Netanyahu attraversava in quel momento un periodo delicato, caratterizzato da indagini della magistratura nei suoi confronti e da un’opposizione popolare connessa alle riforme giudiziarie proposte dal suo esecutivo e caratterizzate da un evidente tentativo di sfilarsi dalle inchieste; un evento traumatico come la strage del 7 ottobre ha permesso di compattare il paese, imbavagliare l’opposizione e motivare la destra che ha visto in tale evento la possibilità di disfarsi una volta per tutte dei palestinesi.

Si può anche considerarla un’ipotesi suggestiva, ma essa appare più concreta se confrontata con alcuni riscontri; il primo  è rappresentato dai 45.000 morti senza distinguere tra combattenti, donne e bambini; segue il voluto dosaggio al minimo degli aiuti che il mondo aveva organizzato per soccorrere i palestinesi. D’altronde la fame rende deboli, la debolezza provoca malattie e per alcune di esse si muore. Se poi non si autorizza il rifornimento dei medicinali  e di strumenti idonei, si muore un po' di più.

I superstiti devono lasciare le zone ove vivono perché queste possano essere bonificate dall’esercito israeliano ed appena se ne vanno, la zona è rasa al suolo; dopo qualche tempo altro spostamento ed altra bonifica. Nel frattempo un gruppo di esperti (urbanisti, sociologi, politici etc.) lavora per disegnare la nuova Gaza, ovviamente riservata agli israeliani.[1]

Ora si comincia in Cisgiordania; per ora si procede con qualche "ammazzatina" per convincere i palestinesi a sparire, poi, se questi resistono, si brucia, si assalta, si spara e si aumentano gli omicidi; prima o poi i palestinesi capiranno che devono andarsene e se non vorranno peggio per loro.

Le terre della Cisgiordania erano inizialmente occupate dai palestinesi, poi una buona parte di queste sono state loro sottratte ed i precedenti proprietari sono diventati dipendenti degli ebrei per coltivare e costruire sulle terre che erano un tempo di loro proprietà. Ora però è in corso una graduale sostituzione della  manodopera palestinese con altra proveniente dal sud est asiatico perché occorre privare il più possibile la popolazione di mezzi di sostentamento.

Ci sono ebrei per bene che disapprovano? Perché Liliana Segre  non prende posizione? E’ stata ad un pelo dalla morte per colpa di uomini che ragionavano con gli stessi criteri e che consideravano gli ebrei spazzatura, ma ora tace, come tacciono in molti, ma l’astensionismo e l’indifferenza non sono neutri. Nel mondo sta montando un sentimento antiebraico che forse sta già sotto pelle, ma ora ha ampie giustificazioni per svilupparsi.

Certo, è lecito chiedersi se eventi o dichiarazioni non siano stati correttamente interpretati, ma con il tempo gli esponenti  sionisti non solo negano gli eventi, ma tendono  anche a spiegarcene le ragioni.

In una recente intervista un esponente della comunità ebraica in Cisgiordania, l’avvocato Yehuda Shimon, ha spiegato che “crediamo che ogni luogo della terra d’Israele ci appartenga e che dobbiamo viverci” e ricorda la Gaza a cui si deve tornare, così come in Sinai, così come in Libano e cioè le terre del grande Israele e della Redenzione. E i palestinesi? Le idee dell’avvocato Shimon sono chiare “non ci sono esseri umani non coinvolti a Gaza nemmeno i bambini e se mi chiedi la mia, bene, io direi a tutta la comunità internazionale: avete un mese di tempo per portarveli via tutti, passato quel mese li ammazziamo tutti (ma non è quello che stanno già facendo? n.d.r.) e restiamo noi a vivere sulla nostra terra, da soli, finalmente”.

Santo Padre, alcuni Tuoi predecessori hanno promosso le crociate; se vorrai farlo anche Tu, non ti seguiremo certo non con la spada, ma solo con il bastone per camminare meglio e non saremo migliaia, ma milioni anche se molti ebrei, che credevamo rispettosi dei diritti altrui, non saranno con noi.


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