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Il mese della Resistenza: il ricordo del Beato Girotti

La domenica di Pasqua del 1° aprile del 1945, settantasette anni fa, moriva nel campo di concentramento di Dachau Giuseppe Girotti, beatificato nel 2014 da Papa Francesco, dichiarato dalla Chiesa “martire per carità”, uno dei “giusti tra le nazioni” per il suo coraggio nel contrastare l’Olocausto. Girotti, domenicano, nato ad Alba nel 1905, durante la Repubblica di Salò si mise al servizio della protezione di ebrei e perseguitati dai nazifascisti. Un’attività che non passò inosservata alla polizia politica che a fine di agosto del 1944, con l’auto di una delazione, lo trasse in arresto. Ennesima reazione furibonda alla guerra che, con lo sbarco in Normandia delle forze Alleate il 6 giugno, aveva preso una piega irreversibile nel continente europeo per la Wehrmacht tedesca, mentre la Resistenza diventava un’autentica spina nel fianco sul fronte interno. Tra l’altro, in quello stesso mese, al loro battesimo del fuoco le Brigate Nere avevano subito un pesante smacco in uno scontro con i partigiani a Courgnè, nel Canavese. Nella circostanza, lo smacco era stato doppio, perché era rimasto ferito anche il segretario del partito fascista Alessandro Pavolini.

L’ingresso del lager di Dachau

In un clima di tensione sempre più violenta, padre Girotti fu incarcerato alle Nuove di Torino, per poi essere trasferito a Milano e successivamente deportato a Dachau, nel lager bavarese. La sua figura è ricordata al Museo Carceri «Le Nuove» allestito e curato dall’Associazione «Nessun’uomo è un’Isola». A più di un mese dall’invasione della Russia in Ucraina, mentre ci si avvicina al 25 Aprile, 77° anniversario della Liberazione dal nazifascismo in Italia, è fondamentale ribadire l’importanza della pace e della convivenza civile tra i popoli. E troviamo sostegno nelle parole del francescano padre Ruggero Cipolla, amato e storico cappellano delle carceri torinesi: “Chi opera bene costruisce la pace fra gli individui, i popoli e il mondo intero”. 1/continua

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