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I padri dell'Europa: Schuman, 9 maggio 1950

di Luca Jahier


«La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”. Sono queste le parole chiave della dichiarazione di Robert Schuman. Parole che lo statista francese, due volte presidente del Consiglio, pronunciò il 9 maggio 1950, la cui eco aprì la  strada all’Europa di oggi e che diede la spinta a una autentica visione di pace, insieme con il pensiero e gli ideali che unirono Jean Monnet, Konrad Adenauer, Johan Willem Beyen, Paul-Henri Spaak, Joseph Bech e Alcide De Gasperi: uomini considerati prima di ogni altra cosa i padri della riconciliazione di un continente precipitato nella distruzione e barbarie di due guerre mondiali. Politici che hanno avuto la lungimiranza necessaria per trasformare la fine delle ostilità in riconciliazione. Mettendo insieme risorse e produzioni di economie di guerra in ginocchio in un progetto di pace, prosperità e solidarietà.

Nel frattempo, il mondo è cambiato, ma certamente non è cambiato il bisogno di Europa che oggi, come ogni anni dal 1985, celebra il 9 maggio la "giornata europea". Negli ultimi tempi si sono palesate crisi di sistema (catastrofi climatiche, drastica riduzione della biodiversità, pandemia, crisi energetica) che trovano le loro origini in un modello globale di sviluppo insostenibile dal punto di vista ecologico, economico, sociale ed istituzionale. A queste si aggiungono le guerre, anche alle porte dell’Unione europea, con il loro tributo di distruzione e di morte.

@European Union

Oggi, 9 maggio 2024, la dichiarazione di Robert Schuman è ancora di sferzante attualità. A patto di cogliere, con tutta la gravitas necessaria, la responsabilità che incombe su tutte e tutti noi. L’ultima legislatura europea, grazie alle forze di progresso del Parlamento EU, ha abbracciato con coraggio l’inizio di un’agenda di trasformazione, che non può essere considerata una parentesi. Al contrario, questo è il tempo di un salto quantico verso un’Europa Unita, una vera comunità federale, con una visione di autonomia strategica aperta capace di riproporci al mondo come un continente sostenibile, competitivo, giusto, attore coerente di un multilateralismo che tenda alla diplomazia intesa come strumento alto verso una costante ricerca di pace. Solo così sapremo davvero onorare la memoria, viva più che mai,  di quel 9 maggio del 1950.


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