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Gli operatori sanitari tra virus e paure

Aggiornamento: 7 apr 2023

di Giuseppina Viberti *


Gli operatori sanitari sono da tempo abituati a comportamenti anomali da parte della popolazione; l’idea di trovarsi di fronte ad un nemico invisibile può scatenare comportamenti imprevedibili. Chi per un colpo di tosse si rivolge subito alle strutture sanitarie senza seguire le indicazioni regionali, che si autoinfligge periodi di quarantena non necessaria, chi “scappa” in altre regioni; tutti comportamenti che non affrontano seriamente il problema ma, in certi casi, possono aumentare la possibilità di contagio. L’infezione da Coronavirus rappresenta il paradigma della difficoltà di prendere decisioni comuni in Europa che poi devono essere rispettate dagli Stati membri in ugual misura. Il paradosso è rappresentato dalle decisioni ”autonome” che ogni regione ha preso per gestire i cittadini e i malati. Non solo, nell’ambito della stessa regione, ogni azienda sanitaria si comporta in modo differente (qualche azienda ha deciso di seguire le stesse precauzioni di protezione del virus Ebola, altri hanno deciso di chiudere alcuni ambulatori, ecc.) creando ancora più confusione e smarrimento nella popolazione. La gente comune è sfiduciata, non si fida delle informazioni fornite dai media e quindi dal nostro sistema politico; assalta i supermercati, corre dal medico di medicina generale, parla di “poteri occulti” che diffondo le malattie per motivi economici, insomma una “follia generale” che non porta a nulla. Da Manzoni ad oggi non sembra esserci stato un cambiamento. Anche i Laboratori analisi sono vittime di questo assalto alla diligenza: i pazienti vogliono eseguire esami del tampone faringeo pensando che si possa ricercare il coronavirus come i germi comuni mentre questi esami devono essere eseguiti con tecniche di biologia molecolare che, giustamente, sono eseguite da personale esperto in una sola sede torinese per avere anche i dati epidemiologici da analizzare. Con la globalizzazione avevamo pensato di risolvere i problemi trasferendoli ad un livello più alto, ora la paura della “nuova peste” riporta le singole strutture a farsi carico dei problemi sanitari con comportamenti spesso contradditori per la nostra difficoltà a lavorare insieme con regole comuni e uguali per tutti. In conclusione la mancanza di organizzazione e competenze specifiche porta ad una notevole difficoltà nella gestione delle situazioni “ordinarie” e ancor di più in situazioni “straordinarie” come quella attuale. Solo il rispetto delle indicazioni nazionali e regionali e la fiducia nelle Istituzioni può consentire al Sistema Sanitario di affrontare in modo organico e funzionale questa crisi e quelle che potranno esserci in futuro. * Presidente Regionale SIPMeL sez.medici (Società Italiana di Patologia Clinica e Medicina di Laboratorio).


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