Dall'astensionismo galoppante a un nuovo e radicato bipolarismo
Tralasciando analisi più sofisticate su chi darà le linee guida politiche a Strasburgo, è indubbio che da queste elezioni europee escono più forti e autorevoli la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria dem Elly Schlein: due donne al comando della politica italiana, che da oggi potranno sostenere anche l'avvio di una nuova e più marcata stagione del bipolarismo, come leader di coalizioni rispettivamente di destra-centro e di centro-sinistra, il cui consenso dei loro partiti, Fratelli d'Italia e Pd, è nettamente superiore a quello degli alleati.
Il resto, a parte l'astensionismo che domina con più della metà dell'elettorato - la partecipazione è scesa dal 54,5 per cento del 2019 a poco più del 49 per cento, con una depressione del 40 per cento nelle isole e del Mezzogiorno - rischia di diventare ora accessoria, marginale ai prossimi appuntamenti elettorali. E lo potrebbe diventare, anche con l'uscita di scena del suo teatrante mentore Beppe Grillo, soprattutto il Movimento Cinque stelle di Giuseppe Conte, che di giorno in giorno, anche se indossa cappelli diversi per smarcarsi sia dal governo, sia dal Pd, vede offuscarsi la sua immagine e mostrare la fragilità di un partito che non ha saputo costruire un concreto radicamento nel Paese, distaccandosi da quel virus protestatario che contagia la società italiana a fasi alterne.
Il cosiddetto Terzo Polo di Matteo Renzi e di Carlo Calenda, numeri uno di partiti che ora soffrono di autentica solitudine per non aver superato lo sbarramento del 4 per cento, non saranno rappresentati nell'Europarlamento. Una mortificazione prevedibile che ha scontato personalismi esasperati e divisioni artificiose imposti all'elettorato moderato, conseguenza di una preoccupante deriva narcisistica con cui la politica italiana dovrà fare prima o poi i conti. Intanto, a dare loro una chiave interpretativa della loro politica fallimentare, ci hanno pensato gli elettori. E non è poco. Certo, ai diretti interessati servirebbe più di un bagno di umiltà, ma temiamo che il loro recupero sia impossibile: lo scarto tra realtà e immaginazione del reale che li accompagna quotidianamente è oramai oceanico. E nel caso di Renzi e Calenda, il domani potrebbe diventare una chimera se proseguirà la marcia di aggregazione che Meloni e Schlein continueranno a proporre all'elettorato, favorite anche dal sistema elettorale italiano che premia il voto utile.
In estrema sintesi, nel confermare in Italia la fiducia a chi governa e ridato ossigeno alla principale forza di opposizione, le euroelezioni hanno confermato anche la progressiva e comune ridotta partecipazione al voto. Un male oscuro che potrà avere più di una interpretazione, ma che tende a sostanziarsi in ultima analisi come una profonda disaffezione dei cittadini europei verso la forma che ci distingue da altri sistemi politici: il primato della democrazia.
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