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"Crisi ex Ilva, tempo scaduto: il Governo nazionalizzi o diventi socio di maggioranza"

di Rocco Palombella

La situazione in cui versa Acciaierie d’Italia è drammatica, si può dire che ha i giorni contati: le 145 aziende dell’appalto ferme a causa della decisione presa dall’ad Morselli nei giorni scorsi, che coinvolge 2mila lavoratori, è solo un pezzo. Certo, un pezzo importantissimo che ci ha fatto incontrare in quello che solo pochi mesi fa era il ministero dello Sviluppo economico e che oggi si chiama delle Imprese e del Made in Italy. Tuttavia, la questione ultima delle ditte di appalto si aggiunge ad altri problemi: 2.500 lavoratori in cassa integrazione unilaterale da marzo e 1.700 di Ilva in amministrazione straordinaria.

Palazzo Chigi non può rimanere indifferente

Tra l'altro, a marzo, l’azienda aveva stabilito investimenti e tempi per la risalita produttiva: si doveva risalire a 5,7 milioni di tonnellate nel 2022, e invece siamo a poco più di 3 milioni di tonnellate. Ma come può andare avanti il sito di Taranto con soli due altiforni in farcia e quasi tutti gli impianti di finitura fermi? La soluzione non è il miliardo richiesto dall’azienda che rischierebbe di essere bruciato in pochi mesi.


Rocco Palombella

Il Governo deve fare un atto di coraggio e trovare il modo di nazionalizzare o diventare socio di maggioranza. Solo così si può salvare la produzione di acciaio italiana. Questo sì che sarebbe un investimento, l’unico modo per iniziare una fase nuova. Ma va fatto oggi, subito. Non è più possibile rimandare sulla pelle di migliaia di lavoratori e di una città.


Quattro ore di sciopero lunedì 21 novembre

Non si può rimanere inermi. E per primi non se lo possono permettere i sindacati di categoria di fronte alla città di Taranto e al Paese che reclamano una svolta, un chiaro indirizzo di politica industriale, che implica anche una presa di posizione con l'Europa, con il ruolo medesimo che vuole assumere Bruxelles quando si parla di acciaio. La mobilitazione di lunedì prossimo, 21 novembre, quattro ore di sciopero in tutto il Gruppo Acciaierie d’Italia, è stata una decisione sofferta, quanto inevitabile dopo l’incontro che si è svolto oggi con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e con la ministra del Lavoro, Marina Calderone, attorno alla vertenza ex Ilva. Di fatto, nonostante le parole "rassicuranti" dei ministri sulla necessità di tornare a una piena e costante collaborazione con il sindacato e sulla centralità dello stabilimento tarantino, non ci sono state risposte adeguate, concrete alla situazione di emergenza che vive la struttura industriale di Taranto e alle domande da noi poste con urgenza: in primis, la questione della nazionalizzazione di ADI o dell’acquisizione della maggioranza da parte dello Stato. Speravamo che l’incontro di oggi potesse stabilire uno spartiacque e interrompere la farsa che dura da ormai 10 anni, un tempo lunghissimo per un processo industriale. Ci siamo sbagliati.


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