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Biden: il missile sulla Polonia non è partito dalla Russia

Aggiornamento: 16 nov 2022

di Vice


Il missile antiaereo che ha colpito un'area della Polonia proveniva dall'Ucraina, lanciato dalla difesa aerea di Kiev. A dirlo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ai leader riuniti a Bali e agli esponenti della Nato. La Casa Bianca ha precisato che si è trattato di un missile del sistema S-300. Con la sigla S-300 si identifica una famiglia di sistemi d'arma antiaerei a lungo raggio, di fabbricazione sovietica prima e russa poi, entrati in servizio a partire dagli anni '70 nei ranghi delle forze armate sovietiche.[1]


Parole in sintonia con quelle espresse dai russi che negano ogni responsabilità sulla base di dati tecnici. Secondo le più ampie stime, infatti, la gittata dei missili S-300, modificati per colpire obiettivi terresti è di 120 chilometri. E questo riguarda un sistema bielorusso non ucraino. Si può vedere sulla mappa (a lato) che i 120 chilometri non includono nemmeno la Bielorussia, per non parlare della Russia. L'unico Paese che avrebbe potuto lanciare i missili, caduti su un'area civile di Przewodóv, è l'Ucraina. Molto ordinamentamente Lvov rientra nel raggio.


A Biden, tra l'altro, ha proprio affermato di ritenere "improbabile", secondo i primi calcoli della traiettoria che il missile sia partito dalla Russia, anche se, ha precisato lo stesso presidente americano, che "l'indagine sull'accaduto è ancora in corso". Parole che manifestano la chiara e deliberata intenzione di Washington di raffreddare gli animi e di placare la "corsa alle armi" che di ora in ora prospettano alcuni Stati e gli stessi ambasciatori della Nato. Appare evidente che per Biden oggi la preoccupazione maggiore non sia più la guerra russo-ucraina in quanto tale, ma che il conflitto si estenda e possa deflagrare e rendere così incontenibili le richieste del presidente ucraino Zelensky che, fortificato anche dalle pressioni degli stati Baltici e dalla stessa nuova configurazione geografica della Nato, continua a premere sul pedale dell'acceleratore contro Mosca e a sostenere anche l'intervento dell'Occidente sulla base dell'art. 5 dell'Alleanza Atlantica.


In altre parole, si ripresenta quel fantasma più volte evocato di un presidente Biden che, superato lo scoglio delle elezioni di Mid term, bloccata l'onda rossa dei repubblicani e dei trumpisti, eliminate le angustie politiche sul fronte interno anche a causa dell'invasione russa dell'Ucraina, voglia ritornare a riprendere in mano le redini della guerra da una posizione autorevole e non apparire più il semplice bancomat di Kiev in materia di aiuti e forniture di armi. In questo, probabilmente consigliato dai vertici del Pentagono, oggi pragmaticamente inclini a considerare la ritirata russa da Kherson per quella che è: una sconfitta sul campo. Una dura sconfitta che ha messo a nudo le lacune dell'apparato militare convenzionale di Mosca, ma non l'atto certificato della guerra perduta.


Più sibillina, invece, la dichiarazione in tarda mattinata durante la conferenza stampa del Segretario della Nato Jens Stoltenberg secondo cui il missile caduto in Polonia sia della difesa aerea ucraino, "ma non per colpa di Kiev". "I Paesi Nato, ha aggiunto Stoltenberg, resteranno calmi e manterranno i contatti sull'incidente in Polonia".

Anzi, con la ritirata sulla riva sinistra del Dnipro, lo Stato maggiore russo può perseguire e condurre via aria la strategia militare con gli armamenti più adeguati e presenti nel proprio arsenale bellico. Non a caso, dopo la pioggia di 70-80 missili su numerose città ucraine, circa un'ora fa sono suonate le sirene d'allarme per nuovi attacchi missilistici russi in tutta il Paese.


La strategia russa è destinata a completarsi con la mobilitazione e l'addestramento dei coscritti e, aspetto mai sottolineato a sufficienza, con la conversione di una parte dell'apparato industriale civile in militare per poi riversare contro l'Ucraina l'intero potenziale bellico che rimane quello di una grande potenza. A quel punto, non potrebbe che prefigurarsi l'allargamento su vasta scala del conflitto e, come unica soluzione, anche l'intervento diretto dell'Occidente per sostenere l'Ucraina, ma con il rischio inevitabile di guerra nucleare. E ciò rende, quanto più impellente e quanto più rapido "cessate il fuoco".



Nota


Aggiornato alle 13.20



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