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Afghanistan, un anno di disperazione


di Vice



Un anno fa, i talebani prendevano Kabul - 4 milioni e mezzo di abitanti - e con la conquista della capitale afghana decretavano la fine del governo del presidente Ashraf Ghani, fuggito repentinamente in Uzbekistan, via Tagikistan. La fuga della più alta carica dello Stato afghano, che per vent'anni si era retto sui dollari americani (quasi 100 miliardi di dollari) e sulle truppe della coalizione occidentale (Isaf) , certificava la liquidazione di un sistema e il collasso delle forze armate afghane, letteralmente consegnatesi alle milizie talebane.[1]

Le immagini che provenivano da Kabul proiettavano una doppia schermata: da una parte, l'entusiasmo degli studenti coranici che esprimeva con una studiata gestualità violenta e prepotente il ritorno al potere, dall'altro il terrore di chi - in particolare donne giovani e acculturate - vedeva soppressa la libertà e chiuso ogni spiraglio di democrazia. Di ora in ora, in quel 15 agosto 2021, le scene a Kabul diventarono sempre più di disperazione, con migliaia di afghani ad assediare l'aeroporto e in tanti, con esito letale, a cercare di aggrapparsi agli aerei in fase di decollo.


Agli osservatori internazionali, la caduta di Kabul ricordò molto da vicino quella di Saigon, dell'aprile del 1975, quando l'ultimo elicottero delle forze armate statunitensi si alzò dalla propria ambasciata Usa, mentre vietcong e soldati del Vietnam del Nord riunivano dopo decenni di lotta il paese del sud est asiatico. Fu un paragone banale, fuorviante e fuori dal tempo. Non erano gli Usa a fuggire, ma l'intero Occidente dimostratosi incapace di costruire una reale alternativa ai talebani, incapace di realizzare la pace, incapace di ramificare la fiducia nei popoli con cultura e valori diversi.


Da 365 giorni scriviamo Afganistan ma pronunciamo morte, terremoti, attentati, emergenza alimentare e medica, crisi economica, sequestri, devastazioni, soppressione di ogni forma di libertà, vessazioni e violenze sulle donne, imbarbarimento della convivenza civile. L'Afghanistan sembra esistere soltanto sulla carta geografica. Ma si ha l'impressione che sia scomparso il pensiero sul destino degli afghani.


[1]Enrica Formentin, Afghanistan, "no all'indifferenza sui diritti negati alle donnein https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/06/model_formentin.pdf;Prosegue l'ecatombe in Afghanistan: nuovo attentato a Kabul davanti ad un hotelin https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2021/11/docs_model-11.pdf; Michele Ruggiero, Afghanistan: la politica di "guerra e pace" dei talebaniin https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2021/07/model_-mir-1.pdf;Michele Ruggiero, Talebani e Afghanistan: la pericolosa passività dell’Occidentehttps://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2021/08/model_-mr-1.pdf; Germana Tappero Merlo, Biden e il ritiro dall’Afghanistan: rischi e conseguenze della "exit strategy"in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2021/04/model_-tapperomerlo-1.pdf

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