"Vedute" ottocentesche di una Torino pre-risorgimentale con i colori di Luigi Vacca
"Negli stessi anni di formazione all'Accademia ebbe inizio anche il sodalizio con il pittore Luigi Vacca, che inaugurò uno dei filoni più fortunati della carriera del Gonin, quello della grande decorazione ad affresco, svolta soprattutto nelle chiese e nei teatri del Piemonte. Con lui, nel 1824 il Gonin si recava a Pregny, presso Ginevra, per eseguire decorazioni nella villa di campagna della famiglia Saladin, nel 1825 collaborava alle scenografie e ai costumi delle opere teatrali rappresentate a Torino...". E' un passaggio dell'Enciclopedia Treccani che attraverso il celebre pittore torinese Francesco Gonin (1808-1889)[1] ti introduce all'arte di Luigi Vacca, che alle 18 di oggi, 29 novembre, la rivista Torino Storia ripropone in un incontro pubblico al Teatro San Giuseppe, in via Andrea Doria 18.
L'incontro promosso da Torino Storia
Con Luigi Vacca, il dialogo intorno alle sue "vedute" della Torino datata 1822, una città piccola piccola, su cui si apprestava a comandare il dispotico Carlo Felice, è accompagnato da un'aura pre-risorgimentale, perché si è appena ad un anno dai falliti moti insurrezionali in Piemonte capitanati dal Conte Santorre di Santarosa e da altri generali dell'esercito sabaudo, che non ebbero però l'appoggio politico - dopo le prime adesioni - dell'allora principe Carlo Alberto di Savoia per condurre la guerra per l'unità d'Italia contro l'Austria.
In quel primo Ottocento, però, Luigi Vacca, nato nel 1777 (secondo altre fonti nel 1778), vi entra dalla porte principale come pittore di corte, nominato nel 1823 proprio dal Re reazionario Carlo Felice che aveva cancellato la Costituzione del 1821, sull'onda della Costituzione spagnola del 1812, e nel 1824 divenne professore di pittura all’Accademia.
Luigi Vacca ha comunque una fama che lo precede per essere uno dei più affermati membri di una famiglia di grandi artisti, la cui produzione è ricca e differenziata: affreschi in ambito civile, religioso, scenografie per diversi teatri piemontesi. Allievo degli scultori Filippo Collino, prima, e Laurent Pécheux, in anni successivi, realizza alcune scene nel coro e presbiterio della chiesa di S. Giacomo a Coazze, nel duomo di Carmagnola, nella chiesa di S. Teresa e in quella dei Ss. Martiri a Torino, una Gloria di s. Filippo Neri nella sacrestia della chiesa di S. Filippo, una Crocefissione e altre opere nel duomo di Biella.[2]
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