Un Natale in zona rossa: emozioni della pandemia spiegate ai bambini
di Anna Gonella |
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L’emergenza Coronavirus ha travolto tutti, ci siamo trovati impreparati a far fronte ad un cambiamento radicale, il COVID-19 non ci ha dato il tempo di adeguarci all’ignoto perché la pandemia non assomiglia a nulla che abbiamo vissuto in passato, tutti noi abbiamo sperimentato l’angoscia di malattia e di morte.Di fronte ad una malattia infettiva sconosciuta le reazioni più comuni della popolazione sono varie, ai tempi del primo lockdown la prima risposta del nostro paese è stata contraddistinta dalla prevalenza del meccanismo di negazione, tale reazione però è durata poco perché non è stato possibile non comprendere la gravità dei fatti e gli effetti catastrofici di una pandemia che sta dilagando nel mondo. <
La primitiva vitalità ha lasciato il posto ad emozioni intense quali la preoccupazione, l’ansia, la paura, la rabbia, l’angoscia di morte, il senso di smarrimento e di annichilimento, la solitudine, l’isolamento, l’impotenza. Quella che stiamo vivendo può essere considerata a tutti gli effetti un’esperienza traumatica. Le conseguenze di questo trauma possono essere molteplici: incubi, pensieri invalidanti, ansia, insonnia e attacchi di panico. Le emozioni sono processi multi-componenziali fondamentali: ciò che bisogna gestire non sono le emozioni in sé, ma la disregolazione delle emozioni, ossia la perdita di controllo, l’interruzione della “stabilità interna” e della capacità di adeguare la reazione automatica addomesticandola con la mente, quando la nostra funzione pensiero non è più in grado di gestire l’emozione che invece viaggia per conto proprio. Durante questo lungo periodo di pandemia tutti noi abbiamo avuto la percezione di vivere un’esperienza soverchiante, spaventosa e percepita come al di fuori del nostro controllo, abbiamo sentito che, in alcuni momenti, le nostre emozioni ci invadevano lasciandoci senza respiro. Per evitare di rimanere incapsulati e intrappolati nelle emozioni collegate all’esperienza traumatica e vittime dei meccanismi di difesa che utilizziamo per proteggerci dal dolore profondo, un aiuto è rappresentato dal poter esprimere le nostre preoccupazioni, le nostre paure e le nostre emozioni. Questa possibilità, che apparentemente appare più dolorosa del silenzio e del non pensarci, aiuta invece a non negare e/o relegare lo stato d’ansia e l’angoscia profonda dentro di noi e ad evitare che si presenti sotto forma di incubi, di stato di ipervigilanza e tensione che va a interferire con il tono dell’umore.I bambini hanno respirato le nostre emozioni e anche se non sono stati toccati, se non marginalmente dal contagio, hanno attraversato con noi il dolore per la perdita di una persona cara, lo stress e le preoccupazioni per i nostri cari e i genitori anziani, l’angoscia della perdita del lavoro, del non avere i soldi per pagare l’affitto o per fare la spesa. Chi non lo ha vissuto in prima persona, lo ha attraversato comunque perché è una realtà troppo diffusa per non sentirsene toccati.
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