top of page

Un libro per voi: "L'ufficiale in bicicletta. Storia partigiana di Lucia Boetto Testori"

Aggiornamento: 2 mag 2023


Il volume[1], nato da un’idea di Gianni Sartorio, si presenta con una particolare modalità di composizione: una prima parte, più propriamente legata al percorso storico dei venti mesi di lotta di liberazione vissuta da Lucia Boetto, affidata a Bruna Bertòlo[2], ed una seconda parte scritta dalla figlia di Lucia, Ornella Testori, costruita in modo più specifico soprattutto sui suoi ricordi ed emozioni.[3]

Ne esce un racconto quanto mai completo di questa straordinaria interprete della Resistenza al femminile che operò soprattutto nella zona del Cuneese, assicurando collegamenti continui con il CLN torinese. Una figura di donna forte, coraggiosa, che non esita in diverse occasioni a mettere a rischio la sua vita, legata anche da un rapporto affettivo intenso, durante il periodo resistenziale, con Renato Testori, partigiano che diventerà suo marito nell’immediato dopoguerra, esattamente il 26 maggio 1945.

Tante azioni pericolose nella scelta resistenziale di Lucia, che opera all’interno delle formazioni autonome di Enrico Martini “Mauri” e che si mette in movimento fin dai giorni immediatamente successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943, dimostrando tutto quello che le donne potevano fare per combattere per la libertà dal nazifascismo.

Le sue parole per capire il perché di una scelta sicuramente piena di rischi: “Eravamo a Cuneo, in quel periodo, un gruppo di amici sui vent’anni, che avevano trovato immediatamente tra di loro affinità di ideologia e di sentimenti antifascisti. Eravamo assetati di libertà, non potevamo più sopportare le prevaricazioni fasciste, l’obbligo di partecipare ai cortei e alle parate, di indossare la divisa, di salutare con il saluto romano, di prendere la tessera”.

In un racconto storico che segue cronologicamente il periodo che va dall’8 settembre all’aprile del 1945, le azioni di Lucia Boetto vengono via via svelate attraverso l’inserimento nei principali momenti che riguardano i venti mesi di lotta partigiana in quelle zone della Granda, in cui, come ben dimostra la presenza del Presidente della Repubblica il 25 aprile per l’ottantesimo dell’inizio della lotta partigiana, l’impatto anche sulla popolazione civile fu particolarmente intenso.

L’eccidio di Boves, la brutalità che si abbatté sulla popolazione civile, fu per molti giovani della zona l’episodio cruciale per la scelta. La nascita in zona delle prime bande partigiane, con la salita sulle montagne, vide l’impegno immediato di Lucia, fin dai primi giorni, in vari modi, così come il libro racconta. Di notte, di giorno, a piedi, in treno e soprattutto in bicicletta, come la bella immagine di copertina fa immediatamente cogliere.

Scelse, per il suo impegno resistenziale, le formazioni “Autonome” di “Mauri”: ritenne che proprio qui la sua presenza e il suo agire potessero essere più consoni al suo modo di pensare .

Lucia Boetto riceve la medaglia al valore militare dal gen. Raffaele Cadorna

Le sue parole, espresse in una lunga intervista conservata presso Istoreto alla quale Bruna Bertolo fa spesso riferimento: “A sostenermi nei momenti di lotta, più della fede religiosa, che pure sentivo fortemente , è stata la fede in un grande ideale di libertà e di pace, la speranza e l’entusiasmo di contribuire a creare un mondo nuovo, attraverso l’azione immediata e concreta. La partecipazione alla militanza partigiana, per me come per tante altre donne, è stata spontanea, intesa come un dovere primario, a cui non ci si poteva sottrarre”.

Nella seconda parte emergono i particolari che rendono ancora più significativa la storia di Lucia, raccontati dalla figlia Ornella. Particolari che ci fanno entrare anche nel quotidiano dell’Ufficiale Boetto Testori, come giustamente pretendeva di essere riconosciuta nelle cerimonie ufficiali e non come semplice “staffetta partigiana”. Lei era stata una Partigiana Combattente, aveva meritato la medaglia di bronzo con questa motivazione: “Donna fiera e coraggiosa, per tutta la durata del movimento di Liberazione, condivise i pericoli, i rischi, ed i sacrifici della dura vita con le formazioni partigiane. Ricercata dalle SS. tedesche non desisteva dalla lotta e fu staffetta instancabile, guida audace, confortatrice amorevole. Preziosi servizi furono da lei resi alla bella causa della libertà e con coraggio e abnegazione, modestia ed intelligenza assolse importantissime missioni, paga di compiere più del proprio dovere di donna italiana per la liberazione della Patria dall’odiato oppressore”.

Vogliamo ricordarla anche oltre l’ufficialità, con quell’immagine particolare rievocata da Ornella: “Lucia aveva una cuffia con un pon-pon bianco; quando arrivava in banda, in inverno camminava tra due muri di neve, e talora spuntava solo il pon-pon. Per questo era soprannominata Bala Bianca”.

Una coraggiosa Bala Bianca alla quale dunque fu riconosciuta la qualifica di “Partigiana combattente e Ispettrice delle Truppe, equiparata a Maggiore”.

Un libro per raccontare la storia di Lucia e di Renato, partigiani combattenti: una storia unica la loro, di amore, di lotta, di sacrificio, di speranza, di testimonianza poi, per tutta la vita.



Note


[1] Bruna Bertolo - Ornella Testori, L’Ufficiale in bicicletta. Storia partigiana di Lucia Boetto Testori, prefazioni di Luciano Boccalatte e Nino Boeti, Neos edizioni, 2023, pp. 128.

[2] Di Bruna Bertolo ricordiamo: Donne nella Resistenza in Piemonte (2014); Maestre d'Italia (2017); Le donne nella Shoah (2022),

[3] Prima presentazione domani, venerdì 28 aprile, alle 18,30 al Polo del 900 di Torino.


59 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page