Spunta l'alba... della pensione part time
- Emanuele Davide Ruffino e Edmondo Rustico
- 13 set 2023
- Tempo di lettura: 3 min
di Emanuele Davide Ruffino ed Edmondo Rustico

Non provvedere ad una riforma strutturale delle pensioni, sperando in qualche sostanziale modifica nel corso della legislatura, è un approccio pericoloso. Gli indici di natalità, nonostante lo sforzo del governo, difficilmente si realizzerà nel corso della legislatura ed il deficit che attanaglia l’Italia, accumulato negli anni precedenti, anche dai governi cosiddetti tecnici, che non impegnati a raccogliere facili consensi, avrebbero dovuto adottare severe misure di finanza pubblica, hanno esasperato la spesa che se, da un lato ha permesso ad alcune coorti di avvantaggiarsi, dall’altro ha compromesso le possibilità di progettazioni. Ma l’Italia non è la Francia e di grandi manifestazioni sul tema pensioni non se ne parla.
Soluzioni ponte o sostenibili?
Il Governo sa che deve avanzare qualche proposta, ma a costi molto contenuti (se non a saldo zero) prima delle elezioni europee, anche perché l’insorgere di una qualche crisi internazionale o un ritorno della pandemia, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Continuare con soluzioni ponte rischiano di aggravare ulteriormente la soluzione, lasciando imprese e lavoratori nella totale incertezza.
Le possibilità ci sono ed il Governo sembra prenderle in considerazione: oltre la possibilità ai cittadini di utilizzare i propri fondi versati all’INPS, in base alle loro preferenze (anticipando il criterio contributivo, l’unico che permette la sostenibilità, con il solo vincolo di aver raggiunto un reddito sufficiente da garantire una vita dignitosa, ossia si eviti che poi si richiedano sussidi allo Stato[1] si sta facendo strada un’altra possibilità: quello della pensione part time.
L'applicazione in Svezia
L'idea non è nuova ed è già stata adottata nel Paese culla del welfare: la Svezia, ed ha trovato applicazione anche negli altri Paesi Scandinavi. Lo scopo, oltre guadagnare consenso, è quello di agevolare uno cambio generazionale tra chi ormai ha dato il suo contributo al mondo del lavoro e chi vuole entrarvi, ma trova uno sbarramento dettato dalla rigidità del sistema, conseguente anche alle legittime condizioni di tutela del posto di lavoro. Il dilemma è se conservare dei pensionati relativamente “ricchi” e dei giovani disoccupati (e per i quali la pensione diventa sempre più un miraggio specie se il criterio sono gli anni di contribuzione e non il quantum versato).
Per colmare questo squilibrio bisogna attuare forme di “staffette generazionali” che permettano un ricambio. Con la pensione part time al lavoratore viene concessa una progressiva riduzione dell'orario di lavoro, fino al raggiungimento dell'età pensionabile e nel contempo si permette l’inserimento di giovani lavoratori. Superata una certa età si assiste ad una maggiore morbilità con conseguente incremento dei periodi di mutua che di certo non aiuta la produttività (parametro per cui l’Italia è agli ultimi posti in Europa). Occorre ovviamente definire a quale età si può accedere a detta opzione (in Svezia, si parte con il compimento del 61° anno età e si prosegue fino al raggiungimento del 65°, età in cui può accedere regolarmente in pensione) e i parametri contributivi in capo a chi opta per questa soluzione e quanto versano i giovani per accedere al mondo del lavoro. La soluzione si adatta perfettamente alle aziende, Pubbliche e Private di grandi dimensioni, dove si può programmare una serie di lavori che permettano una reale staffetta: in Svezia, un dipendente pubblico svedese può richiedere vari livelli di pensione parziale, dal 10% fino al 50% dell'orario previsto dal suo contratto ed in busta paga si troverà due voci: le ore lavorate e quelle di "semi pensione".
In Italia si può?
La soluzione accontenta i “quasi pensionandi” ed i giovani e, se ben strutturato, può non gravare sulle casse dello Stato: a versare i contributi sarebbero sia gli anziani che i giovani e si potrebbe svecchiare la pubblica amministrazione (quella italiana è la più vecchia in Europa). La soluzione è possibile, ma occorre prendere rapide decisioni, tutt'altro che semplice nel nostro Paese.
Dunque, una risoluzione fattibile, non promessa ai cittadini durante le compagne elettorali, ma attuabile già nel breve termine e che permetterebbe di far uscire, almeno in parte, il rigidismo che contraddistingue il nostro sistema, anche per quanto riguarda il sistema pensionistico. Dipenderà da Governo e dalle parti sociali (sindacali e imprenditoriali, che di certo non si sono prodigate nell’avanzare proposte sostenibili, lasciando il cerino ad altri soggetti) se si vorrà realmente affrontare il problema con realismo e senso di responsabilità. In autunno le risposte. Forse.
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