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SETTIMANA FINANZIARIA. Fitch promuove l'Italia (BBB+)

a cura di Stefano E. Rossi


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C’è chi scende e c’è chi sale. Fitch, l’agenzia internazionale di rating, dà i voti. Boccia Macron, che perde la doppia A (da AA- ad A+) e promuove Meloni (da BBB a BBB+). Nel contempo, valuta anche il debito delle città. Napoli sale e raggiunge Torino e Milano al livello BBB, tutti con outlook (le prospettive) positive.

I voti rivelano la capacità di Stati, regioni e città di assolvere i propri impegni finanziari. Si valutano situazioni strutturali, consolidatesi negli anni, ma che spesso riguardano anche le più recenti azioni di governo. Quello francese risulta penalizzato dalla composizione di una maggioranza raffazzonata. Passando da una crisi di governo all’altra, si ritrova con un sostegno parlamentare calcolato solo sulla carta. Il ciclo economico sfavorevole e la dilatazione della spesa pubblica andrebbero purtroppo affrontate con misure drastiche, che vengono di fatto impedite dai suoi stessi alleati.


Spread azzerato tra Francia e Italia

Al contrario, l’Italia è stata promossa. Ci ha premiato la stabilità di governo che, nella seconda repubblica, risulterebbe finora ad appannaggio pressoché esclusivo delle formazioni di centro-destra. Nel merito dei fattori chiave analizzati, figurano il miglioramento dei dati fiscali, del deficit, del debito pubblico e, perfino, la solidità del sistema bancario, al quale viene assegnato un ruolo centrale nella crescita industriale e per lo sviluppo dell’intero Paese.

Però, anche se si è ridotto, il divario di valutazione tra le due nazioni confinanti resta evidente. Da una parte c’è la singola A (high credit quality – alta qualità), dall’altra, che è la nostra, c’è una tripla B (good credit quality - buona qualità). Comunque, pur con questi distinguo, in settimana la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato si è azzerata. Spread Francia-Italia: zero a zero, pareggio (ics nella schedina del Totocalcio). Entrambi i Buoni del Tesoro a 10 anni rendono 3,55-3,56%. Non accadeva da quasi vent’anni. Sottotitolo del significato: i tassi più alti garantiscono maggiori interessi ai risparmiatori, ma pesano come un macigno sui conti pubblici. Per questo, il nostro Stato ha avuto minori disponibilità di spesa rispetto agli altri. Vedremo ora se, nelle scelte future, questa dotazione di risorse che non verrà bruciata dagli interessi troverà il suo miglior collocamento nella spesa sociale o se atterrerà su quella militare.

 

Investimenti Usa in Gran Bretagna: il rovescio della medaglia

Sir Keir Starmer, primo ministro britannico, invita il presidente Usa Donald Trump e si assicura 150 miliardi di sterline di investimenti americani in tecnologia, che tradotti in maggior occupazione fanno 7.600 posti di lavoro altamente qualificato. Il patto si chiama Tech Prosperity Deal (Accordo di prosperità tecnologica) e viene pubblicizzato alla trumpiana maniera, con tanto di foto delle solenni tavole bibliche sottoscritte dalle parti. Microsoft e Google investiranno miliardi di sterline. Ma non tutte le grandi aziende ora presenti nel Regno Unito festeggiano. Quelle siderurgiche rischiano la chiusura per colpa dei dazi. Anche al comparto farmaceutico non tornano i conti. Astrazeneca non lesina i commenti: la Gran Bretagna è un Paese dov’è sempre più difficile fare affari.

 

Il sistema "valoriale" di Trump

Deluso. È così che si definisce Trump. Ma sarebbe deluso da chi? Presto detto: dalla Corte d’Appello federale, poi dalla FED - Federal Reserve, infine dai suoi amici, come Putin e magari anche quell’altro, Netanyahu. Ma per quest’ultimo, se anche lo pensasse, non può permettersi di dire nulla. La lista potrebbe continuare. Però, già solo per i primi tre casi, può ritenere di aver già ricevuto tutte le rassicurazioni che si aspettava.

La Corte federale era finita nel mirino per i rilievi di altre due Corti minori, che avevano sollevato riserve di legittimità sull’imposizione dei dazi. Trump ha fatto un ricorso, che adesso è stato accolto. La Casa Bianca potrà ora produrre le carte a sua difesa. Lo farà entro novembre. La seconda delusione tocca Jerome Powell, capo della FED. Anche da lui è stato accontentato: un primo taglio dei tassi subito, dello 0,25%, con la promessa di altri due entro fine anno, alle riunioni di ottobre e dicembre. Adesso il range (perimetro) di tasso sui fondi federali è sceso al 4,00-4,25%. Infine, Putin. Nei fatti, potrebbe non dimostrarsi così avverso, se non altro a titolo personale. Ma i loro rapporti restano avvolti nelle nebbie artiche, anche a livello istituzionale. Permane infatti il mistero di quel non-detto sulle dichiarazioni, mai rilasciate, degli accordi di Anchorage. In particolare, manca buona parte di quello che sembrerebbe riguardare la sfera degli affari (bilaterali nazionali, …eccetera).


Oro sempre in auge  

L’euro non è né debole, né forte. Il cambio euro dollaro sta ancora a 1,17. È molto vicino al valore di 1,15, cioè alla parità stabilita al momento del suo lancio. Dal primo giorno di contrattazioni, che risale al 1 gennaio 1999, è oscillato tra un minimo di 0,82, toccato nell’ottobre 2000, e un massimo di 1,60 dollari, risalente al luglio 2008. Il petrolio greggio si mantiene basso, intorno ai 63 dollari al barile. Invece, l’oro ha toccato un nuovo massimo mercoledì, a 3.712 dollari l’oncia, per poi ripiegare sui valori della precedente settimana, quindi intorno ai 3.650 dollari.

 

Sale l'export italiano per "merito" dei dazi americani

I dati dell’Ue sul commercio estero evidenziano la riduzione sia delle importazioni (-0,8%) che delle esportazioni (-0,1%, di cui -4,4% vs gli Usa). Non è così per l’export italiano, che sale. A luglio, rispetto a giugno cresce del +1,2%; così l’import (+0,7%). Paradossalmente è l'effetto dazi americani che ha indotto a maggiori acquisti.

L’Istat ha anche pubblicato i dati suddivisi per aree geografiche. Nel primo semestre le esportazioni italiane sono andate bene (+2,1%), ma non è così per tutti. Solo il centro Italia ha un segno positivo: +10,7%. Segue a fatica il Meridione (+2,0%), arrancano il nord-est (-0,5%) e il nord-ovest (-0,3%). Male le Isole: -13,3%. Tra le regioni, eccellono il Lazio (+17,4%) e la Toscana (+11,8%). In affanno la Sardegna (-17,3%) e la Sicilia (-11,2%). Dazi o non dazi, perciò in controtendenza, le vendite verso gli Stati Uniti hanno premiato il Lazio (+133,7%) e l’Abruzzo (+62,9%).

In occasione della conferenza nazionale di Cagliari, Unioncamere ci aggiorna sulla bolletta energetica delle PMI. È la più cara di tutta Europa. Le nostre piccole imprese sostengono costi energetici superiori del 41% rispetto alle concorrenti tedesche e del 26% verso quelle francesi. Nell’ultimo anno Il costo sarebbe salito tra il +50% e il +100%. La via d’uscita viene individuata nelle CER, le Comunità energetiche rinnovabili, realizzabili anche da piccole comunità produttive.

 

Borsa, STMicroelectronics in crescita sulla scia di Intel

Piazza Affari ha tenuto un andamento orizzontale, durante l’ultima settimana. Di rilievo, notiamo le performance di Stellantis (+5,65%) e Unipol (+1,59%), dovute all’innalzamento dei target price (i prezzi obiettivo) da parte della Berenberg Bank di Amburgo. Costituita nel 1590, è la più antica banca tedesca, una sorta di Monte dei Paschi teutonica.

Anche STMicroelectronics ritrova l’interesse degli investitori. In questo caso beneficia dell’emotività di mercato e ogni boa a cui aggrapparsi va bene, quando le acque sono agitate.

È una sensibilità conseguente all’investimento miliardario di Nvidia su Intel. Con questa mossa, si riaccendono i fari sul valore strategico delle imprese di semiconduttori di tutto il mondo.

Al… prezzo delle patate, 23,28 dollari per azione (cinque anni fa era arrivata a quotare 65 $), il colosso di Santa Clara produttore di micro-processori grafici fa l’affare! E toglie dalle secche Intel. Il piano è molto ambizioso. Prevede l’esborso di 5 miliardi di dollari e stringe una partnership per sviluppare sia infrastrutture, che nuove tecnologie di intelligenza generativa. E così, giovedì Intel sale in poche ore del 20%, dopo essere stata tanto bersagliata sia dalle vendite di borsa, sia dai pessimi giudizi snocciolati verso il top management da Donald Trump. Si è presa una meritata rivincita. Bravi tutti.

 

Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB

I Tori: Cucinelli +6,19%, ST-Microelectronics +5,97%

Gli Orsi: Mediobanca -5,00%, Banca MPS -4,60%

FTSE MIB: -0,60% (valore indice: 42.312)

 

I presenti commenti di mercato rivestono un esclusivo scopo informativo e non intendono costituire una raccomandazione per alcun investimento o strategia d’investimento specifica. Le opinioni espresse non sono da considerare come consiglio d’acquisto, vendita o detenzione di alcun titolo. Le informazioni sono impersonali e non personalizzate.

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