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Ricordati di Farsalo, mister Pompeo Magno

di Menandro|

So bene che a Mike Pompeo Magno, ex direttore della CIA, non gli ci vorrà molto a scovarmi, ma mi auguro che con altrettanta e ostentata supponenza si limiterà ad una scrollatona (visto lo spessore) di spalle. In fondo, anche il tentativo (lo sottolineo per innata modestia) di satira rimane un genere di lusso che si possono permettere soltanto i comuni mortali, lontani anni luce dal potere del Segretario di Stato della più potente nazione del mondo, resa ancora più potente delle sparate dal capo dei capi Donald Trump. E Pompeo, che sa bene come dosare i muscoli del carrierismo, anche in materia di sparate ha i titoli da libera docenza universitaria. L’ultima delle sue sparate, com’è noto e come ha ben scritto Luca Rolandi, l’ha indirizzata alla Santa Sede, all’uomo che si è messo sulle spalle la croce di rinnovare Santa romana Chiesa, Papa Francesco. Negli ambienti soffusi del Dipartimento di Stato, però, è voce diffusa che qualcuno avrebbe invitato Mike Pompeo Magno ad una maggiore prudenza, ad una cautela diplomatica quasi doverosa in vista del suo imminente viaggio a Roma. Ma il Mike nazionale a stelle e strisce pare avrebbe risposto, con la calcolata sicurezza di un venditore di “Folletti”, “è il mio biglietto da visita…”. A quel punto, preoccupati dalla piega presa dalla conversazione-monologo, i suoi più vicini collaboratori avrebbero mormorato che sull’argentino Papa Bergoglio non incombe (ancora) la dottrina Monroe attraverso la quale da secoli gli States fanno il bello e cattivo tempo in America Latina, e che l’associazione geopolitica era francamente fuori luogo. Ma Mike Pompeo, mostrando una raffinata conoscenza dei classici della letteratura politica e consapevole del suo rango, si sarebbe limitato a blandire i suoi collaboratori, tutti laureati ad Harward e a Yale, con la frase che più di ogni altra “purga” ha reso celebre Iosif Vissarionovic Dzugašvili, meglio noto come Stalin, il “Piccolo padre” dell’Unione Sovietica: “Quante divisioni ha il Papa?”. Così in un’atmosfera esaltata dal figurone del potente Segretario di Stato Usa, dopo il chiacchiericcio alla stampa su cattolici e Cina, il team di Mike, come in preda ad un furore agonistico, quasi mistico, si è messo davanti al computer per simulare un attacco da terra, da mare e dal cielo al Vaticano. Non l’avesse mai fatto! Nella fretta, il solito guastafeste, confondendo il suo capo con Gneo Pompeo Magno, ha infilato un programma di storia antica, zeppa di legioni e coorti romane. La grafica ha subito visualizzato una battaglia sconosciuta ai più: quella di Farsalo, nella mia patria greca, in cui il triumviro, nella ennesima guerra civile di Roma, fu sconfitto da Giulio Cesare nel 48 a.C. Insomma, non certo il viatico migliore per l’arrivo a Roma di mister Pompeo Magno.

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