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Punture di spillo: “nuova normalità” cercasi

Aggiornamento: 5 dic 2023

a cura di Pietro Terna

Ci ricordiamo di “Andrà tutto bene”, di quel martellante incoraggiamento durante la pandemia? Purtroppo non è stato così. Un dato per tutti: la speranza media di vita al 1° gennaio 2021 si è ridotta di un anno rispetto al pre-pandemia. Ricordiamo anche “Niente sarà più come prima”! È certo che cambiamenti ce ne sono stati, ma non quelli che erano in mente a molti che pronunciavano quelle parole. Non penso ai problemi emersi alla conferenza dell’ambiente di Glasgow, che pur ha deluso molte aspettative, ma agli eccessi di una turbo-economia high tech che porta vantaggi a pochi, mentre rischia di travolgere tutti in una nuova crisi economica. Crisi che può essere causata delle sopravalutazioni di borsa in tutto il mondo e da fenomeni quanto meno stravaganti come la danza delle crittovalute sul bordo delle altissime onde dei loro tassi di cambio con le valute vere. Un cambiamento enorme è la dimensione dell’intervento pubblico. Il New York Times del 15 novembre [1] scrive: “President Biden signed a $1 trillion infrastructure bill into law on Monday afternoon, a bipartisan victory that will pour billions into the nation’s roads, ports and power lines”. La foto [2] che accompagna il testo, forse per i colori e la luce, mi ha fatto pensare a Babbo Natale piuttosto che al presidente degli Stati Uniti. Un trilione corrisponde a mille miliardi, una cifra da zio Paperone, è uno stanziamento immenso per investimenti pubblici, da coprire con imposte, anche super tassando i ricchi, [3] ma soprattutto con il deficit di bilancio. Un altro cambiamento enorme è stato esserci dimenticati dell’inflazione, per molti anni e in particolare durante la pandemia. Ora sta ritornando, ma per motivi diversi da quelli preconizzati dalla teoria economica standard. Non è l’eccesso di liquidità che si riversa sul mercato sotto forma di aumento della domanda (la liquidità corre semmai verso la speculazione borsistica), ma è l’accelerazione produttiva per il rimbalzo dopo la fermata per la pandemia. Rimbalzo che genera carenza di prodotti e di servizi, con in primo piano i trasporti, con un’esplosione di noli e tariffe che si riverbera anche su tutti i beni di consumo. È la conseguenza della generale miopia dei decisori che raramente vedono lontano e immaginano che le tendenze si mantengano tali e quali, positive o negative che siano. Rientrata questa gobba della linea dei prezzi, è molto probabile che l’inflazione si collochi verso quel 2% annuo che è considerato rappresentare il normale lubrificante degli scambi, scongiurando l’eventualità che chi vende, per commercio o produzione, veda i prezzi diventare più bassi di quelli del momento in cui è stato compratore. L’Economist dell’8 novembre [4] ha pubblicato l’analisi “Will the world economy return to normal in 2022?” indicando che i prezzi possono rientrare nel momento in cui la catena di subfornitura si rimetterà pienamente in moto. Una conferma deriva dall’annuncio [5] della BCE: “È molto improbabile che i tassi di interesse siano aumentati nel 2022”. Certo il macigno che sta sospeso su tutti noi è quello del virus. La pandemia è in esaurimento? In più paesi – le cronache sono allarmanti per Russia, Germania, Austria – assolutamente no e anche in casa nostra ci sono segnali preoccupanti, con numerose regioni a rischio zona gialla. Un possibile new normal è quello della duratura convivenza con il virus: è una possibilità che il super consulente globale McKinsey analizza in un suo recente rapporto.[6] È una analisi plausibile, ma solo a parità di presidi terapeutici, quindi implicitamente pessimista: potranno invece diffondersi efficaci strumenti di profilassi e vaccini dall’effetto più duraturo. Anche tali da semplificare la catena distributiva, oggi particolarmente complessa in molte parti del mondo, per l’esigenza di conservazione a bassa o bassissima temperatura. Certo nel new normal non deve trovare spazio la rimozione dei problemi maggiori, dalla tragedia delle disuguaglianze al problema ambientale e energetico. Qui occorre evitale la tentazione di ridurre la percezione di tutti gli sforzi di mediazione e convincimento a dei “bla bla bla” e saper comprendere l’importanza e la complessità dei traguardi che ci poniamo nel tempo. Inoltre, ragionare in modo non ripetitivo aiuta moltissimo a affrontare i problemi, ad esempio chiedendoci che cosa accadrà della dinamica della popolazione mondiale, considerata il motore principale del disastro ecologico. Interessante una recente controanalisi, pubblicata dal Financial Times,[7] che titola “Non cadere nel mito della crescita rapida della popolazione – I tassi di fertilità in calo significano che potremmo prepararci per il futuro sbagliato”. Quanti elementi per la nuova normalità, per comprendere che cosa sarà come prima e che cosa no!

Note


[1]Il presidente Biden ha firmato una legge sull’infrastruttura da 1 trilione di dollari nel pomeriggio di lunedì, una vittoria bipartisan che riverserà miliardi nelle strade, nei porti e nelle linee elettriche della nazione. [2]https://www.nytimes.com/live/2021/11/15/us/infrastructure-bill-signing#biden-signs-infrastructure-bill [3]https://www.laportadivetro.org/punture-di-spillo-musk-versus-biden-quando-i-ricchi-si-chiedono-perche-pagare-le-tasse/ [4]https://www.economist.com/the-world-ahead/2021/11/08/will-the-world-economy-return-to-normal-in-2022 [5]https://www.reuters.com/business/finance/ecb-very-unlikely-raise-rates-next-year-lagarde-says-2021-11-03/ [6]https://www.mckinsey.com/industries/healthcare-systems-and-services/our-insights/pandemic-to-endemic-how-the-world-can-learn-to-live-with-covid-19 [7]https://www-ft-com.ezp.lib.cam.ac.uk/content/2a25b983-c5ef-4b46-ac65-9a8bf6c9ba53



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